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L’ombra nell’arte: a Losanna un viaggio dal Rinascimento ai nostri giorni

Joaquín Sorolla y Bastida, L’ombra della barca, 1903, olio su tela, 93 x 61,7 cm, Madrid, Museo Sorolla

Mondo – Il volto di Delacroix sbuca da un’ombra nera con un il suo sguardo intenso, severo, incarnazione vivente del genio artistico. Accanto a questa tela, il Parlamento di Londra – con la sua architettura blu, impressa da Monet sulle placide onde dai riflessi rosa del Tamigi – dialoga con l’Autoritratto in blu di Andy Warhol dalla forte connotazione avant-pop. A lungo studiata e rappresentata sistematicamente dal Rinascimento ad oggi, dal drammatico chiaroscuro di Caravaggio al luminismo dalle forme semplificate di Luca Cambiaso, l’ombra è da sempre al centro delle grandi rivoluzioni vissute dalla pittura occidentale.
La mostra Ombre. Dal Rinascimento ai giorni nostri, in corso fino al 27 ottobre alla Fondation de l’Hermitage di Losanna, regala al lettore un affascinante viaggio attraverso 500 anni di storia dell’arte. Con una selezione inedita di quasi 140 opere, il percorso riunisce una varietà di forme artistiche che vanno dall’installazione alla pittura, dall’incisione alla scultura, dalla fotografia al disegno, avvalendosi di prestiti provenienti da prestigiosi musei internazionali e collezioni private.

I notturni a lume di candela – particolarmente utilizzati dai pittori del nord per suscitare un senso di ansia ma anche di meraviglia – cedono il posto alle ombre utilizzate dallo scultore fiorentino Baccio Bandinelli per la ricerca sulla prospettiva, a quelle adoperate da Caspar Friedrich David per la drammatizzazione dei paesaggi, a quelle inquietanti di Munch e de Chirico, ai linguaggi surrealisti di Dalí e Magritte.
Gli usi dell’ombra nella creazione moderna provengono invece dalle emblematiche opere di Picasso, Andy Warhol, Christian Boltanski o Joseph Kosuth, mentre video artisti come Vito Acconci e Thomas Maisonnasse reinterpretano i grandi miti delle origini che, da Platone a Plinio, collegano tra loro ombra, arte e conoscenza.

Un’importante sezione fotografica presente in mostra raccoglie invece immagini di Man Ray, Lee Friedlander e Wolfgang Tillmans. La luce delle candele è utilizzata talvolta per sublimare la bellezza delle figure e lo splendore dei gioielli che indossano, come la donna del pittore francese Jean-Baptiste Santerre, che accende una candela la cui fiamma fa divampare la sua nudità carica di una sensualità abbagliante.

Scriveva Plinio il Vecchio di una giovane donna corinzia intenta a disegnare il contorno dell’ombra del suo amato, proiettata su un muro, per mantenerne un’immagine prima che i due si separassero. Questa scena dei due giovani mostra il ruolo centrale ricoperto, nel design artistico occidentale, dall’ombra, elemento indispensabile dell’identità di un soggetto, ma anche segno impalpabile dell’umana corporalità, dell’esistenza umana. E se nell’immaginario collettivo l’ombra è stata sempre associata al colore grigio, il percorso – grazie alla rivoluzione impressionista che per la prima volta presenta le ombre non più con tonalità scure, ma con colori brillanti – sorprende il visitatore con il vibrante cromatismo frutto delle variazioni atmosferiche dai toni blu, rosa, verde, viola.

E per artisti come il pittore belga George Morren o lo spagnolo Joaquín Sorolla l’ombra diviene un soggetto in sé, ora familiare, ora spettacolare, a tratti misterioso, come nel caso della barca abbandonata da Sorolla su una spiaggia assolata. Nel XVIII secolo esplode la mania delle silhouette, mentre nel XIX secolo le sagome continueranno a connotare l’arte popolare attraverso spettacoli teatrali, giochi di ombre cinesi, caricature.

 

 

 

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