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Basquiat Ospite Illustre alle Gallerie d’Italia

Foto Erika Barahona Ede © FMGB Guggenheim Bilbao Museoa | Jean-Michel Basquiat, Moses and the Egyptians, 1982. Acrilico e pastello a olio solido su tela 185.9 x 137 x 4 cm. Guggenheim Bilbao Museoa, donazione di Bruno Bischofberger, Zurigo © The Estate of Jean-Michel Basquiat by SIAE 2019

Vicenza – Le Gallerie d’Italia di Intesa Sanpaolo festeggiano i 20 anni dall’apertura della prima sede museale con un ospite d’eccezione: è Jean-Michel Basquiat, per la prima volta a Palazzo Leoni Montanari di Vicenza con una celebre opera del 1982. Moses and the Egyptians è il titolo della grande tela proveniente dal Guggenheim Museum di Bilbao e contraddistinta dall’immediatezza tipica dell’artista statunitense.
Due pannelli verticali dalla sommità arrotondata e rossi come il sangue alludono alle tavole dei Dieci Comandamenti, mentre segni sghembi e asimmetrici ne sovvertono la solennità. Un unico elemento figurativo campeggia al centro del dipinto: si tratta del profilo di Mosè, ritratto come nelle rappresentazioni tipiche dell’Egitto dei faraoni ma con il naso aquilino che identificava gli stranieri di origine semita. Intorno, una serie di scritte definisce meglio il contenuto dell’opera, in un esempio di quello stretto legame tra testo e figure caratteristico dell’arte di Basquiat.

Curata da Luca Beatrice e visitabile fino al prossimo 3 novembre, la mostra segna la decima edizione di L’ospite illustre, la rassegna che negli anni ha portato capolavori in prestito dai più prestigiosi musei del mondo nelle sedi espositive di Intesa Sanpaolo a Vicenza, Milano e Napoli. Dopo Antonello da Messina, Caravaggio, Botticelli, Tiziano, Bellini, Picasso, Leonardo, tocca per la prima volta a un artista contemporaneo, una popstar che ha il merito di aver avvicinato alla pittura anche pubblici molto distanti dal mondo dei musei.
Anche per questo l’evento vicentino sarà affiancato da un programma di attività collaterali pensato per ogni gusto ed esigenza: passeggiate tematiche in città, percorsi didattici e laboratori espressivi per le scuole, special talk con il curatore e un’intera settimana dedicata alla street art. In occasione della Giornata del Contemporaneo di sabato 12 ottobre, inoltre, sarà possibile visitare la mostra con ingresso gratuito e assistere alle performance di alcuni giovani street artist che racconteranno le Gallerie dal loro punto di vista. Nella stessa giornata sarà proiettato Downtown ’81, docufiction di Edo Bertoglio su Basquiat.

L’ospite illustre ha portato in questi anni grandi nomi dell’arte nelle nostre Gallerie d’Italia, da Caravaggio a Bellini a Picasso, prestiti eccezionali da musei di prestigio su scala mondiale come il Metropolitan Museum di New York o l’Ermitage di San Pietroburgo” racconta Michele Coppola, Executive Director Arte, Cultura e Beni Storici di Intesa Sanpaolo: “Il decimo appuntamento della rassegna presenta uno straordinario dipinto di Basquiat accolto nei meravigliosi spazi di Palazzo Leoni Montanari. Insieme alla mostra Mito Dei ed Eroi, da poco conclusa, la presenza di un capolavoro dal Guggenheim di Bilbao è una delle modalità migliori per festeggiare il ventesimo compleanno del primo museo inaugurato da Intesa Sanpaolo. Nel mantenere vivo il forte legame con la città, le Gallerie d’Italia di Vicenza vogliono offrire una produzione culturale impegnata a valorizzare il patrimonio artistico del territorio e sempre più aperta a una visione internazionale”.

Nel caso di Moses and the Egyptians, siamo di fronte ai frutti di un Basquiat in stato di grazia: il 1982 è infatti è un anno fondamentale per l’artista newyorkese, che a soli 22 anni è il più giovane dei 176 protagonisti della settima edizione di documenta a Kassel. Nel clima effervescente della Grande Mela ha appena iniziato una relazione con Madonna, si prepara a conoscere Andy Warhol e partecipa alla memorabile collettiva PS1 New York/New Wave curata da Diego Cortez, mentre a Los Angeles lo aspetta una personale da Gagosian e il gallerista Emilio Mazzoli lo chiama a Modena per la sua prima monografica europea.
Che cosa ha da spartire con la storia di Mosè un artista pop sulla cresta dell’onda nei ruggenti anni Ottanta americani? Nel pensiero black dell’epoca l’Antico Egitto era considerato la culla della civiltà africana e Basquiat ne era a conoscenza. Qui sembra rifarsi a un saggio in cui Freud avanzava il dubbio che Mosè non fosse ebreo, bensì egiziano (Mosé e il Monoteismo, 1939). A partire dalle domande sull’identità Basquiat procede quindi a una rilettura della narrazione biblica, sfidando regole e tabù di una Legge che ha dato forma alla storia della civiltà occidentale.

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