Il 2019 in Italia si preannuncia un altro anno critico per il fabbisogno d’acqua a causa del riscaldamento globale, che proprio sul ciclo dell’acqua sta già avendo un effetto misurabile, alterando la quantità, la distribuzione, i tempi e la qualità. L’acqua è l’elemento principale attraverso il quale percepiamo e percepiremo gli effetti del cambiamento climatico e, infatti, in alcune aree del Paese sembra riproporsi la situazione del 2017, il secondo anno tra i più secchi dal 1961. In quell’anno la quantità di precipitazioni è stata del 22% inferiore alla norma, la temperatura media in Italia registrava un +1,30 gradi centigradi, superiore di 0.1 grado rispetto a quella mondiale.
Nel 2017 i quattro principali bacini idrografici italiani (Po, Adige, Tevere e Arno) hanno visto diminuire le portate medie annue di circa il 40% rispetto alla media del trentennio 1981-2010 e sei Regioni hanno chiesto lo Stato di emergenza per carenze idriche anche nel settore potabile.
Periodi di siccità si sono intervallati sempre più a periodi di forti precipitazioni concentrati in pochi giorni, ore e minuti, caratterizzati anche da improvvisi “alluvioni lampo”, che si verificano dall’estate al tardo autunno. Non di dimenticano le 10 vittime sorprese durante un’escursione dalla piena del Raganello in Calabria nell’agosto scorso, ma eventi estremi si sono verificati dovunque dal Trentino Alto Adige, al Veneto, alla Sicilia, al Lazio, alla Liguria, alla Lombardia. Dispersi, morti, strade come fiumi in piena, colate di fango che ricoprono centri abitati, pendii franati, strade interrotte, ponti pericolosi, interi paesi isolati e senza luce, gas e acqua, spiagge devastate o scomparse sotto la furia delle onde, case e capannoni scoperchiati, boschi falciati dal vento, scenari apocalittici, eventi sempre più frequenti in un territorio sempre più vulnerabile e inadatto a rispondere naturalmente ad eventi “normali”, tanto meno a cambiamenti climatici che si stanno manifestando con sempre maggior violenza.
In uno scenario di riscaldamento globale di 2° C, il numero di persone affette da scarsità d’acqua in Europa potrebbe passare dagli attuali 85 milioni fino a 295 milioni, principalmente nei paesi del Mediterraneo.
L’aumento della carenza di acqua è previsto in particolare in Spagna, Grecia, Cipro, Italia e Turchia. I cambiamenti nell’uso del suolo e le variazioni della domanda di acqua combinate peseranno nell’ordine del 10-20%, mentre il clima sarà responsabile dell’80-90% delle modificazioni previste.
Si prevedono riduzioni significative dei livelli bassi di flusso, circa il 25% in meno nell’Europa sud-ovest (Spagna, Portogallo, Francia meridionale, parti d’Italia) e anche nell’Europa Sud-Est (Grecia, Sud Italia, paesi balcanici). Ciò potrebbe portare a problemi di disponibilità di acqua di raffreddamento per le centrali termiche, acqua che oltretutto potrebbe essere molto calda. In uno scenario di riscaldamento estremo, il numero di persone colpite dalla carenza idrica in Europa potrebbero aumentare alla fine del ventunesimo secolo dagli attuali 85 milioni a 104 milioni o potenzialmente 295 milioni.
Oltre a una decisa azione di mitigazione, cioè di progressivo azzeramento delle emissioni climalteranti, sono necessarie strategie di adattamento, inclusi il risparmio e l’efficienza nell’uso dell’acqua. La resilienza al cambiamento climatico è rafforzata da servizi ecosistemici sani che si affidano a bacini fluviali ben funzionanti. Un adattamento ai cambiamenti climatici efficace deve riflettere l’importanza della gestione delle risorse idriche nel ridurre la vulnerabilità e costruire la resilienza al cambiamento climatico.
È necessario un cambio di rotta totale sia su scala globale, dando seguito agli impegni presi nelle varie conferenze del Clima, sia su scala locale. Ma è necessario anche modificare il nostro quotidiano rapporto con l’ambiente e con l’acqua, partendo dalla consapevolezza, da tradurre in comportamenti virtuosi, che l’acqua è un bene comune e a disponibilità limitata.
LA SALUTE DEI FIUMI. Gli ecosistemi di acqua dolce sono i più minacciati sul pianeta e la situazione non è diversa in Europa. Oggi il 60% delle acque del continente non è in buono “stato di salute” perché se ne è permesso un sovra-sfruttamento, causando danni permanenti all’ambiente e alle ‘fonti’ principali; sono state costruite dighe e sbarramenti ovunque, i fiumi sono stati in gran parte “canalizzati”, si è coltivato in modo insostenibile prelevando in modo eccessivo le acque che vengono restituite inquinate, inoltre si continua a tagliare i boschi lungo le sponde dei fiumi e a scavare nel loro alveo.
Così la situazione delle nostre acque interne è allarmante: solo il 43% dei 7494 fiumi monitorati è in un “buono stato ecologico”, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), mentre il 41% è ben al di sotto dell’obiettivo di qualità e un 16% non è stato nemmeno classificato. Ancora più grave la situazione dei 347 laghi, di cui solo il 20% è “in regola” con la normativa europea.
