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Al Madre con Rebecca Horn per scoprire l’anima di Napoli

Museo Madre – Museo d’arte contemporanea Donnaregina | Courtesy of Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee, Napoli | Foto: © Amedeo Benestante, via Wikimedia Creative Commons

Napoli – Buongiorno, sono Anna Cuomo, referente Edizioni Madre. Siamo al Museo di Arte Contemporanea Donnaregina, museo della Regione Campania, all’interno di una delle sale site-specific del primo piano, dedicata all’opera Spirits di Rebecca Horn.

Nel 2005 il Museo viene aperto con ciascuna sala del primo piano dedicata a un artista. Rebecca Horn vi realizza quest’opera a partire da una suggestione nata nel 2002 quando, per un’opera di arte pubblica in piazza Pebliscito, realizza Spirits in madreperla che esamina per la prima volta il culto delle anime pezzentelle, che la colpisce molto e che è profondamente radicata nella cultura napoletana.

Spirits è appunto composta, come lo era l’opera precedente, da vari calchi di un teschio ritrovato all’interno del Cimitero delle Fontanelle. Questo era il luogo in cui spesso, durante le epidemie, venivano accatastati i corpi dei morti. Quando dopo anni questi corpi vengono ritrovati sotto forma ormai di ossa, si sviluppa un culto secondo il quale queste anime diventano delle anime di cui prendersi cura.

La cura nei loro confronti riesce ad avere effetti positivi sul soggetto che in qualche modo le adotta. Queste anime dal latino ‘petere’, chiamate pezzentelle, chiedono un sollievo e un aiuto da parte dei vivi. Rappresentano il punto d’incontro tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti e diventano delle entità da rispettare e alle quali chiedere in qualche modo protezione.

Nell’opera Rebecca Horn installa questi calchi in ghisa dei teschi, giocando sull’idea di rispecchiamento del soggetto tramite la presenza degli specchi che le celano e poi le scoprono attraverso un movimento fluido, fatto attraverso un marchingegno meccanico, per ricreare l’idea di continuità fra i due mondi e, soprattutto, di stabilire l’idea del memento mori nel momento in cui il soggetto che sicuramente si prenderà cura dei teschi, allo stesso modo potrebbe un giorno essere al loro posto.

Quindi attraverso questo scambio e rispecchiamento tra soggetto guardante e opera che viene celata si ristabilisce questo rapporto e questo tipo di matrice culturale che rappresenta molto la città all’interno della quale le forze di bellezza e quelle del caos convivono costantemente. Quest’opera è sintomatica del fatto che la città sia in grado, e il museo ne è testimone, di riuscire a colpire anche artisti di provenienze completamente diverse, rispetto a caratteristiche culturali molto forti e ad aspetti della cultura locale che possono sembrare a tratti paradossali.

Il culto appunto delle capuzzelle, come vengono chiamate in gergo, è qualcosa di molto forte che addirittura viene dichiarato illegale da parte della Chiesa nel 1269 dal cardinale Orsini che però permane tutt’oggi in luoghi come appunto il Cimitero delle Fontanelle e la Chiesa delle Anime del Purgatorio ad Arco.

Rebecca Horn omaggia questa tradizione e ricrea un ambiente che attraverso il gioco della luce e degli specchi e di questa melodia composta da un solo musicista, Hayden Chisholm, che con strumenti e voce riesce a creare un’atmosfera soffusa, riesce a creare la suggestione dell’essere in bilico tra una situazione di vita e quella di un mondo ultraterreno.
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