Il Foro di Aquileia. Foto di Elio Ciol
La mostra rivendica con orgoglio la vocazione cosmopolita della città, fondata nel 181 a.C. dai romani, avamposto nel lembo estremo nord-orientale della penisola, quello che oggi è il Friuli Venezia Giulia, luogo di commerci ma anche di scambio di idee, pensieri e culture diverse.
La scelta di Roma e del Museo dell’Ara Pacis non è stata casuale come ha dichiarato la Sovrintendente capitolina Maria Vittoria Marini Clarelli, ma è nata dalla volontà e dal desiderio di raffrontare le diverse e complementari romanità delle due città. “Aquileia è portatrice di un messaggio particolarmente ricco e interessante che andava condotto nel cuore della romanità” – così ha affermato il presidente della Fondazione Aquileia, Antonio Zanardi Landi – “Roma ha avuto la capacità di creare altre Rome ai confini dell’impero per dialogare con altri popoli. Aquileia è stata così interfaccia attiva della città capitolina nei confronti dell’Oriente e del Mediterraneo, per poi avere una pulsione missionaria nella diffusione del Cristianesimo che la rese nuovamente protagonista per secoli”.
La mostra, che resterà aperta fino al prossimo 1 dicembre, è stata possibile grazie alla collaborazione tra il Comune di Roma – Sovrintendenza Capitolina per i Beni Culturali, il Museo Archeologico Nazionale di Aquileia e la Fondazione Aquileia ed è stata realizzata in tempi da record, solo 12 settimane, senza che questo ne abbia inficiato i risultati.
Calchi e riproduzioni si alternano a pezzi originali di grande valore, riconoscibili dallo sfondo bianco, seguendo un percorso che non vuole essere soltanto cronologico ma raccontare in maniera più articolata e ragionata la storia di una città che possiede una grande ricchezza archeologico-artistica.
Dalla sua fondazione, attraverso l’affermazione del Cristianesimo, passando per l’epoca patriarcale si approda fino alla Prima Guerra mondiale, e a quel tricolore che avvolse il feretro del Milite Ignoto, celebrato nella Basilica di Aquileia nel 1921, prima di raggiungere Roma. Tra i pezzi più significativi l’iconica testa di Vento, bassorilievo in bronzo dorato di epoca ellenistica, rinvenuta pochi decenni fa in uno dei pozzi dell’area archeologica del foro di Aquileia; il ritratto di anziano, scarno viso maschile realizzato in stalattite e risalente al I secolo a.C., un rilievo funerario del III secolo d.C e. i bellissimi mosaici, visibili sia nelle riproduzioni fotografiche sia in alcuni frammenti autentici.
Molto interessanti anche i manufatti in ambra, resina fossile che arrivava dal Baltico e nella cui lavorazione e commercio la città di Aquileia era specializzata, tanto che il Museo Archeologico Nazionale della città, come ha ricordato la sua direttrice Marta Novello, vanta una delle raccolte più ricche esistenti. In questo percorso, volutamente non didascalico, trova spazio anche una sezione dedicata agli splendidi scatti in bianco e nero realizzati dal fotografo friulano Elio Ciol nel corso della sua lunga carriera, immagini che aggiungono bellezza a bellezza.
Inserti multimediali, realizzati con il contributo dell’Istituto Luce e Sky Arte, e ricostruzioni in 3d della Fondazione Aquileia contribuiscono a fornire quelle informazioni e suggestioni che possono spingere lo spettatore ad approfondire la conoscenza di questa città, della sua storia e del suo patrimonio, che è uno degli scopi di questa mostra.