L’Istituto superiore di sanità evidenzia, inoltre, come “gli effetti del cambiamento globale del clima sulla disponibilità e qualità delle acque, sull’igiene e la gestione dei reflui, colpiscono direttamente la salute. Le malattie legate all’acqua clima-dipendenti, trasmissibili e non, sono uno dei principali killer nel nostro pianeta; anche l’OMS sottolinea come l’insicurezza degli approvvigionamenti idrici, già oggi estesa a più di tre quarti della popolazione mondiale, sia una delle maggiori minacce per il prossimo futuro.
CHE FARE? Non sono più rinviabili politiche di adattamento ai cambiamenti climatici che non abbiano il loro punto focale nel governo delle risorse idriche. È infatti indispensabile colmare il ritardo nell’applicazione delle direttive europee su Acque (2000/60/CE) e Alluvioni (2007/60/CE), avviando, ad esempio, la riqualificazione dei nostri fiumi e laghi con una diffusa attività di rinaturazione impiegando subito il 20% di finanziamenti della difesa del suolo per interventi integrati per il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità (L.133/2014) e promuovendo “infrastrutture verdi”, come previsto dalle risoluzioni della Commissione europea (2013/249).
IL WWF RITIENE INDISPENSABILE
- Consolidare un governo delle acque basato sui bacini idrografici e sul ruolo delle Autorità di bacino a garanzia dell’indispensabile coordinamento degli interventi in materia di dissesto idrogeologico, di difesa e messa in sicurezza del suolo.
- Garantire le necessarie risorse economiche per la difesa del suolo, la mitigazione rischio idrogeologico e il miglioramento dello stato ecologico dei corsi.
- Promuovere Piani di adattamento ai Cambiamenti Climatici sia a livello di bacino idrografico che per ampi comparti omogenei come le aree metropolitane e le città
- Bloccare il consumo del suolo lungo le aste fluviali e avviare un’azione di recupero di suolo attraverso politiche di delocalizzazione degli insediamenti civili e industriali che sorgono nelle aree a maggior rischio (classificate come R3 e R4 ai sensi del D.Lgs. n. 49/2010).
- Applicare correttamente e in modo integrato le direttive Quadro “Acque” (2000/60/CE), “Alluvioni” (2007/60/CE), “Energie rinnovabili” (2009/28/CE) e “Habitat” (43/92/CEE) e “Uccelli” (2009/147/CE)
- Avviare una diffusa azione di rinaturazione fluviale realizzando “interventi integrati per ridurre il rischio idrogeologico e per il miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e la tutela degli ecosistemi e della biodiversità, promuovendo in via prioritaria gli interventi tutela e recupero degli ecosistemi e della biodiversità” come previsto dalla L. 133/2014
- Realizzare “infrastrutture verdi”, come previsto dalla risoluzione della Commissione europea sulle infrastrutture verdi (2013/249).
- Garantire la manutenzione del territorio per tutelare la funzionalità dell’ecosistema e mantenere un adeguato equilibrio territoriale ambientale.
- Garantire un approccio interdisciplinare alla definizione delle azioni sugli ecosistemi fluviali e, soprattutto, il coinvolgimento delle adeguate competenze nella progettazione e realizzazione degli interventi di difesa del suolo e miglioramento dello stato ecologico dei corsi d’acqua e di manutenzione del territorio
Earth Hour 2019. Proprio con l’obiettivo di limitare il cambiamento climatico, dimezzando le emissioni di gas serra entro il 2030 a livello globale, nonché fermare la perdita di biodiversità, il prossimo 30 marzo torna Earth Hour: la più grande mobilitazione planetaria sul clima.
Un’ora simbolica di luci spente e tante iniziative per un futuro sostenibile, che si svolgeranno in centinaia di Paesi nel mondo con lo slogan #Connect2Earth, che non solo esprime lo stretto legame tra uomo e natura, ma anche quello tra cambiamenti climatici e perdita di biodiversità, il capitale naturale sul quale poggia la nostra stessa vita.
Riconoscimenti. All’iniziativa Earth Hour 2019 è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica e sono stati concessi i Patrocini del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nonché dell’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani – ANCI. Anche le scuole saranno coinvolte, grazie a uno specifico Protocollo d’intesa siglato da WWF e MIUR.
Anche per questa edizione, Sofidel sarà il main partner dell’evento. L’azienda, nota soprattutto per il brand Regina, è al fianco del WWF da oltre 10 anni nell’ambito del programma Climate Savers e nel 2017 ha rinnovato il suo impegno sottoscrivendo il Manifesto S.O.S. del WWF ispirato ai 17 Obiettivi di Sostenibilità dell’ONU, sposando dunque la visione di lungo periodo promossa dall’Associazione che considera il nostro Pianeta come luogo comune per realizzare un benessere equo e sostenibile e che riconosce la centralità del capitale naturale. Negli anni, Sofidel è stata al fianco del WWF in numerose attività di sensibilizzazione e ingaggio, tra cui il programma educativo “Mi Curo di Te – Il gesto di ognuno per il Pianeta di tutti” dedicato ai temi Acqua, Clima e Foreste.