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Il primo colpevole degli incendi è il climate change

Una vera e propria campagna di disinformazione è stata orchestrata e condotta in rete con profili falsi e messaggi fuorvianti in questi giorni in Australia, con il chiaro intento mettere in secondo piano il ruolo dei cambiamenti climatici e drammatizzare il ruolo di incendiari e piromani nella drammatica escalation australiana. Una campagna di disinformazione che ha amplificato il ruolo degli incendi dolosi per minimizzare quello delle condizioni anomale in cui gli incendi si sono sviluppati, con un’ondata di calore prolungata e temperature record. Un copione già visto in casi simili, teso ad alimentare la confusione e il falso “dibattito” in modo da procrastinare misure e cambi di rotta decisi. 

A dare notizia della campagna di disinformazione è il Guardian, che cita fonti autorevoli come l’università del Queensland e le analisi fatta da Timothy Graham sui social network, che ha esaminato i contenuti pubblicati sull’hastag #ArsonEmergency su Twitter.

In realtà i dati sulla portata del fenomeno sono inconfutabili: il 2019 è l’anno più secco e caldo degli ultimi 110 anni in Australia per questo gli incendi stagionali, che su un territorio così vasto sono inevitabili, sono difficili da spegnere. Molti incendi sono dolosi, ma i focolai hanno trovato terreno fertile a causa di un clima arido e di una siccità devastante, che non ha precedenti. Dati diffusi oggi dagli scienziati del sistema Copernicus ci confermano che il 2019 è stato il secondo anno più caldo della storia.

“Anche in Italia queste notizie hanno trovato spazio. Il fine di queste campagne di disinformazione è quello di sopire la preoccupazione per il ripetersi e l’esacerbarsi dei fenomeni estremi e coprire le responsabilità. Così non si va da nessuna parte”, ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia. “Eppure, l’evidenza dei fenomeni dovrebbe indurre i Paesi e le forze economiche e sociali di ciascun Paese a coalizzarsi per attuare al più presto politiche incisive di decarbonizzazione.  L’unico vero estremismo, autolesionista, è quello di chi cerca di difendere i combustibili fossili invece di difendere la sicurezza e la vita delle persone e la sopravvivenza delle specie animali e vegetali come le conosciamo”.

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