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James Lee Byars, ritorno a Venezia

The Death of James Lee Byars, evento collaterale della Biennale di Venezia 2019 – courtesy of © 2019 Vanhaerents Art Collection – photo: Formentini Zanatta

Venezia – Nel 1995, James Lee Byars mi invitò a partecipare alla sua ultima performance a Venezia “The death of James Lee Byars”. All’ora convenuta apparve alle Zattere, completamente vestito d’oro, seguito da un drappello di amici e ci incamminammo verso Punta della Dogana lungo la riva.

Una volta giunto a quell’estremità triangolare, James Lee si stese a terra, la testa rivolta al lampione, i piedi verso il Bacino di San Marco. Una figura femminile sparse dei petali di rosa, un’altra lo asperse con del profumo, Cristina Monacelli suonava dolcemente il violino. Poi la sorpresa: era mezzogiorno in punto e da San Marco a San Giorgio, dal Redentore alla Salute, da San Moisé alle Zitelle, tutte le campane di Venezia, a pochi secondi l’una dall’altra, iniziarono a suonare, descrivendo intorno a noi un perfetto cerchio sonoro.

Poco dopo ci ritrovammo sull’altra riva del canale, alla Giudecca, nel mio studio. James Lee mi aveva chiesto di ospitare in giardino la colazione post-performance. Nei suoi ultimi anni, passava molto tempo a Venezia e spesso veniva a trovarmi. Per l’occasione, cucinai per una dozzina di amici, tra i quali Wendy Dunaway, la moglie, Lucio Spinozzi, l’artista veneziano protégé di Byars, che ci aveva presentati anni prima – e Cristina Monacelli.

Con questi ricordi sullo sfondo della mente, sono entrato lo scorso giugno nella Chiesa di Santa Maria della Visitazione per visitare l’installazione “The Death of James Lee Byars“. Immediatamente la scintillante luce dorata riflessa da un milione di micro-superfici mi ha inondato e assorbito. Prima che potessi pensare, ho traguardato la luce pomeridiana che entrava dalla vetrata del rosone e ho sentito la presenza di James Lee, come fosse lì, o forse fuori sulle Zattere, in attesa che ci riunissimo. Come non se ne fosse mai andato.

Fatto un passo indietro, ho realizzato l’intima bellezza della maestosa Golden Room all’interno della magnifica chiesa. Una scelta perfetta. James Lee l’avrebbe amata. Pervaso dall’entusiasmo per questa inattesa rivelazione sono indietreggiato di qualche passo per aumentare la prospettiva sull’insieme, e in quel momento mi sono reso conto che una musica dai toni orientali stava continuando a suonare. Sono rimasto lì a lungo, catturato nella magica atmosfera, e l’entusiasmo e il senso di bellezza suscitati dall’installazione sono rimasti vivi a lungo, anche dopo aver lasciato la chiesa e aver fatto ritorno a casa.

Ripenso con piacere alla magnifica esperienza e più volte sono ritornato a visitare l’installazione. L’ho certamente segnalata ai miei migliori amici che sono rimasti tutti profondamente toccati da questa rivelazione. Negli anni seguiti alla sua morte, diverse altre opere di Byars sono state installate a Venezia, e sono stato sempre felice di vederle, così come della loro presenza in città. Senza dubbio “The death of James Lee Byars” è la più potente tra tutte, per come ha saputo riaccendere in me il senso della luminosa presenza di James Lee.

Un mese dopo la mia visita a “The Death of James Lee Byars”, ho avuto occasione di incontrare Walter Vanhaerents, il collezionista che acquistò l’opera a Bruxelles nel 1996 e che ha curato questa geniale installazione. Ho così appreso di una querelle in relazione alla presenza della musica in questa esposizione. Quindi, riflettendoci, sono giunto alla conclusione che la musica di Zad Moultaka è una presenza gentile, non oppressiva, che pare fondersi con la stessa Chiesa dove l’installazione è stata così ben situata. È una musica che evoca l’antica capacità di Venezia di costruire i suoi ponti con l’Oriente. E James Lee amava Venezia almeno quanto si ispirava alla perfezione orientale.

Capisco che da una prospettiva puramente formalista gli interpreti di una presunta ortodossia Byarsiana potrebbero sollevare qualche obiezione. Ma rileggendo il linguaggio usato per presentare l’opera al pubblico in poster e brochure, trovo che la formulazione sia appropriata, poiché riflette una relazione dialettica tra la musica dell’artista franco-libanese e il lavoro di James Lee: è ben distinta dall’opera di Byars, pur accompagnandola. Per me è piuttosto parte del dialogo che si innesca tra la “Golden Room” e la stessa Chiesa di Santa Maria della Visitazione, un edificio consacrato, che fa capo al Centro Don Orione detto degli Artigianelli, parte dei beni ecclesiastici veneziani.

Ciascuno ha naturalmente i propri gusti musicali e James Lee aveva diverse ossessioni sonore, ma come scelta curatoriale è legittima e correttamente presentata. Inoltre, non credo che James Lee fosse molto attratto dalle ortodossie, ma certamente questa querelle lo avrebbe divertito.

Un ultimo ricordo. Nel 1993, anno del centenario della Biennale di Venezia, James Lee Byars non aveva ricevuto alcun invito ufficiale all’esposizione. Il primo giorno della vernice, quando tra i primi varcai i cancelli dei Giardini, lì c’era James Lee ad accoglierci. Completamente vestito d’oro, con gesto rituale delicatamente donava a ogni visitatore una minuscola moneta dorata in carta velina, sulla quale, in dimensioni microscopiche, era stampata la frase:

“Your presence is the best work”.

Mi piace pensare che Venezia e il mondo possano godere ancora della sua magnifica presenza.

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The Death of James Lee Byars è un Evento Collaterale della 58. Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia, curata dalla Vanhaerents Art Collection di Bruxelles, visitabile sino al 24 novembre alla Chiesa di Santa Maria della Visitazione alla Fondamenta delle Zattere ai Gesuati tutti i giorni da Martedì a Domenica dalle 10 alle 18. Lunedì 18 novembre – in occasione della settimana di finissage della Biennale – la mostra rimarrà eccezionalmente aperta con il medesimo orario.

Per saperne di più, leggi anche:

– La mostra sul Calendario di ARTE.it
– Vanhaerents Art Collection
Prime Impressioni dalla Biennale di Venezia
Obituary: James Lee Byars (The Independent, 19 Giugno 1997)
MoMA: Le opere online di James Lee Byars  

Fonte

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