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Lascaux 3.0. La “Cappella Sistina della Preistoria” in mostra al MANN

Lascaux 3.0. Courtesy Museo Archeologico Nazionale di Napoli

Napoli – Se proviamo a immaginare le origini dell’arte, il pensiero corre dritto alla grotta di Lascaux, a qui segni variopinti tracciati sulla roccia ventimila anni fa e scoperti accidentalmente nel 1940 da un ragazzo che portava a spasso il suo cane. Incredibili rappresentazioni di animali – tori, cavalli, bisonti, cervi, unicorni – e decori geometrici fecero presto parlare della caverna di Montignac come della “Cappella Sistina della Preistoria”. Ma già negli anni Cinquanta si scoprì che questo antichissimo capolavoro era anche straordinariamente delicato. E così, dopo un lungo lavoro, nacque Lascaux II, una grotta “gemella” di quella originale, dove dal 1983 i visitatori possono ammirare le pitture del Paleolitico senza comprometterne la conservazione. Le tecnologie contemporanee sono alla base di un passo ulteriore: un’esposizione itinerante che porta in tutto il mondo la prima opera d’arte conosciuta. Dal 31 gennaio al 31 maggio la grotta di Lascaux approda per la prima volta in Italia, in una versione site specific pensata per il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, che dal prossimo 28 febbraio renderà accessibili al pubblico i circa 3 mila reperti della sezione “Preistoria e Protostoria” in un importante riallestimento.

Lascaux 3.0, questo il titolo della mostra inaugurata oggi, si presenta come un percorso emozionale ad alto contenuto di tecnologia, didattico, rigoroso, capace di coniugare le suggestioni di una passeggiata tra le pitture rupestri con l’opportunità di ampliare le proprie conoscenze. I visitatori attraverseranno sette sezioni dedicate ciascuna a un diverso ambiente della grotta, tra cui la Sala dei Tori, celebre anche per la presenza dei leggendari unicorni, e la Navata della Mucca Nera, il Pozzo dove è stata ritrovata l’unica figura umana e la Galleria dei Felini con più di 50 animali. Lungo la strada, postazioni interattive permetteranno di approfondire i contenuti della mostra, mentre focus speciali saranno dedicati al ruolo degli archeologi, ai metodi utilizzati per studiare le pitture di Montigny e agli aspetti più interessanti della vita dell’uomo di Cro-Magnon.
La mostra sarà accompagnata da laboratori e incontri rivolti a bambini e adulti, per saperne di più sui tesori di Lascaux, sulla loro scoperta e realizzazione, o sperimentare di persona le pratiche della pittura rupestre e della ricerca sul campo.

“Da generazioni siamo affascinati dai grandi animali, ancora esistenti o estinti, e dai segni misteriosi che li circondano tra natura e magia, opere straordinariamente complesse di uomini del Paleolitico già tanto simili a noi”, commenta il direttore del Museo Archeologico Paolo Giulierini. “Questa imperdibile mostra per la prima volta in Italia, un viaggio nella grotta francese chiusa al pubblico da quasi 60 anni per preservarne la conservazione, non arriva al MANN per caso. L’idea è nata due anni fa al Festival del Cinema Archeologico di Rovereto dall’incontro con gli amici della Dordogne. L’obiettivo era collegare la riapertura della sezione ‘Preistoria e Protostoria’ del MANN con un evento espositivo di grande suggestione e richiamo, come appunto Lascaux 3.0. In attesa dell’appuntamento del 28 febbraio, con una collezione tutta da riscoprire grazie a un allestimento chiaro, accessibile e coinvolgente per il pubblico di ogni età”.

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