Le associazioni Enpa e Oipa hanno chiesto, con un ricorso al Tar di Trento per motivi aggiunti, la liberazione dell’orso M57 e il suo progressivo riambientamento con l’accesso a un recinto più ampio, per iniziare il suo legittimo percorso di ritorno in natura.
L’orso M57 il 22 agosto scorso era entrato in contatto con un giovane carabiniere che si trovava “a passeggio” di notte, in una zona boschiva nei pressi del lago di Andalo. L’animale era stato chiaramente colto di sorpresa e dunque, spaventato, ha reagito secondo quelli che il Piano d’Azione interregionale per la conservazione dell’Orso bruno sulle Alpi centro-orientali (Pacobace) definisce “comportamenti istintivi ed estemporanei”, che in quanto tali non devono essere soggetti a misure gravissime come la cattura.
M57, invece, che mai aveva assunto atteggiamenti aggressivi, è stato catturato su ordine del presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, poche ore dopo e, da allora, si trova confinato in un’angusta grotta nella contestatissima struttura del Casteller a Trento. «Di quella cattura e della captivazione permanente, di cui chiediamo l’annullamento, mancano le basi, i presupposti e i necessari atti legali», affermano le due associazioni. «Verosimilmente, l’ordine fu impartito oralmente, non fu eseguita alcuna istruttoria, ovvero la ricostruzione dei fatti, necessaria secondo legge per procedere a una azione tanto grave come la cattura, e la relazione dei forestali trentini fu stilata solo quattro giorni dopo. Inoltre, l’Ispra non è stato affatto coinvolto, nonostante le chiare norme in proposito. Come nel caso di JJ4, che abbiamo portato con successo al Consiglio di Stato, risultano inoltre violate: le disposizioni del Pacobace, la legge nazionale n. 157 del 1992, che pone l’orso tra le specie particolarmente protette, la Convenzione di Berna, la Direttiva Habitat recepita dal DPR del 1997».
Nel ricorso, Enpa e Oipa mettono poi sotto accusa la struttura del Casteller, con i suoi angustissimi, penosi spazi e le condizioni dei tre orsi reclusi (M49, DJ3 e, appunto, M57) caratterizzata, come attesta in modo inequivocabile la relazione della delegazione di tecnici inviata al Casteller dal Ministero dell’Ambiente lo scorso settembre, da uno stato di grave stress psicofisico, tanto che si è dovuto ricorrere alla sedazione. «Nel nostro ricorso chiediamo quindi ai giudici del Tar, nell’accogliere l’istanza di liberazione di M57, di voler stabilire il suo progressivo riambientamento, con l’accesso ad un recinto più ampio, per iniziare il percorso del ritorno in natura, come è giusto, legittimo e logico che sia», concludono le associazioni.