Battistello Caracciolo, Noli me tangere, 1618. Olio su tela, cm 123×142. Museo di Palazzo Pretorio, Prato
Battistello Caracciolo, Jusepe de Ribera, Mattia Preti, Luca Giordano sono alcuni dei protagonisti di questa fortunata stagione, fino a Nicola Malinconico che chiude il percorso alle soglie del Settecento. A Palazzo Pretorio di Prato gli artisti del Barocco sono rappresentati spesso da autentici capolavori, come nel caso di Noli me tangere di Caracciolo e del Ripudio di Agar di Preti. Scene tratte dalla Bibbia e dai Vangeli, figure di santi, celebri storie al femminile incontrano ritratti di persone comuni in un itinerario scandito dai temi e dai protagonisti di un’epoca, al centro un nuovo trattamento della luce, tagli drammatici e dinamici, e un realismo dalla potenza teatrale.
“Non si tratta, tuttavia, di un’esposizione sulla pittura napoletana del Seicento”, spiegano le curatrici: “L’intento della mostra è quello di far dialogare una scelta di opere provenienti da due collezioni, quella del Museo di Palazzo Pretorio, che conserva uno dei nuclei più importanti di dipinti del Seicento napoletano in Toscana, e quella della Fondazione Giuseppe e Margaret De Vito per la Storia dell’Arte Moderna a Napoli, che si configura per qualità e interesse storico come una delle più notevoli collezioni private di pittura napoletana del secolo in questione”. Dalla raccolta De Vito, costituita a partire dagli anni Settanta del Novecento da un appassionato studioso del periodo d’oro partenopeo, arrivano una serie di opere inedite o esposte molto di rado: è il caso del San Giovannino di Battistello Caracciolo e del Vecchio in meditazione del Maestro dell’Annuncio ai pastori, presentate dopo un importante restauro che ha restituito loro le cromie originali e una piena leggibilità.