Joseph Karl Stieler, Ritratto di Ludwig van Beethoven durante la composizione della Messa Solenne, 1820, Beethoven-Haus, Bonn | Via Wikimedia Commons
“Non avevo mai incontrato un artista così fortemente concentrato, così energico, così interiore” scriveva un Goethe stupefatto dalla “sfrenata” personalità di Ludwig van Beethoven. Questo furore creativo del genio, lo stesso di cui parla lo scrittore tedesco, si fa spazio in un quadro, l’unico del musicista da essere stato realizzato dal vivo, tra i capelli scomposti, le gote rosse, il volto concentrato, per assumere la forma di una sagoma che emerge dalla foresta buia, irrompendo con vigore sulla tela, simile ad un’illuminazione celeste.
Tutto quello che sappiamo dei lineamenti del celebre compositore tedesco, del quale si celebrano quest’anno i 250 anni dalla nascita, è racchiuso nell’olio su tela realizzato tra febbraio e aprile del 1820, da Joseph Karl Stieler, artista di corte dei re bavaresi.
Joseph Karl Stieler, Autoritratto, 1806, Olio su tela, Monaco, Lenbachhaus / Public Domain via Wikimedia Commons
Fu quest’artista di Magonza, con il suo stile perfezionato dalla frequentazione dell’atelier parigino di François Gérard, un allievo di Jacques-Louis David, a lasciarci il ritratto più famoso (e anche l’unico ad essere stato realizzato del vivo) di Ludwig van Beethoven, perpetuando per ben due secoli l’immagine popolare del compositore, ambitissima, riprodotta e, a quanto pare, molto contesa tra i grandi musicisti.
“Nella sua apparenza esteriore tutto è possente, rude, in molti aspetti, come la struttura ossea del viso, della fronte alta e spaziosa, del naso corto e diritto, con i suoi capelli arruffati e raggruppati in grosse ciocche. Ma la bocca è graziosa e i suoi begli occhi parlanti riflettono in ogni istante i suoi pensieri e le sue impressioni che mutano rapidamente, ora graziose, amoroso-selvagge, ora minacciose, furenti, terribili”.
Questa descrizione del viso di Beethoven, da parte del dottor Wilhelm Mueller, possiamo tradurla in immagine grazie al famoso ritratto di Stieler. Con la sua storia misteriosa e turbolenta il dipinto è divenuto una sorta di sacra reliquia per coloro che l’hanno posseduto nel tempo.
Stieler e il privilegio di ritrarre il compositore “misantropo”
Non sappiamo bene come sia andata la vicenda, ma ci fidiamo di Stieler che si vantava di essere stato l’unico pittore per il quale il famigerato, spigoloso Beethoven avesse accettato di posare. D’altra parte sappiamo per certo che il musicista considerasse queste lunghe sedute una sorta di penitenza. La sua triste reputazione di misantropo, della quale soffrì, chiudendosi in un rassegnato silenzio fino al termine della sua vita, scaturiva dalla drammatica scoperta della sordità, divenuta totale prima del 1820, e quindi prima del ritratto di Stieler.
Il compositore avrebbe però ceduto alle insistenze del suo ritrattista per onorare il desiderio dei suoi clienti e “migliori amici del mondo”, Franz e Antonie Brentano. Ma gli concesse solo quattro sedute, e, non riuscendo a stare in posa, smanioso e irrequieto com’era, costrinse l’artista a dipingere le mani a memoria.
Joseph Karl Stieler, Ritratto di Ludwig van Beethoven durante la composizione della Messa Solenne, 1820, Beethoven-Haus, Bonn | Via Wikimedia Commons
Le peripezie del quadro
Dopo una benevola accoglienza all’Accademia di Belle Arti di Vienna, le peripezie del quadro iniziano, con l’acquisito da parte di Wilhelm Spohr, fratello del compositore Louis Spohr, in una lotteria alla Art Association of Brunswick. A ereditarlo, dopo la morte di Wilhelm nel 1860, fu sua figlia Rosalie, contessa Sauerma, celebre arpista.
Da questo momento saranno in tanti a contenderselo.
Fu Henri Hinrichsen, proprietario dell’editore musicale C.F. Peters, ad aggiudicarselo, acquistandolo dalla contessa il 10 febbraio 1909. Hinrichsen lo piazzò nella sua sala di musica privata, assegnandogli un posto d’onore e addirittura sfornando un cospicuo numero di copie fatte per amici intimi. Addirittura il compositore Max Reger, che appese la stampa accanto a preziose maschere mortuarie di Brahms e Wagner e una scheggia della bara di Beethoven, si disse molto orgoglioso di possedere anche solo una riproduzione del quadro.
Il ritratto di Beethoven, i nazisti e la Notte dei Cristalli
Ma purtroppo la casa di Hinrichsen non si rivelò un luogo sicuro per custodire il prezioso ritratto. Questo generoso mecenate, figura di spicco nella comunità ebraica di Lipsia, non denunciò ai nazisti di essere in possesso di opere “degenerate”. Tra il 9 e il 10 novembre 1938, durante la famosa Notte dei Cristalli, mentre Hinrichsen e sua moglie Martha erano fuori Vienna, la loro casa venne saccheggiata e la società confiscata. Hinrichsen fu anche costretto a separarsi dalla sua adorata collezione, composta principalmente da dipinti tedeschi del XIX secolo.
Il ritratto di Beethoven faceva gola anche al Reich, visto che per i nazisti, la musica tedesca – in particolare quella di Beethoven e di Wagner – era considerata la base dell’ “Impero millenario”, al punto che il musicologo nazista Arnold Schering interpretò la Quinta Sinfonia come una “lotta per l’esistenza combattuta da un Volk che cerca il suo Führer e finalmente lo trova”.
Il sequestro del prezioso ritratto di Hinrichsen doveva pertanto assicurare un ottimo bottino.
Quando Hinrichsen fu arrestato a Bruxelles nel settembre del 1942 per finire i suoi giorni nelle camere a gas di Auschwitz-Birkenau all’età di 74 anni, dopo la guerra, suo figlio Walter – sergente dell’esercito americano, nominato ufficiale della musica nella Commissione di controllo a Berlino – tornò a Lipsia per assicurare l’azienda di famiglia e, dopo alterne vicende, fu in grado di negoziare il ritorno permanente di alcune collezioni di suo padre. Il Ritratto di Beethoven fu spedito a New York, dove restò appeso nell’ufficio di Walter Hinrichsen alla C.F. Peters Corporation.
Andy Warhol, Beethoven,1987, 101.9 x 101.9 cm, Gainsville, Harn Museum of Art | Foto: © SteveMcM414@Gmail.com via Flickr
Dove si trova oggi il Ritratto di Beethoven?
Nel 1981 ne fu realizzata una copia, mentre l’originale fu venduto alla Beethoven-Haus di Bonn. Oggi lo possiamo ammirare, dopo incredibili peripezie, nella casa dove il compositore nacque 250 anni fa, per ritrovarne il richiamo tra le serigrafie nel 1987 di Andy Warhol, e persino in un labirinto tra girasoli, canapa, mais, che ha le fattezze del grande compositore tedesco, creato in Alta Baviera, nella cittadina di Utting am Ammersee, da una coppia di agricoltori.
E anche in tutti quei lavori che si sono ispirati al celebre unicum di Joseph Karl Stieler per trasmettere ai posteri il volto dell’ “artista eroico”, il genio senza tempo, che Franz Joseph Haydn definì “l’uomo con molte teste, molti cuori, molte anime”.
La targa sulla facciata della Beethoven Haus a Bonn | Foto: TiaN via Flickr
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