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Caldo e pericolo zecche: ecco tutto ciò che bisogna sapere per proteggere il proprio amico a quattro zampe

Oltre il 40% dei casi presentano almeno una zecca non notata dal proprietario.

Le zecche sono artropodi appartenenti alla classe degli Aracnidi, la stessa di ragni, acari e
scorpioni muniti di otto zampe allo stadio adulto (a differenza degli insetti che ne presentano sei).
Queste possono essere suddivise in zecche dure caratterizzate dalla presenza di uno scudo
dorsale coriaceo e zecche molli, senza scudo. Mentre le seconde sono più diffuse negli uccelli e
compiono il pasto di sangue su altri animali ma anche sull’uomo (abbandonandolo una volta
terminato ma causando reazioni locali spesso imponenti), le zecche dure sono parassiti ematofagi
considerati long feeders, perché vivono sul soggetto parassitato a lungo (dai due ai sette giorni)
abbandonandolo usualmente solo per le fasi di muta e per l’ovodeposizione che avviene sul
terreno.
In Italia sono state individuate circa 36 specie di zecche e tutte presentano un picco di attività
primaverile e autunnale, ma molte di esse sono in grado di esercitare la loro attività anche nel
periodo invernale, quindi 12 mesi l’anno anche alle latitudini settentrionali. Le zecche dure
prediligono ambienti erbosi o boschivi, frequentati da animali domestici o selvatici, ma alcune
specie (come la cosiddetta zecca del cane) si sono adattate anche ad ambienti caldi e secchi e
quindi si possono facilmente trovare in cortili con crepe e fessure e quindi anche in ambito
cittadino.
Per porre attenzione sulla tematica, MYLAV (www.saluteanimale.net), laboratorio di analisi
veterinarie – insieme al supporto del Dott. Luigi Venco (Med. Vet, Specialista in Clinica dei piccoli
animali, DipEVPC, EBVS® European Veterinary Specialist in Parasitology) ha voluto approfondire
il tema, rispondendo alle domande più frequenti generalmente poste dai proprietari.
1) Cosa fare se un cane ha una zecca? Possono colpire anche i gatti?
In genere le zecche non sono molto selettive nella scelta dell’ospite da parassitare, ma possono
scegliere diverse specie animali, quindi cani, gatti, uomo e altre specie di animali selvatici di
grande (ungulati) e piccola (ricci) taglia. I cani sono infestati molto frequentemente. Una recente
indagine ha dimostrato che i cani che afferiscono alle strutture veterinarie in oltre il 40% dei
casi presentano almeno una zecca non notata dal proprietario 1 . Per questo motivo la

prevenzione farmacologica suggerita dal medico veterinario è fondamentale. È bene comunque,
dopo ogni passeggiata, osservare cute e mantello del cane in particolare negli spazi interdigitali e
a livello di collo, testa e orecchie che sono le zone più frequentemente colpite. Se si ritrova una
zecca è importante rimuoverla al più presto.
2) Quando toglierla manualmente e quando invece andare dal veterinario? Come si
toglie una zecca in sicurezza?
Sia nei nostri animali sia nell’uomo, per rimuovere una zecca è necessario afferrarla con una
pinzetta a punte sottili, il più possibile vicino alla superficie della pelle, a livello del rostro, e
rimuoverla esercitando una delicata e progressiva trazione. Esistono in commercio degli specifici
estrattori che agevolano la manovra. Durante la rimozione bisogna prestare la massima
attenzione a non schiacciare il corpo della zecca, per evitare il rigurgito che aumenta la
possibilità di trasmissione di eventuali agenti patogeni. È poi consigliato conservare la zecca
in una boccetta con alcool al 70% per un eventuale isolamento di patogeni nel caso di successiva
comparsa di sintomi.
È assolutamente controindicato prima di rimuovere la zecca cospargerla di alcool, benzina, trielina,
ammoniaca, olio o grassi, insetticidi, o scottarla con oggetti arroventati come le sigarette per
evitare che la sofferenza indotta possa provocare il rigurgito di materiale infetto e la trasmissione di
patogeni. Se l’infestazione è massiva o causata da numerose zecche è bene rivolgersi al proprio
veterinario che suggerirà un trattamento farmacologico con farmaci che abbiano un’azione rapida
(breve onset of activity) nell’uccidere le zecche.
3) Che malattie possono essere trasmesse? Quali sono quelle più comuni?
Le zecche possono trasmettere numerose malattie batteriche, protozoarie, virali ma anche altri
parassiti. Per quanto concerne il cane, in Italia le più comuni e temibili sono Piroplasmosi,
Ehrlichiosi e Anaplasmosi. Nell’uomo Malattia di Lyme, Febbre bottonosa e Tularemia.
4) Come capire se un cane è infetto post contatto con una zecca? Quali sono i sintomi
a cui prestare attenzione?
Le malattie trasmesse dalle zecche sono molteplici, non esiste quindi una sintomatologia specifica
cui prestare attenzione. Considerando che la zecca sia negli animali sia nell’uomo non determina
nessuna (anche minima) sensazione di fastidio (prurito, dolore) qualsiasi sintomatologia presente
può essere correlata a malattia trasmessa poiché una puntura di zecca non può mai essere
esclusa.

5) Quali sono gli esami da laboratorio da fare se pensiamo il nostro cane sia stato
punto da una zecca?
Il range di patogeni è talmente vasto che non esistono esami generici da eseguire. Gli esami da
effettuare devono basarsi sul sospetto clinico e sono di due tipologie. Indiretti, volti

all’evidenziazione di anticorpi prodotti nei confronti del patogeno, e diretti (da preferirsi perché di
più facile interpretazione) che si basano sull’evidenziazione diretta del patogeno stesso.
Qualche curiosità sulle zecche
Una volta salita sull’ospite, la zecca inizia il pasto di sangue che avviene in due fasi. La prima
denominata “lenta” che dura circa 24 ore è necessaria alla zecca per accomodare il sistema
digestivo. Dopo le prime 24 ore ha inizio la fase di suzione rapida durante la quale la zecca
assume notevoli quantitativi di sangue e per far ciò rigurgita la componente liquida del
sangue ingerito, trattenendone solo i nutrienti. In questa fase avviene la trasmissione di agenti
patogeni presenti nella zecca stessa. Alcune zecche quali Riphicephalus sanguineus (la zecca più
come del cane) spesso si organizzano in piccoli gruppi che pungono l’ospite nella stessa
posizione. In questo modo l’azione degli enzimi anticoagulanti iniettati da ciascuna zecca viene
potenziata favorendo il pasto e abbreviando la fase lenta (quella non rischiosa) fino ad 8 anziché
24 ore.

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