Siena – Il giallo abbagliante delle colline e l’argento lunare delle Crete Senesi incontrano il rosso rubino della Val d’Orcia che, risalendo il bicchiere, sposa l’arancio dello scarabeo di corniola del IV secolo a.C. o le anfore attiche a figure nere dalle necropoli del Poggino, tra cipressi che si slanciano verso un cielo cobalto.
Quando i colori delle Terre di Siena si incontrano, intrecciandosi alle punte dei campanili romanici, ai capolavori etruschi restituiti da questo lembo d’Italia sospeso tra borghi e riserve naturali, nasce la magia perfetta.
Il tipico paesaggio delle Crete Senesi | Foto: © Samantha De Martin per ARTE.it
Ha il sapore del cacio di Pienza e la bellezza austera della Cappella della Madonna di Vitaleta, la memoria della Francigena, ma soprattutto l’armonia di capolavori che incantano.
Sparsi nelle affascinanti Terre di Siena, da Pienza a Murlo, ci sono piccoli musei, civici e diocesani, che raccolgono parte del patrimonio artistico proveniente da palazzi, chiese, collezioni private, scavi archeologici. Da quelli che custodiscono vestigia etrusche e romane a quelli nei quali la tecnologia racconta i mestieri di un tempo, dalla vita in miniera alla lavorazione del cristallo, ecco alcuni musei imperdibili nelle terre di Siena.
• Alla scoperta dell’arte senese trecentesca al Museo Diocesano di Pienza
Accolto a Palazzo Borgia, il Museo Diocesano di Pienza si snoda attraverso undici sale. Significative testimonianze dell’arte figurativa senese trecentesca, come la celebre e intensa Madonna di Monticchiello di Pietro Lorenzetti, la grande tavola con la Madonna della Misericordia di Bartolo di Fredi, incontrano la meravigliosa Madonna della Misericordia di Luca Signorelli e la raccolta di oggetti di oreficeria che va dal XIII al XIX secolo.
Luca Signorelli, Madonna della Misericordia, 1495-1505, Pienza, Museo Diocesano di Arte Sacra
Da non perdere il Piviale di Pio II, il paramento liturgico offerto da Tommaso Paleologo al Papa e donato da questi alla cattedrale. La veste, di manifattura inglese, sulla quale sono rappresentate ventisette Storie della Vita della Vergine, è espressione della personalità illuminata di Pio II, protagonista indiscusso della storia di Pienza.
Pietro Lorenzetti, Madonna di Monticchiello, 1315 circa, Tempera e oro su tavola, 46 x 68 cm, Pienza, Museo Diocesano
• Due scrigni della pittura senese del XIX secolo: il Museo Cassioli e Palazzo Corboli ad Asciano
A una trentina di chilometri da Pienza, l’antico centro etrusco di Asciano è uno scrigno d’arte. Il Museo Cassioli è l’unica sede museale in provincia di Siena dedicata interamente alla pittura senese del XIX secolo. Una parte del museo è dedicata al percorso artistico del pittore di Asciano Amos Cassioli, definito da Pietro Selvatico “il primo tra i ritrattisti toscani”. Vale la pena di soffermarsi sull’intenso Ritratto di signora, di impostazione ingresiana.
Conosciuto per i suoi dipinti storici di dimensioni monumentali, Cassioli si dedicò anche all’esecuzione di quadri evocativi della vita quotidiana degli antichi greci e romani, particolarmente apprezzati dalla borghesia del tempo.
Il Museo Civico Archeologico e d’Arte Sacra è invece ospitato all’interno di Palazzo Corboli e accoglie i capolavori dei massimi artisti senesi dal XIII al XVII secolo, come il Maestro dell’Osservanza, autore de La nascita della Vergine, o ancora Ambrogio Lorenzetti con il Trittico di Rofeno e Taddeo di Bartolo. Oltre al Crocifisso ligneo attribuito a Giovanni Pisano e a una delicata Madonna col Bambino di Segna di Bonaventura, vanno segnalate la notevole collezione di oreficerie e arredi liturgici, e il nucleo delle ceramiche medievali e moderne, accanto alle maioliche arcaiche come un boccale dalla finissima decorazione. La Sezione Archeologica accoglie i ricchi corredi delle necropoli etrusche di Poggio Pinci e del Tumulo del Molinello, della tomba principesca della Necropoli del Poggione con il suo rarissimo carro etrusco.
