Dall’1 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023 le sale di Palazzo Zabarella a Padova ospitano “Futurismo 1910 – 1915. La nascita dell’avanguardia”, Una mostra d’eccezione, curata da Fabio Benzi, Francesco Leone, Fernando Mazzocca, che vuole indagare in modo assolutamente inedito le origini del movimento, e vuole offrire uno “sguardo altro”, cioè una visione nuova ed originale, per accompagnare alla scoperta di una realtà artistica fino a ora poco, o per niente, svelata.
Una rassegna impreziosita da oltre 100 opere, che si focalizza in termini critici ed esaustivi sui presupposti culturali e figurativi, sulle radici, sulle diverse anime e sui molti temi che hanno concorso prima alla nascita e poi alla deflagrazione e alla piena configurazione di questo movimento che ha caratterizzato in modo così dirompente le ricerche dell’arte occidentale della prima metà del Novecento.
Futurismo: cioè arte del futuro
“Futurismo”, innanzitutto, significa “arte del futuro”, e infatti, tra le avanguardie del ‘900 è quella maggiormente animata da un sentimento rivoluzionario di rinnovamento, di ribellione nei confronti della tradizione e di fiducia nelle possibilità offerte dal futuro e dalle sue innovazioni tecniche.
Gli artisti della prima generazione di futuristi – Umberto Boccioni, in primis, e poi Carlo Carrà, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Gino Severini e Giacomo Balla – si pongono come obiettivo di risvegliare l’arte figurativa poiché non è più immaginabile che continui a dar voce a tematiche lontane dalla realtà, spesso vincolate a soggetti religiosi e mitologici.
Proprio Giacomo Balla, assieme a Fortunato Depero pubblicarono il “Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo” che costituisce la prima teorizzazione e testimonianza della tendenza non figurativa dell’arte d’avanguardia in Italia prefigurando un’arte “polimaterica”, un’arte nuova che diventa arte-azione, cioè volontà, ottimismo, aggressione, possesso, penetrazione, gioia, splendore geometrico delle forze, proiezione in avanti.
<<Noi futuristi, Balla e Depero, vogliamo realizzare questa fusione totale per ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente. Daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione, per formare dei complessi plastici che metteremo in moto>>.
Questo è il pensiero che i due “astrattisti futuristi”, come loro stessi amavano definirsi, riportarono nel “Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo” un documento che sigla il punto d’arrivo di una stagione artistica, quella del Futurismo, che è l’anima e l’essenza di una mostra d’eccezione che indaga in modo assolutamente inedito le origini del movimento.
Futurismo: chiave di rottura con il passato
Il Futurismo, si pone come chiave di rottura verso gli schemi del passato, assurgendo anche a precursore di idee ed esperienze del Dadaismo, delle avanguardie russe e delle neo avanguardie del secondo Novecento.
Diventa così l’interprete di una vera “rivoluzione” artistica che vede quale ideale un’opera d’arte “totale” che supera i confini troppo angusti del quadro e della scultura per coinvolgere tutti i sensi, facendo di massimo contrasto cromatico, simultaneità (per determinare l’effetto dinamico) e compenetrazione (per liberare l’oggetto dai suoi confini), i suoi tratti salienti.
Oltre 100 le opere in esposizione
Raccontano tutto questo e molto altro ancora le oltre 100 opere che animano le sale del museo di Padova, tutte appartenenti a un arco cronologico piuttosto ristretto, dal 1910, anno di fondazione del movimento in ambito pittorico, al 1915, quando la pubblicazione del “Manifesto” e l’ingresso in guerra dell’Italia tracciarono un netto spartiacque nelle ricerche artistiche del movimento. Opere d’eccezione, alcune delle quali inedite o esposte raramente, provenienti da gallerie, musei e collezioni internazionali, per un totale di oltre 45 prestatori differenti, un corpus davvero unico che già definisce il prestigio della mostra.
A siglare l’avvio della mostra, le radici simboliste del Futurismo e i legami con l’arte divisionista grazie al confronto tra i lavori di Giovanni Segantini, Gaetano Previati, Giuseppe Pellizza da Volpedo tra gli altri, e quelli dei padri fondatori del movimento: da Umberto Boccioni a Giacomo Balla, da Gino Severini a Carlo Carrà, da Luigi Russolo a Mario Sironi.
Un “dialogo” che attesta come questi primi futuristi fossero accomunati da una formazione artistica di natura secessionista, legata alla tecnica divisionista e alla temperie simbolista di tardo Ottocento ed inizio Novecento.
Poi si scoprirà lo “Spiritualismo” con la meraviglia di Stati d’animo di Boccioni del 1911-1912 e Mercurio transita davanti al “sole” di Balla del 1914, quali punte di diamante.
Di sala in sala si giunge nel cuore della mostra, che vede protagonista il “Dinamismo”, in cui si fronteggiano le opere di Boccioni, Balla, Severini, Sironi, Carrà, Russolo e quelle di Gino Rossi, Gino Galli, Ardengo Soffici e Ottone Rosai. Ci si tufferà poi nella “Simultaneità”, con opere di Carrà, Boccioni, Fortunato Depero, Russolo ed Enrico Prampolini. Lo spirito rivoluzionario e di completa rottura con i canoni del passato, è il fulcro della “Vita moderna”, con opere di Sironi, Carrà, Boccioni, Antonio Sant’Elia, Fortunato Depero, ma anche di Aroldo Bonzagni e Achille Funi, emblemi del desiderio di una nuova vita, lontana da immobilismo e tradizione.
Si indagheranno poi i temi della “Tridimensionalità” della scultura e del “Polimaterismo” dove, a testimonianza dell’utilizzo in arte di materiali diversi, troveremo Forme uniche della continuità nello spazio e Sviluppo di una bottiglia nello spazio di Boccioni, i complessi plastici di Balla e Depero appositamente ricreati per questa rassegna poiché andati perduti. Dopo una sezione sulle “Parolibere” il percorso si snoda fino a toccare il tema della “Guerra”, vista dai Futuristi come mezzo che permette di sbarazzarsi del vecchio e noioso passato e di far prevalere la gioventù. Troveremo in mostra capolavori firmati Carrà, Balla, Sironi e Severini.
Chiude il percorso appunto la “Ricostruzione Futurista dell’Universo”, con il concetto di ‘arte totale’ che si impossessa del mondo degli uomini e delle cose e che ha trovato proprio con i futuristi la prima, piena configurazione in seno ai movimenti d’avanguardia.
Foto di apertura: Umberto Boccioni Testa femminile, 1911 olio su tela, 64 x 66 cm Bacon Trust