Per i compaesani di Gualtieri Antonio Ligabue era semplicemente “el matt”: un uomo solo, rachitico, con qualche rotella fuori posto, piovuto dalla Svizzera nella Bassa emiliana per un oscuro scherzo del destino. Ma quando prende il pennello in mano, il Toni materializza sulla tela mondi fantastici: accanto al lavoro nei campi e ai pioppi sulle rive del Po, dipinge giungle tropicali, tigri, leoni, gorilla e uccelli dai colori smaglianti, capaci di stupire almeno quanto la sua storia.
Antonio Ligabue, Leopardo con bufalo e iena, 1928, Olio su tela, 83 x 126 cm | Courtesy of Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma
L’ora del riscatto arriva ed è destinata a durare a lungo, oltrepassando confini di volta in volta più ampi. A 130 anni dalla nascita Ligabue ha conquistato il grande schermo e il pubblico internazionale con Volevo nascondermi, il film di Giorgio Diritti con Elio Germano nel ruolo dell’artista. Dopo l’Orso d’Argento come miglior attore andato a Germano durante l’ultimo Festival del Cinema di Berlino, l’opera di Diritti è stata premiata ai Nastri d’Argento come Film dell’anno. Avremo presto occasione di rivederlo al cinema: sarà nelle sale di tutta Italia dal 19 agosto, con anteprime il 15, il 16 e il 18.
Elio Germano nei panni di Antonio Ligabue in una scena del film Volevo nascondermi di Giorgio Dritti | Foto: © Chico De Luigi
Nuovi progetti espositivi si profilano intanto all’orizzonte, per assaporare l’arte drammatica ed esuberante di Ligabue dal vivo, nei luoghi che fecero da sfondo alla sua avventura. L’ultimo, annunciato ieri, porterà il pittore a Palazzo dei Diamanti di Ferrara dal 30 ottobre, subito dopo Banksy. “Sarà la più grande mostra mai fatta su di lui” – ha anticipato il presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi – con un centinaio di opere e un’aspettativa di 50-60 mila ingressi a dispetto delle misure anti-Covid.
Antonio Ligabue, Volpe con rapace, 1959, Olio su tela, 120 x 150 cm | Courtesy of Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma
Se la notizia di Ferrara giunge a sorpresa, Parma è pronta a inaugurare un progetto atteso da tempo, inserito nel palinsesto della città come Capitale italiana della Cultura e rimasto in stand-by a causa della pandemia. Dal 17 settembre al 30 maggio nel cinquecentesco Palazzo Tarasconi 83 dipinti e quattro sculture di Ligabue dialogheranno con le opere plastiche di Michele Vitaloni, nato due anni dopo la scomparsa dell’artista di Gualtieri ma a lui affine per l’ispirazione che trae dall’energia selvaggia del mondo animale. “Per un sottile gioco del destino, l’esposizione si apre alle porte dell’autunno, la stagione che più si trova in sintonia con il linguaggio espressionista di Ligabue”, ha commentato Augusto Agosta Tota, presidente della Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma, che ha ideato e promosso la mostra.
Leopardo con bufalo e iena (1928), Tigre assalita dal serpente (1953), Re della foresta (1959), Vedova nera (1951) titolano alcuni dei capolavori inclusi nel percorso di Ligabue e Vitaloni. Dare voce alla natura. Attraverso la potenza, la libertà e la ferocia degli animali il Toni “parla di sé, definisce il suo mondo, visto e immaginato, e dunque reale”, ha spiegato il co-curatore Vittorio Sgarbi. Si dice che dopo aver studiato le fiere sui libri, l’artista si identificasse con loro come e più di un attore a teatro: mentre dipingeva ruggiva spaventosamente e mimava le movenze dei felini nell’atto di azzannare la preda.
In occasione della mostra di Parma sarà presentato anche il Catalogo Generale di Antonio Ligabue. Pitture, sculture, disegni e incisioni in tre volumi, con testi di Augusto Agosta Tota, Vittorio Sgarbi, Flavio Caroli, Marzio Dell’Acqua.
Antonio Ligabue, Testa di tigre, 1953-1954, Olio su faesite, 66.4 x 57.4 cm | Courtesy of Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma
A Gualtieri (Reggio Emilia), città della famiglia del pittore e teatro della sua carriera artistica, Ligabue torna alle origini per raccontarsi in un ritratto a tutto tondo. Fino al prossimo 8 novembre Incompreso. La vita di Antonio Ligabue attraverso le sue opere invita a un viaggio tra temi e fasi di una ricerca unica nel panorama novecentesco: dai colori tenui e diluiti degli esordi, dove dominano i soggetti legati alla vita agreste, alla scoperta della materia corposa degli oli e a una rifinitura sempre più dettagliata delle scene. Fino all’ultimo periodo, il più prolifico: qui, spiega il curatore Sergio Negri, “il segno diventa vigoroso e continuo, stagliando nettamente l’immagine contro lo sfondo. Si fa densa la produzione di autoritratti, diversificati in base agli stati d’animo vissuti al momento dell’esecuzione”. Tra i 22 dipinti, i bronzi e i calchi di terracotta esposti a Palazzo Bentivoglio, spiccano tele come Il serpentario, Aquila con volpe, Castelli svizzeri e il celebre Autoritratto con spaventapasseri. C’è anche Diligenza con paesaggio, il quadro che ha fatto innamorare il regista Giorgio Diritti prima di girare Volevo nascondermi. Documenti relativi alla vita dell’artista, foto d’epoca che lo ritraggono con la sua amata moto Guzzi e il film documentario di Raffaele Benassi del 1961 aprono poi la scena sul mondo di Ligabue oltre la tela.
Antonio Ligabue, Autoritratto con mosca, 1960, Olio su tela, 70 x 50 cm | Courtesy of Fondazione Archivio Antonio Ligabue di Parma
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• FOTO – Il mondo di Ligabue a Parma in una grande mostra