Nei giorni di assoluto allarme per nostra società, la cultura non rimane indifferente e risponde facendosi trovare pronta, nelle opere di uno dei suoi originali interpreti.
In un quotidiano caotico, turbato e imprevedibile, la migliore arte contemporanea sa muoversi con una necessaria sensibilità, mediante immagini che non appesantiscono lo sguardo, ma progettano nuove nascite, altri spiragli da cui emanare bellezza e significato. Accade così di scoprire chi sa toccare le aree più intime del pensiero, che non aggiunge ma toglie peso alla visione, facendo riferimento all’essenziale come non si era mai visto. Figure non uniformate e temprate, artisti che esprimono un vocabolario inaspettato quanto armonico, che conduce a suggestioni rivolte a più sensi, coordinate e punti di vista. Al motto restiamo a casa, l’arte continua sui social la sua missione, attraverso lo sguardo dei nuovi maestri.
Uno degli artisti più innovativi sulla scena internazionale è senza dubbio Mario Vespasiani, nato 41 anni fa nel golfo di Venezia e capace come pochi di trasformare la pittura dall’interno, muovendosi tra figurazione e astrazione, nell’interpretazione del presente in chiave metaforica, allusiva e di grande respiro. Nelle sue opere emergono temi quotidiani, che pur senza un riferimento diretto, si aprono ad un sentimento universale e a molteplici interpretazioni. Tra le mostre d’arte contemporanea sul territorio nazionale in questo inizio 2020, va segnalata quella andata in scena presso lo spazio One Lab Contemporary nella città picena di Ripatransone che ha posto il focus sulla componente intellettuale e simbolica della pittura, descrivendo la discesa nel profondo, mediante l’uso di un unico colore, il Blu.
Mario Vespasiani, che negli anni ha elaborato opere e tematiche di notevole spessore, svela un ulteriore fase creativa, accostando le tonalità dei blu, presenti in differenti opere realizzate in vari periodi della sua carriera, in un percorso progressivo, che si comprende pienamente osservando il sentimento di totale fusione con la vita, che ha guidato l’artista durante ciascun ciclo pittorico. Molti studiosi hanno fatto riferimento alla pittura di Vespasiani come ad una pratica Zen e per il suo interessamento alle discipline orientali è stato spesso paragonato a un samurai, nel vestire con naturalezza i panni di un monaco-guerriero dell’arte, che sa alternare pratica e meditazione, azione e contemplazione. Dello Zen Vespasiani adotta la metodologia dello spirito e della coscienza della mente che conduce all’aderenza con la realtà, al qui ed ora, per agire attimo per attimo ed evolvere il proprio sé con naturalezza. Visioni in cui il colore raggiunge una tale sublimazione da diventare ipnotico, suadente e musicale.