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A Palazzo Antinori la Firenze di Giovanni e Telemaco Signorini

Firenze – La fatica dei renaioli chini sull’Arno, i cavalli a riposo in un mattino di primavera, il mercato vecchio, con il suo intrepido via vai di voci e merci.
Una Firenze, “città gioiello” sbuca dalle opere di Giovanni e Telemaco Signorini, ai quali Palazzo Antinori dedica, dal 19 settembre al 10 novembre, un percorso finalizzato a ripercorrere l’affascinante scenario entro cui si dipana la vicenda artistica del vedutista prediletto da Leopoldo II di Lorena e di suo figlio Telemaco, dando conto del ruolo determinante di Firenze nel definirsi delle rispettive personalità.

Il fortunato recupero di un importante carteggio di Telemaco con l’illustre genitore e con il fratello minore Paolo ha consentito a Elisabetta Matteucci e a Silvio Balloni di ideare questa raffinata esposizione che documenta l’evoluzione della pittura di paesaggio in Toscana, dalla raffigurazione tardo romantica, secondo i modelli di Claude Lorrain e Nicolas Poussin, alla moderna estetica figurativa del periodo di maggior combustione della macchia, di cui Telemaco è stato un audace sperimentatore.

Condividendo il tratto di marcata “fiorentinità” che caratterizza la mostra e il suo spessore storico-critico, la famiglia Antinori ha deciso di realizzare il progetto con l’Istituto Matteucci, aprendo al pubblico i raffinati Saloni del Piano Nobile dello storico edificio nel cuore di Firenze.

Il percorso accoglierà capolavori notissimi accanto a tele che trovano a Palazzo Antinori la loro prima esposizione pubblica.
Le circa 60 opere in mostra, suddivise in otto sezioni, faranno rivivere una delle stagioni più fertili della cultura toscana che tanto ha contribuito a conferire a Firenze quell’ “immagine ideale” di città europea.

L’anima urbana di una città antica, specchio di un microcosmo pulsante di vita – spettacolare nella sua monumentalità e al tempo stesso intimo nella calda dimensione domestica – emerge dalle opere in arrivo da prestigiose collezioni private e dalla Galleria d’arte moderna di Palazzo Pitti, veicolando un messaggio di ottimismo e speranza.

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