Il Giappone giustifica l’uccisione dei cetacei con finalità scientifiche: il vero obiettivo è dimostrare che non sono a rischio di estinzione e riaprire la caccia a scopo commerciale. Nel Mar Ligure c’è il Santuario dei Cetacei, area marina protetta
Nonostante le critiche a livello internazionale, il Giappone continua la controversa pratica della caccia alle balene: un gruppo di pescatori è rientrato in porto dopo tre mesi di spedizione nel Pacifico, durante i quali sono stati uccisi 177 esemplari.
Tokyo è tra i firmatari della moratoria promossa dalla Commissione internazionale sulla caccia alle balene (Iwc), ma nonostante ciò continua a uccidere i cetacei, sostenendo la finalità “scientifica” dell’operazione, necessaria per una più approfondita conoscenza del comportamento e della biologia di questi animali. Nell’ultima missione di 98 giorni, tre navi specializzate hanno catturato 43 balenottere minori (o balene Minke) e 134 balene boreali, ha fatto sapere l’Agenzia per la pesca.
“I dati raccolti saranno analizzati e presentati al Comitato scientifico dell’Iwc, migliorando così le conoscenze scientifiche per la conservazione e la gestione delle risorse di cetacei”, recita la dichiarazione dell’Agenzia. Il Giappone sta cercando di dimostrare che la popolazione di balene è abbastanza grande da permettere una ripresa della caccia a scopo commerciale. Tokyo intende presentare una richiesta in questo senso, in occasione di una riunione dell’Iwc, prevista il mese prossimo in Brasile.
Tra Italia e Francia, nel “triangolo delle balene” (un triangolo di mare tra Corsica, Liguria e Costa Azzurra), detto anche Santuario dei Cetacei, si possono facilmente incontrare balenottere Comuni, delfini e capodogli, fortunatamente protetti. La popolazione delle balene è di circa mille esemplari.
Sotto: balenottera Megattera