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Kronos e Kairos: l’arte contemporanea torna sul Palatino

Giuseppe Gabellone Senza titolo, 2018. Kronos e Kairos. I tempi dell’arte contemporanea. Electa © ph_studiozabalik

Roma – Che cos’è il tempo? Generazioni di artisti e pensatori se lo sono chiesto al cospetto delle rovine di Roma Antica. Parte di qui il progetto espositivo Kronos e Kairos. I tempi dell’arte contemporanea, che ha invitato 15 artisti italiani e internazionali a confrontarsi con gli spazi monumentali del Palatino nel Parco del Colosseo: un’area archeologica carica di grandiose quanto stratificate testimonianze del passato, pronta a dialogare con visioni e linguaggi contemporanei.

Dalle imponenti Arcate Severiane allo Stadio Palatino, dal peristilio della Domus Augustana alla bellissima Sala dei Capitelli, sculture, installazioni e opere multimediali aprono nuovi varchi tra passato e presente. Mentre i tori motorizzati di Nina Beier reiterano all’infinito il loro atto di resistenza, Jimmie Durham riflette sull’obsolescenza della tecnologia e i pittogrammi inscritti nelle coloratissime bandiere di Matt Mullican evocano i rapporti tra l’uomo e l’universo. I volti-cancelli di Kasia Fudakowsky dialogano o si affrontano a seconda che siano aperti o chiusi e le sculture di luce di Giuseppe Gabellone sfidano gli spazi antichi in modo fragile e sfrontato insieme.
Il percorso prosegue con le riflessioni riferite da Seneca all’amato allievo Lucilio nelle audioinstallazioni di Catherine Biocca, con il tatami incrostato di ricordi di Dario D’Aronco, con le proiezioni di Rä Di Martino, che ci trasportano sui set dei kolossal storici girati in Nord Africa, trasformati dal trascorrere degli anni in insolite rovine; e ancora con il cigno antropomorfo di Fabrizio Cotognini, con le figure silenziose di Hans Josephson, le metamorfosi di Oliver Laric, le mappe e le rotte di Cristina Lucas e Giovanni Ozzola, i bronzi di Hans Op De Beek e Fernando Sànchez Castillo.

A ispirare l’allestimento è la distinzione di matrice greca tra Kronos e Kairos, due immagini usate dagli antichi per figurarsi l’entità impenetrabile del tempo. Se Kronos è la successione del tempo cronologico, che scorre secondo una scansione prevedibile e puramente quantitativa distruggendo ciò che esso stesso ha creato, Kairos è l’attimo propizio, l’occasione illuminante che emerge dal fluire indistinto delle cose.

L’uno è rappresentato come un titano potentissimo che divora voracemente i propri figli ancora in fasce, l’altro come uno sfuggente fanciullo dai piedi alati, con un rasoio in mano e un solo ciuffo sulla fronte, che solo chi ha mente acuta e riflessi pronti riesce ad afferrare. È proprio questa la sfida delle 15 opere in mostra e, forse, di ogni artista: sottrarre la bellezza o la verità “all’abbraccio mortale di Kronos”, come spiega la direttrice del Parco Archeologico del Colosseo Alfonsina Russo, “per consegnarla invece alle cure di Kairos, l’archetipo del momento perfetto, in cui l’atto creativo emerge dal fluire anonimo del tempo e si distilla in un soffio eterno”. Rompendo la successione di correnti e movimenti tipica di certa storia dell’arte, il presente entra in rapporto con il passato in maniera immediata, facendo spazio al tempo della rivelazione.

Per approfondire il significato delle opere e soddisfare ogni curiosità un gruppo di studenti dell’Università La Sapienza appositamente formati sarà a disposizione dei visitatori dell’Area Archeologica, in un percorso di mediazione culturale didattica volto a stimolare la fruizione attiva.

A cura di Lorenzo Benedetti, Kronos e Kairos. I tempi dell’arte contemporanea è stata realizzata con l’organizzazione di Electa. Il progetto ha visto la collaborazione tra il Parco Archeologico del Colosseo e la Direzione Generale Arte e Architettura Contemporanee e Periferie Urbane, a testimonianza dello stretto legame tra antico e contemporaneo. La mostra sarà visitabile dal 19 luglio al 3 novembre.

 

 

 

 

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