Solo pochi giorni fà la tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli animali sono entrati in Costituzione con la modifica dell’art. 9 e dell’art. 41. Una novità che ha trovato quasi l’unanimità dei consensi. Per l’avv. Cristiano Ceriello, presidente del Partito Animalista Italiano, i nuovi principi costituzionali introdotti hanno un effetto immediato e molto più importante di quello che si sia sinora detto, paventando “in primis” la intervenuta incostituzionalità della Caccia, o almeno di molte norme che riguardano oggi la caccia, sia a livello nazionale (la legge 157) che regionale. In una nota apparsa ieri sui social, difatti, il Partito Animalista Italiano evidenzia come la riforma costituzionale abbia introdotto un effettivo riconoscimento costituzionale di ambiente, biodiversità e specie animali come autonomi portatori di diritti, tutelati ora appunto dalla Costituzione. Questo significherebbe come la Caccia o almeno la maggioranza delle normative relative alla Caccia siano divenute incostituzionali, appunto perchè contrarie alla tutela di soggetti ora portatori di diritti costituzionalmente riconosciuti e, dal canto suo, non essendoci alcun interesse pubblico giustifichi ora l’attività venatoria. Il vecchio articolo 9 conteneva già la tutela del patrimonio paesaggistico e del patrimonio storico e artistico della nazione, ma con la riforma del nuovo articolo 9: la tutela si allarga all’ambiente, alla biodiversità, agli ecosistemi e agli animali. La modifica all’articolo 41, invece, sancisce che la salute e l’ambiente sono paradigmi da tutelare da parte dell’economia, al pari della sicurezza, della libertà e della dignità umana. Il Partito Animalista Italiano è quindi al lavoro per sollevare presto le eccezioni di costituzionalità e, appunto, chiedere l’invio degli atti alla Corte Costituzionale quanto prima. Siamo solo all’inizio di una battaglia che, forse, si concluderà solo davanti alla Consulta.