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Il ritratto del Novecento. A Trapani un viaggio tra i capolavori del Secolo Breve

Antonio Donghi, Margherita, 1936. Olio su tela, cm 78 x 56. Museo del Novecento, Milano

Trapani – Dai capolavori del Rinascimento siciliano alle avanguardie del XX secolo: una galleria di ritratti realizzati da artisti di spicco del Novecento va in scena a Trapani e si confronta con le eccellenze locali, nella cornice dell’antico convento dei Padri Carmelitani, oggi Museo Agostino Pepoli. Balla, Boccioni, Modigliani, De Chirico, Picasso sono alcuni dei protagonisti di un percorso che indaga tra le pieghe di un genere capace di attraversare epoche, culture e correnti conservando il suo fascino perturbante, sospeso tra il sé e l’altro.

In programma fino al prossimo 10 novembre, il progetto Il ritratto del Novecento nasce dalla collaborazione tra la Regione Sicilia e la Città di Milano inaugurata con la grande mostra su Antonello da Messina – altro immenso maestro del ritratto – che quest’anno ha illuminato la primavera meneghina a Palazzo Reale e portato per la prima volta nel Nord dell’Italia un gioiello come l’Annunciata.
A percorrere lo stesso tragitto in senso inverso sono ora 11 ritratti provenienti dalle collezioni del Museo del Novecento di Milano, tutti firmati da protagonisti di primo piano dell’arte del secolo scorso, che sull’isola incontrano due autentici tesori del Quattrocento locale: il Busto di Eleonora d’Aragona di Francesco Laurana (Museo Archeologico Antonino Salinas, Palermo) e quello di Pietro Speciale scolpito da Domenico Gagini (Palazzo Abatellis, Palermo), entrambi rappresentati da pregiati calchi in gesso ottocenteschi. Ben note agli sperimentatori dell’arte a cavallo tra il XIX e il XX secolo, le due sculture aprono lo sguardo sulle evoluzioni e sulle declinazioni del ritratto in una stagione cruciale, alla scoperta di scomposizioni, ricomposizioni, azzardi e novità.

Nel percorso curato da Evelina De Castro e Anna Maria Montaldo – direttori rispettivamente di Palazzo Abatellis di Palermo e del Museo del Novecento di Milano – con la collaborazione di Roberto Pini, Roberto Garufie e Laura Galvano, dipinti e sculture dialogano su un filo rosso disteso tra i secoli, mostrando come ciascuno degli artisti in mostra abbia interpretato un tema pressoché universale.
Si parte dalle atmosfere pre-futuriste di Giacomo Balla e Umberto Boccioni, presenti con il Ritratto di Nunzio Nasi (1902) e il Ritratto della madre (1907) per arrivare all’Homme assise (Le Fumeur, 1967) in cui un anziano Pablo Picasso, ormai lontano dalle sperimentazioni cubiste, insegue ancora una volta il miraggio del “ritratto ideale”. In mezzo, la Béatrice Hastings di Amedeo Modigliani (1915), astratta ed enigmatica come un’icona, l’Autoritratto di stampo futurista di Mario Sironi (1913) o quello intenso e pastoso di Fausto Pirandello (1940), l’elegantissima Isabella Far Pakszwer di Giorgio De Chirico (Autunno, 1935), la grazia austera e distante di Margherita di Antonio Donghi (1936), mentre tra le sculture il Busto di ragazzo di Arturo Martini e il Ritratto di Paola Ojetti di Marino Marini richiamano le forme pure del Rinascimento di Laurana e Gagini. E il cerchio si chiude.

Realizzata con il supporto di MondoMostre Skira, Il Ritratto del Novecento è dedicata all’archeologo e assessore regionale ai Beni Culturali Sebastiano Tusa, che prima della scomparsa durante il disastro aereo in Eritrea della scorsa primavera si era fatto sostenitore del progetto di collaborazione tra Milano e la Sicilia.

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