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Sulla pesca alcuni passi avanti per i Paesi del Mediterraneo

La 43esima Commissione Generale per la Pesca nel Mediterraneo (CGPM) si è chiusa ieri ad Atene e dal WWF arriva un plauso all’approvazione di 8 raccomandazioni che rappresentano un passo in avanti rispetto all’emergenza dello sfruttamento eccessivo delle risorse ittiche della regione. Tutte le raccomandazioni sono state proposte dalla Commissione Europea, un segnale rispetto alla mancanza di ambizione e iniziativa da parte delle altre parti contraenti della CGPM.

In particolare il WWF accoglie con favore il nuovo piano di gestione pluriennale per lo sfruttamento sostenibile delle popolazioni di corallo rosso, oggi in pericolo nel Mediterraneo. Il corallo rosso è già tra le specie “in via di estinzione” nella Lista Rossa IUCN ed è incluso nell’allegato III del Protocollo relativo alle Aree Specialmente Protette e alla Diversità Biologica nel Mediterraneo (Protocollo SPA/BIO) della Convenzione di Barcellona. Tra le altre misure, questa raccomandazione stabilisce un Sistema di Certificazione delle Catture (CDS) allo scopo di identificare l’origine del corallo rosso raccolto al fine di contrastare il commercio illegale e le catture non dichiarate. Questa decisione rappresenta, tra l’altro, una novità per la Commissione CGPM stessa.

Nonostante i tempi indicati per il raggiungimento del cosiddetto “rendimento massimo sostenibile” (MSY) siano diluiti fino al 2026, il WWF sostiene fortemente anche il nuovo piano di gestione pluriennale per l’Adriatico:  è questa un’area, infatti, che da decenni vede gli stock delle principali specie commerciali in uno stato di sfruttamento eccessivo. Questo piano punta al raggiungimento entro il 2026 di una pesca sostenibile per specie commercialmente importanti come scampo, nasello, sogliola, gambero rosa e triglia di fango. Il WWF ritiene che le nuove misure manterranno la mortalità da pesca di queste specie al di sotto dei limiti biologici di sicurezza per garantire rese elevate a lungo termine, limitando al contempo il rischio di collasso degli stock.

A partire dal 2020, quando il piano sarà implementato formalmente, le imbarcazioni di pesca a strascico provenienti da Italia, Slovenia, Croazia, Montenegro e Albania dovranno pertanto ridurre lo sforzo di pesca. Inoltre, i singoli paesi dovranno garantire alcuni punti: identificazione e implementazione di zone ristrette alla pesca (FRA), garanzia che la capacità di pesca non aumenti, gestione sostenibile dello sforzo di pesca, implementazione e controllo delle taglie minime di sbarco. Verrà considerato il punto di vista di pescatori, ricercatori e associazioni ambientaliste per implementare un’area protetta chiusa alla pesca per salvaguardare le ‘nurseries’ di pesce e aiutare gli stock a ricostituirsi più rapidamente.

Il rammarico del WWF è per il rifiuto della proposta di un piano pluriennale per la gestione della pesca del gambero rosso e del gambero viola nel Canale di Sicilia: qui lo stock resta fortemente sovrasfruttato. I dati scientifici disponibili non sono stati considerati sufficienti e la decisione di adottare il piano è stata rinviata al 2022. Sono state adottate alcune misure di gestione per limitare la capacità di pesca delle imbarcazioni che sono attualmente autorizzate a operare. Inoltre, lo sforzo di pesca non potrà essere aumentato, le catture dovranno essere dichiarate indipendentemente dal volume e lo stato degli stock dei gamberi sarà valutato ogni anno.

“La situazione degli stock ittici mediterranei rimane critica e le parti contraenti della CGPM continuano a impegnarsi in un processo che, seppur lento, alla fine porterà a una migliore gestione della pesca”, afferma Giuseppe Di Carlo, direttore dell’Iniziativa Marina del WWF per il Mediterraneo.

“Il WWF accoglie con favore in particolare l’azione intrapresa dalla Commissione CGPM per affrontare la pesca illegale non dichiarata e non regolamentata (INN), in particolare stabilendo misure più rigorose per garantire il rispetto delle regole mediante l’uso di VMS (Vessel Monitoring System) e giornali di bordo elettronici, insieme a un nuovo schema di valutazione della conformità” aggiunge Di Carlo.

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