A Milano la mostra antologica su Giuseppe Flangini, l’artista veronese e milanese di
adozione che ha contribuito a scrivere la storia dell’arte del Novecento. Inaugurata lo scorso 6
ottobre, l’esposizione dal titolo “Racconti di luce e colore” è ospitata a Palazzo Pirelli fino al 10
novembre. Più di 60 le opere in mostra, provenienti da tutta Italia e dall’estero, con prestiti da
collezioni private, musei, enti e gallerie. Eccezionalmente visibile anche un nucleo di ritratti e
paesaggi degli anni ‘20 e ‘30 difficilmente riproponibili.
La mostra è organizzata dall’Associazione Flangini presieduta dalla nipote dell’artista, Cristina
Flangini Renso, ed è realizzata in collaborazione con Regione Lombardia. Curatrice Elena Pontiggia,
docente all’Accademia di Belle arti di Brera; Antonio d’Amico, conservatore del Museo Bagatti
Valsecchi, ha scritto l’intervento critico in catalogo, nel quale è contenuta anche la biografia del
pittore a cura di Elisa Favilli.
Il percorso espositivo propone dipinti a olio rappresentativi delle varie fasi artistiche dell’autore,
dai primi anni Venti fino alla fine degli anni Cinquanta, con due inediti esposti per l’occasione. I
ritratti della moglie (la pittrice Gina Zandavalli), del figlio, le maschere, i lavoratori di una società
preindustriale prima, industriale poi; le città, i paesaggi agricoli, marini e lacustri, la pianura. Una
ricca produzione concepita soprattutto in Italia, ma anche in Belgio, Olanda, Francia, in cui Flangini
ha saputo anche narrare l’epopea della migrazione dei lavoratori italiani nelle miniere belghe.
Nell’opera dell’artista, scrive Elena Pontiggia nel testo di presentazione, “tutto è filtrato dalla
capacità dell’artista di immedesimarsi in ciò che vede, di scoprirne le fibre segrete e di rivelarcele.
È allora che la materia sembra intridersi di luce, sembra anzi composta di luce: una luce che
l’artista aveva cercato in tutta la sua pittura e in tutta la sua vita”.
Nato a Verona nel 1898, a lungo vissuto a Milano e morto a 63 anni durante un breve soggiorno
nella città natale, nel 1961, per avvelenamento da colore, con la sua pittura Giuseppe Flangini ha
lasciato il segno nella storia dell’arte europea.
Un pittore prolifico, con più di un migliaio di opere pittoriche catalogate e molte altre ancora da
individuare. Flangini intrattenne relazioni importanti con i maggiori esponenti del mondo artistico
e intellettuale della sua epoca. Nella stagione veronese con Albertini, Segantini, Vitturi, Pigato.
Durante i frequenti soggiorni a Ostenda diventa amico di James Ensor, precursore dei fauves
(movimento avanguardista per lo più composto da pittori francesi) e dell’espressionismo; e ancora
Carlo Carrà, Aligi Sassu, Aldo Carpi, Giuseppe Migneco e il gruppo di Artisti del Caffè San Babila di
Corso Venezia nella lunga stagione milanese. Nel 1967, a sei anni dalla prematura scomparsa, un
gruppo di intellettuali capitanato da Carlo Carrà, chiese e ottenne dal Comune di Milano una
mostra commemorativa che si tenne a Palazzo Reale.
La mostra è visitabile dalle scuole (per prenotazioni 347.4533449). Per i visitatori è anche possibile
la visione del cortometraggio, della durata di 18 minuti, presentato dal Ministero degli Esteri a
Europalia 2003, “Il teatro della pittura”, sulla vita e le opere di Flangini, realizzato dal regista
Francesco Pireddu su sceneggiatura di Luigi Meneghelli, con musiche originali composte dal
maestro Stefano Gueresi e interpretato dai mimi Quelli di Grock.
Giuseppe Flangini è uno degli artisti italiani del XX secolo più proposto in mostre internazionali. Tra
le molte mostre a cui prese parte in vita, le esposizioni all’Opera Bevilacqua La Masa – Ca’ Pesaro a
Venezia negli anni Trenta, alla Biennale Nazionale di Arte di Verona dal 1921 al 1959; l’Esposizione
Nazionale Quadriennale d’Arte di Roma, le ininterrotte partecipazioni al Palazzo della Permanente
di Milano dal 1948 al 1961. E poi, dopo il decesso, ancora una lunga serie di mostre in Italia e
all’estero (Amsterdam, Ostenda, Monaco, San Paolo del Brasile), circa un’ottantina, culminata
nella partecipazione in Belgio all’International Europalia 2003, dove Flangini fu scelto dal Ministero
degli Esteri per rappresentare l’arte italiana in occasione del semestre italiano di presidenza
dell’Ue, ricevendo il patronato del Presidente della Repubblica e del Re del Belgio. Di grande rilievo
anche la mostra nel Complesso del Vittoriano voluta dal Comune di Roma nel 2008 e quella
organizzata a Washington DC nel 2012, promossa dal Ministero degli Esteri italiano e
dall’Accademia internazionale di Belle Arti. Il Comune di Milano dedicò all’artista due mostre, nel
1967 a Palazzo Reale e nel 1970 all’Arengario, oggi Museo del Novecento.
A Palazzo Pirelli sono esposti anche documenti grafici, come le copertine e le pagine interne dei
giornali e delle riviste con cui collaborò (tra cui il Corriere della Sera), maschere dall’atelier
milanese di via Corridoni e altri interessanti oggetti messi a disposizione dall’Archivio e dal Fondo
Flangini di Verona. In mostra anche uno straordinario vaso in ceramica Albisola del 1954, il busto
in gesso di Flangini. E poi manifesti, testi drammaturgici scritti dall’artista nel corso di almeno tre
decenni di attività teatrale.