Filippo Albacini, Achille ferito, 1825, marmo, Bakewell, Chatsworth House. Foto: © The Devonshire Collections, Chatsworth. Reproduced by permission of Chatsworth Settlement Trustees. Courtesy British Museum
Dal 21 novembre all’8 marzo la mostra Troia: mito e realtà accompagna il visitatore in un viaggio nel tempo, tra i racconti di Omero e di Virgilio. Seguendo le orme degli archeologi che hanno cercato di dimostrare la realtà dell’antica Ilio, l’itinerario ripercorre le scoperte effettuate nel 1870 da Heinrich Schliemann in Turchia, che hanno cambiato per sempre la percezione di questo racconto epico.
Ceramiche, vasi d’argento, armi di bronzo e sculture di pietra in prestito dai Musei di Berlino affiancano il coperchio di sarcofago proveniente dall’Ashmolean Museum di Oxford raffigurante il leggendario cavallo di Troia.
Trecento oggetti tracciano un percorso – dall’antichità al contemporaneo – nel quale amore e coraggio, morte e passione compongono l’epica che pone al centro dei ed eroi accomunati da vizi e debolezze, gli stessi che affliggono anche gli uomini. La leggenda racconta che tutto ebbe inizio con le nozze tra la dea Teti e un mortale, alle quali furono invitate tutte le divinità tranne Eris, la dea della discordia, la quale, per vendicarsi, lanciò tra i convitati una mela d’oro con la scritta “alla più bella”.
A contendersi il titolo sarebbero state Era, Atena e Afrodite. Il troiano Paride, scelse la dea della bellezza che assicurò al giovane il possesso di Elena, moglie di Menelao, re di Sparta.
Per il mito fu il suo giudizio – raffigurato in mostra su una tomba etrusca – la causa scatenante del conflitto tra Achei e Troiani. Il mito continua. Qualcuno vuole che Paride abbia rapito Elena, altri ritengono invece che la donna, innamorata, abbia seguito il giovane volontariamente. Un ignoto artista del Sud Italia attribuisce la fuga agli dei, raffigurando su di un vaso Afrodite alle spalle di Elena, intenta a recarsi dal giovane. Sotto, Eros consente scherzosamente a un cane di inseguire un’oca, suggerendo forse che gli esseri umani infatuati sono solo un giocattolo degli dei.
L’ira di Achille, furioso per il rapimento della sua schiava Briseide da parte di Agamennone, compare invece su una coppa attica sulla quale il Pelide si ritira nella sua tenda avvolto in un pesante mantello, mentre due araldi portano via la donna.
Lo scontro tra Ettore e Achille, la morte del figlio di Priamo, lo scempio del corpo da parte del Pelide e i funerali dell’eroe troiano costituiscono i soggetti di altrettanti capolavori in mostra al British Museum. Come la coppa romana in argento rinvenuta in una tomba della Danimarca, che raffigura il re di Troia Priamo mentre bacia la mano di Achille, l’uomo che ha ucciso suo figlio, supplicandolo di restituire il corpo. O la superba scultura in marmo opera dello scultore romano settecentesco Filippo Albacini che ritrae Achille mortalmente ferito al tallone, in prestito dalla Chatsworth House.
La freccia dorata, inferta nell’unico punto vulnerabile del corpo dell’eroe è stata restaurata appositamente per questa mostra.
La caduta di Troia, l’inganno del cavallo, l’avvincente ciclo dei ritorni in patria degli eroi sopravvissuti alla battaglia, il viaggio di Ulisse, l’irresistibile richiamo delle Sirene costituiscono altri temi snocciolati dal percorso espositivo.
Eleanor Antin esplora la storia e i suoi personaggi come un pretesto per esaminare le questioni nel presente. Nel 2007 l’artista americana ha creato la serie fotografica Odissea di Elena di Troia, dove la donna parla in una serie di scene immaginarie della sua vita. Ma le vicende della guerra di Troia sulle quali la mostra si sofferma strizzano l’occhio anche all’attualità evocando potentemente il costo umano del conflitto, dallo spostamento delle persone al forte impatto psicologico provocato dalle guerre.
Gli eroi del passato incontrano così gli sfollati e i soldati di oggi.
«È importante riflettere sul tema passato come un modo per esplorare le questioni del presente – ha commentato Hartwig Fischer, direttore del British Museum -. E la mostra offre un’eccezionale opportunità per farlo. Con le sue storie umane di guerra, sfollamenti e nuovi inizi, il mito di Troia è stato raccontato per oltre 3mila anni e attraverso diverse culture e lingue in tutto il mondo, rendendo il British Museum il luogo perfetto per esplorare queste storie interconnesse».
Leggi anche: