Il più noto storico e critico dell’arte ha raccontato le Marche al Salone internazionale del libro di Torino: il paesaggio, le scuole pittoriche, i grandi talenti artistici che vi sono nati o che ne sono stati affascinati. Un viaggio tra Raffaello e Lotto, fino a Osvaldo Licini e Gino De Dominicis guidato da Vittorio Sgarbi, ospite dello stand istituzionale della Regione. “Le Marche sono un luogo dove le cose si amplificano, pur essendo una piccola regione e diventano valore universale.
Tutto quello che, nelle Marche, trova luogo di risonanza per anime inquiete, diventa poi un valore universale. Siamo in un momento di grande fervore per le Marche e questi valori di infinita bellezza che racchiudono, non sono certo senza una buona ragione”. È quanto ha affermato Sgarbi davanti al folto pubblico che ha invaso l’area espositiva istituzionale. “L’Infinito è l’intuizione di Leopardi, oltre il tempo e oltre la morte che noi oggi celebriamo con i 200 anni di vita ininterrotta, rispetto alla nostra che, ben prima dei 200, si interrompe.
Quindi la parola infinito si lega alle Marche attraverso l’intuizione poetica del Leopardi. La presenza soprattutto di artisti non marchigiani nelle Marche – a parte Gentile da Fabriano e Raffaello che sono fra i più grandi artisti di tutti i tempi e sono marchigiani – stabilisce una relazione fra il loro mondo di provenienza e il rifugio che sono le Marche. Oltre a essere un luogo dove arrivano pittori da ogni parte di Italia, sono anche un luogo dove c’è una formidabile bellezza nei singoli borghi, una quantità di opere stupefacenti, come una specie di diffusione centrifuga che fa si che non ci sia una vera capitale, ma un luogo unico di infinita bellezza”.