Sano di Pietro (Maestro dell’Osservanza), Natività della Vergine, 1438-1439 circa, Tempera su tavola, 162 x 220 cm, Asciano, Museo di palazzo Corboli
• Una raffinata Madonna di Duccio di Buoninsegna al Museo di Arte sacra della Val d’Arbia
Puntiamo a Nord-Est verso Buonconvento, antico borgo medievale stretto tra le sue storiche mura in mattoni realizzate nel 1379, tappa importante lungo la Via Francigena. Raggiungiamo il Museo dell’Arte Sacra della Val d’Arbia per ammirare la raffinata Madonna col Bambino di Duccio di Buoninsegna e la delicata Annunciazione di Andrea di Bartolo, o ancora la splendida Madonna con Bambino e angeli di Matteo di Giovanni, o l’elegante raccolta di oreficerie del XV-XIX secolo provenienti dalle pievi di Buonconvento e del circondario.
• I capolavori di Simone Martini e Ambrogio Lorenzetti al Museo Civico e Diocesano d’Arte sacra di Montalcino
Celebre in tutto il mondo per la produzione del vino Brunello, Montalcino accoglie il Museo Civico e Diocesano d’Arte Sacra. La collezione svela la produzione artistica locale dal Medioevo fino al Novecento. La tradizione pittorica senese del Quattrocento e del Cinquecento è rappresentata da Maestri come Bartolo di Fredi, Simone Martini (bellissima la Madonna col Bambino) e Ambrogio Lorenzetti con San Pietro e San Paolo. La generazione che superò la Peste Nera del 1348 è rappresentata da Luca di Tommè in una intensa Madonna col Bambino e dal “Maestro di Panzano” in una Madonna col Bambino e Santi.
Luca di Tommè (1330 – 1389), Madonna col Bambino, Fine anni 1360, Tempera su legno, 103 x 55.5 cm, Montalcino, Museo Civico e Diocesano d’Arte Sacra
Capolavori come il Crocifisso del Giambologna incontrano i preziosi reperti di ceramica medievale, i tessuti, ma soprattutto i due volumi di una Bibbia miniata, dall’antica Abbazia di Sant’Antimo, risalenti al XII secolo.
Bellissimo il gruppo di sculture Robbiane – San Sebastiano, la Pala d’altare con Madonna, Bambino e Santi e una deliziosa Ghirlanda – firmate di Andrea della Robbia e Bottega.
Di particolare importanza per il Museo è il cospicuo nucleo di scultura lignea policroma, considerato uno dei più importanti d’Italia.
• Tra i tesori degli Etruschi al Museo Civico di Chiusi
Per visitare l’unica sezione museale in Italia interamente dedicata all’epigrafia etrusca, con 500 iscrizioni su urne cinerarie e tegole tombali, facciamo un salto al Museo Civico di Chiusi. Le circa 3mila iscrizioni rinvenute nel territorio chiusino, databili tra la fine del II secolo a.C. e l’inizio del I secolo a.C., hanno consentito di ricostruire un’interessante “anagrafe etrusca”, con la storia delle famiglie e anche l’ascesa sociale dei personaggi. Con i suggestivi percorsi delle sue tre sezioni (Il Labirinto, Attività produttive, Epigrafica) il Museo arricchisce il panorama della complessa realtà archeologica, storico-artistica e geografica locale. Forse la tappa più suggestiva è la sezione Epigrafica, che si snoda in suggestivi cunicoli etruschi che si allungano per 140 metri e da cui è visibile anche un piccolo lago a trenta metri di profondità.
Il Museo del cristallo a Colle Val d’Elsa
• Il Museo del cristallo di Colle Val d’Elsa
Avete mai attraversato una foresta di cristallo? A Colle Val d’Elsa si produce il 15% del cristallo di tutto il mondo ed oltre il 95% di tutto quello d’Italia. Allestito all’interno di una delle antiche fornaci della Fabbrica di Cristallerie e Vetrerie Schmidt, è il primo museo italiano dedicato a questo pregiato materiale e alla sua lavorazione. Un originale percorso ricostruisce la storia dell’industria vetraria locale, a partire dal 1820, anno dell’impianto della prima fornace, accompagnando i visitatori tra calici, bicchieri, ma anche calamai e imbuti, vetri da farmacia e da laboratorio.
