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“Mi tufferò in un’arena, in compagnia dei miei amici squali”

Angelo Sarica, sub di professione, sta preparando un’impresa unica: “A febbraio andrò in Sudafrica con una équipe e ci immergeremo per nuotare senza protezione accanto a questi predatori per inserire nelle pinne dei microchip”, annuncia

Aosta – Immersioni nei laghi alpini per realizzare una preparazione tecnico-scientifica di alcuni mesi in vista della ‘spedizione squalo’, a febbraio 2019. A Gan Sbaj o Durban, località del Sud Africa, nell’area di Città del Capo, tra gli oceani Indiano e Atalantico, il ‘pool’ di subacquei porterà a termine la loro attività a contatto diretto con gli squali. Consiste nell’introdurre un microchip nelle pinne dorsali del ‘signore’ degli oceani.

  Angelo Sarica, subacqueo professionista, iscritto alla ‘Shark Accademy’, spiega  l’importanza di una accurata preparazione. “Innanzitutto  –  dice – la resistenza al freddo. L’inverno del Sudafrica non perdona e ognuno di noi non può immergersi più di venti minuti. Si rischia l’ipotermia con una temperatura dell’acqua compresa tra quattro e sei gradi“.

 Due le tipologie di allenamento: ‘dinamico’ che prevede il nuoto fra gli squali senza protezione. “Saremo accompagnati da Chris Follow, uno degli esperti al mondo della vita degli squali, in particolare del ‘bianco’.

  Illustra le modalità di azione: “Alcuni del gruppo si occuperanno di  distrarre gli squali offrendo loro del cibo. Il cosidetto ‘fishing’. In questi momenti Riccardo Sturla Avogadri ‘sparerà’ il dispositivo nella pinna dorsale dello squalo oppure, in base alla specie, si affiancherà e la posizionerà manualmente, supportato dal gruppo”. Il vero rischio a cui potrebbero andare incontro è la scarsissima visibilità di quella zona dell’oceano. “Non supera i tre/quattro metri. Potresti, quindi, trovarti a tu per tu con lo squalo senza avere alcuna possibilità di salvezza”.sottolinea Angelo Sarica.  Puntualizza, ironizzando: “Potremmo confrontarci con squali della lunghezza di otto metri. Un mezzo pulmino”. 

  Quintessenza dell’adrenalina che questi subacquei definiscono ‘il bello della vita’.  “Ci rassicura la presenza di  veri professionisti”, sottolinea Sarica, informando come Riccardo Sturla Avogadri sia il più esperto italiano di squali e presidente della ‘Shark Accademy’. Di più. “E’ anche uno dei pochi al mondo in grado di nuotare fra gli squali bianchi senza alcuna protezione. Lo ha sperimentato in Messico, nell’oceano Pacifico in un punto dove la visibilità arriva a cinquanta metri”.

  Desidera sfatare la pessima nomea con cui si identificano questi maestosi abitanti del globo acquatico. “Lo squalo non attacca l’uomo. Non rientra nella sua catena alimentare. Quando accade è un errore commesso dalla ‘macchina più perfetta del mondo’. Scende in dettaglio: “Lo squalo ha due sensi più degli umani. La linea laterale, il nostro tatto, che gli permette di ‘toccare’ anche a distanza di cento metri. In pratica, sente la consistenza dell’eventuale preda. Possiede, inoltre ‘le ampolle di Lorenzini’ ,fori sul muso con cui recepisce le onde elettromagnetiche. Quando entra in confusione o se si commette un’azione sbagliata è possibile scatenare un attacco. Non è mai volontario o per fame. Le sue prede preferite sono le foche”. 

   

  

 

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