Investire per valorizzare scienza ricerca ed arte è la via più diretta per ricominciare a vivere
Le Marche autentiche protagoniste all’Istituto Italiano di cultura di Bruxelles, diretto dal marchigiano Paolo Sabbatini, con 33 capolavori della collezione privata di Umberto Antonelli, un vero e proprio Mecenate dei nostri giorni, un imprenditore che ha pienamente compreso il valore universale dell’arte ospitata nelle proprie dimore ed ora una loro preziosa selezione è in mostra a Bruxelles, dal 14 al 30 giugno, con il Patrocinio della Regione Marche, della Provincia di Fermo, del Comune di Servigliano e della Città di Civitanova.
Un evento di grande respiro artistico che celebra la pittura italiana grazie all’iniziativa, alla curiosità, all’intrapresa di una figura come quella di Antonelli, pressoché unica sul territorio regionale, capace di fondere impresa e cultura come sintesi perfetta di bellezza e genio italiano. Una collezione ricca e di elevato spessore che a Bruxelles ha trovato una ‘casa’ di grande prestigio per quindici giorni. Investire e valorizzare la cultura, la scienza, la ricerca è la via più diretta per ricominciare a vivere dopo questi anni di chiusura forzata, compresa quella delle più autorevoli istituzioni culturali mondiali. Ed ora la città belga ha aperto le proprie porte, in particolare quelle dell’Istituto Italiano di Cultura, ad un illuminato e curioso conoscitore dell’arte e dei suoi attori, attraverso quel concetto di ‘cultura circolare’, come la definisce Paolo Sabbatini, Direttore dell’Istituto e curatore della mostra, ispirandosi direttamente al Rinascimento, dove arte, filosofia e scienza concorrevano, insieme, al progresso e alla civilizzazione.
“Si tratta di un momento magico proprio per la presenza di numerosi ospiti e per il valore di questa mostra che è una fotografia del novecento. Per questo abbiamo voluto abbinare alla pittura la musica con un concerto per flauto e pianoforte con il principe dei flautisti Massimo Mercelli, una serata davvero speciale”, ha spiegato il Direttore Paolo Sabbatini.
“Quando sono entrato ho visto tutte le opere e mi sono sentito veramente come a casa. Sono particolarmente orgoglioso di quanto è stato costruito e di aver portato al pubblico in visione il dipinto la Fuga In Abruzzo di Cascella”, ha detto Umberto Antonelli.
Tra le 33 opere, mirabile, appunto, l’”Esodo del popolo d’Abruzzo verso un ignoto destino” di Tommaso Cascella, con le relative allegorie bibliche e suggestioni storiche: il grande dipinto rappresenta infatti una transumanza in tempo di guerra sotto gli sguardi dei soldati tedeschi, al cui fianco sfilano carri agricoli carichi di una umanità dolente che si accinge ad abbandonare la propria terra. La mostra è poi arricchita, tra le altre, dalle opere come il ‘Concetto spaziale’ di Lucio Fontana, l’olio su tela senza titolo di Mario Schifano, il ‘Nudo’ di Renato Guttuso, ‘La donna con ventaglio’ di Ennio Calabria, le opere di Luigi Montanarini e quelle dell’allievo Sandro Trotti. Insomma la collezione si compone di esemplari splendidi per bellezza e creatività, una lunga galleria di opere che sintetizzano la migliore cultura italiana del novecento.
Ma non solo italiana, fanno parte della collezione, esempio perfetto di quella circolarità cui ha fatto cenno il Direttore dell’Istituto Sabbatini, le tele di Pascual Blanco, la cui rappresentazioni grafiche hanno spesso come oggetto un cerchio e la figura femminile, intesa come testimonianza del ciclo di vita o le opere dell’albanese Ilir Zefi che fa assumere alla circolarità il tono di emergenza. Di fatto cultura e creatività appaiono inseparabili ed il collezionista Mecenate Umberto Antonelli incarna la figura di quel filantropo contemporaneo, visionario e illuminato, la cui storia, spiega sempre il Direttore Sabbatini nell’introduzione al catalogo, insegna che arte, bellezza e impresa possono convivere, creare lavoro e sensibilizzare i popoli alle sfide che il futuro riserva.