• Gli affreschi di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena
Per ammirare una delle rappresentazioni profane più significative del Trecento europeo basta raggiungere il Palazzo Pubblico di Siena dove, accanto a opere di Simone Martini, Duccio di Buoninsegna, Sodoma e Beccafiumi, è conservato il celeberrimo affresco dell’Allegoria ed effetti del Buono e del Cattivo Governo di Ambrogio Lorenzetti.
Gli affreschi, databili tra il 1338 e il 1339, avrebbero dovuto ispirare l’operato dei governatori cittadini che si riunivano in queste sale.
Si tratta di quattro scene che si allungano sul registro superiore di tre pareti di una stanza rettangolare, detta Sala del Consiglio dei Nove. Mettendo a confronto l’Allegoria del Buon Governo (sulla parete di fondo) con quella del Cattivo Governo (sulla parete laterale sinistra), si percepisce come gli affreschi, popolati da personaggi allegorici facilmente identificabili grazie alle scritte, abbiano un evidente intento didascalico. Si possono distinguere due paesaggi di Siena, con gli effetti del Buon Governo dove i cittadini vivono nell’ordine e nell’armonia (sulla parete laterale destra), e gli effetti del Cattivo Governo che vedono una città in completa rovina (sulla parete laterale sinistra).
Si tratta della prima opera nella storia dell’arte italiana di contenuto non più solo religioso ma politico e filosofico.
Ambrogio Lorenzetti, Allegoria ed Effetti del Buon governo, 1338-1339, Affresco, Siena, Palazzo Pubblico
• Il Museo Archeologico del Chianti Senese di Castellina in Chianti
Il ritrovamento, presso Poggio La Croce a Radda in Chianti, di alcuni semi, provenienti dal probabile rito di fondazione del villaggio, attestano la presenza di “vitis vinifera” in territorio chiantigiano già 2.300 anni fa. Questa ed altre testimonianze scandiscono il percorso espositivo del Museo Archeologico del Chianti Senese che rende testimonianza della presenza dei pastori, già 4mila anni fa, ma anche dei prìncipi etruschi che hanno lasciato un’evidente traccia del loro potere nel Tumulo di Monte Calvario, proprio alle porte di Castellina.
Proiezioni multimediali accompagnano il percorso tra le sale, descrivendo manufatti e contesti di provenienza.
• Il “Cappellone” del Museo Archeologico Murlo
Una figura maschile seduta, con la lunga barba squadrata, e, sul capo, un cappello a larga falda rialzata, simile a un sombrero, siede tra alcune statue acroteriali. È il celebre “Cappellone”, simbolo del museo di Murlo.
L’edificio accoglie straordinarie testimonianze della civiltà etrusca provenienti dal territorio, dai corredi orientalizzanti della Necropoli di Poggio Aguzzo (delVII secolo a.C.), ai rinvenimenti individuati sul colle di Poggio Civitate, uno degli insediamenti più importanti in Etruria.
Accanto ai reperti importati da altre città di Etruria e dalla Grecia, che testimoniano gli aspetti più salienti della vita quotidiana, dal banchetto alla cura del corpo, si può ammirare una selezione di oggetti di uso quotidiano, come quelli per la cottura dei cibi, alcune produzioni di buccheri e una selezione di corredi provenienti dalla vicina Necropoli di Poggio Aguzzo.
• Alla scoperta dell’arte etrusca al Museo Archeologico di Sarteano
Dai reperti provenienti dalle Tombe di Sferracavalli e di Poggio Rotondo – tra cui lo splendido canopo, l’urna cineraria in forma umana, che ritrae una donna in trono con in mano l’ascia simbolo del potere – alle ceramiche dipinte di V e IV secolo a.C. della Necropoli della Palazzina, il Museo Archeologico di Sarteano è un autentico scrigno d’arte etrusca.
Il piano inferiore accoglie le nuove scoperte nella Necropoli delle Pianacce, con una sala interamente dedicata alla ricostruzione scenografica della Tomba dipinta di IV secolo a.C. detta della Quadriga Infernale, il cui ciclo pittorico è tra i più significativi dell’arte etrusca, con scene che rimandano all’immaginario del mondo ultraterreno.
Particolare della Quadriga Infernale nella Necropoli delle Pinacce a Sarteano | Foto: Paolo Bellini via Flickr
• In Maremma con i Macchiaioli
• Gli Uffizi e Siena insieme nel segno dell’arte