Secondo il museologo, critico e storico dell’arte, docente di museologia (UNIPI) e di Marketing non convenzionale (Roma Tor Vergata), studioso di “museologia del presente”, ricerche supportate da numerose pubblicazioni, seminari, corsi universitari ed eventi a livello internazionale – entro la fine dell’anno è prevista l’uscita del prossimo libro che approfondirà, tra le altre cose, il rapporto tra i musei e la sostenibilità ambientale –, le istituzioni museali dovranno cambiare pelle, per entrare nella quotidianità delle persone, diventare parte attiva del territorio ed offrire nuovi servizi. Necessarie anche nuove forme di finanziamento e la formazione di figure professionali con competenze artistiche, culturali, ma anche manageriali e relative ai comparti delle scienze umane, della psicologia, della psichiatria e delle nuove tecnologie.
“La nuova definizione di museo, appena approvata Icom International, lo avvicina ufficialmente alle persone, rendendolo parte attiva del territorio. Un’evoluzione già in parte iniziata, necessaria e naturale che, da adesso in poi, viene ufficializzata dalla massima autorità mondiale nel settore museale”. A dirlo è Maurizio Vanni, museologo, critico e storico dell’arte, specialista in Valorizzazione e Gestione museale, che commenta la decisione del principale ente che rappresenta i musei di tutto il mondo, ratificata nel corso dell’ultima Assemblea Straordinaria di Praga.
“Oltre alle funzioni tradizionali – afferma Vanni – viene evidenziato il carattere sociale dell’istituzione museale, in quanto offre un servizio pubblico e protegge un pubblico interesse per tutti i segmenti di una comunità. I musei dovranno farsi promotori della diversità e della sostenibilità, temi chiave nel tempo in cui viviamo, attraverso un’offerta personalizzata su pubblici profilati. Tutto quello che prima veniva definito come ‘evento collaterale’ dovrà adesso tradursi in una serie di proposte che coinvolgano attivamente le persone in esperienze legate anche al benessere e alla coscienza ecologica”.
Vanni è promotore di questa teoria da lungo tempo, analizzata attraverso varie pubblicazioni, corsi universitari, lectio magistralis ed eventi. Risalgono ad ottobre 2021 i tre Convegni relativi al rapporto tra musei e sostenibilità ideati e condotto al Teatro Maggiore di Verbania da cui è stato tratto il “Vademecum della museologia del presente”. L’ultimo libro sull’argomento uscirà entro dicembre 2022 per la casa editrice Celid di Torino ed approfondirà la relazione tra i musei e la sostenibilità ambientale. I precedenti sono “Il museo diventa impresa. Il marketing museale per il break even di un luogo da vivere quotidianamente” (2018) e “La nuova museologia: le possibilità nell’incertezza. Verso uno sviluppo sostenibile” (2020) entrambi pubblicati da Celid.
Nelle numerose pubblicazioni, spiega che i musei non possono più essere considerati solo un contenitore di beni culturali di interesse storico-artistico, ma delle istituzioni didattiche in grado di rispondere alle nuove esigenze di pubblici sempre più ampi e diversificati. Aspetto che oggi costituisce la base della nuova definizione di museo, da parte di Icom.
Secondo l’esperto il museo diventerà così un luogo da vivere quotidianamente e non solo di tanto in tanto per ammirare le opere d’arte esposte. “Per mettere in pratica questi concetti i musei dovranno necessariamente cambiare pelle. Questo comporterà l’esigenza di aprirsi a nuove forme di finanziamento, che non derivino soltanto da fondi pubblici e la necessità di formare nuove figure professionali, di dialogare con maggiore continuità con le università e con le scuole di ogni ordine e grado, e di valorizzare i beni immateriali e la costruzione scientifica di eventi temporanei. Solo in questo modo saranno in grado di interpretare il cambiamento. Serviranno nuove competenze, non solo in Storia dell’Arte, Archeologia, Conservazione e Restauro, ma anche in Economia, Marketing e Comunicazione, Gestione Museale, Antropologia, Sociologia, Pedagogia, Psichiatria ed Informatica. Anche i territori beneficeranno di questa evoluzione, in quanto le nuove funzioni trasformeranno i musei meno blasonati in vere e proprie destinazioni turistiche. Sarà sicuramente un cambiamento importante, ma è l’unica strada per salvare i musei da chiusure e fallimenti”, conclude.
Maurizio Vanni – Storico e Critico d’Arte, Museologo, specialista in Valorizzazione e Gestione museale. Dal 2002 al 2021 ha diretto strutture museali di arte moderna e contemporanea (dal 2009 al 2021 il Lu.C.C.A. – Lucca Center of Contemporary Art). Attualmente lavora per la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Lucca e Massa Carrara – Valorizzazione e Gestione dei Beni Culturali e Musei.
Vanni è anche Docente di Museologia per il turismo presso UNIPI, di Marketing non convenzionale alla Facoltà di Economia di Roma Tor Vergata nel Master “Economia e Gestione della Comunicazione e dei Media” (dal 2011), Docente di Governance e gestione culturale presso il Conservatorio Boccherini di Lucca nel Master MaDAMM (dal 2011). Ha curato più di 700 eventi, tra mostre, progetti di museologia e gestione museale, in oltre sessanta musei di trenta paesi del mondo in città come Seoul, Ansong, Incheon, Pechino, Shanghai, Quanzhou, Tokyo, Bangkok, New Delhi, Hong Kong, Taipei, Taichung, Chicago, Toronto, Rio de Janeiro, San Paolo, Fortaleza, Città del Messico, Monterrey, Buenos Aires, La Plata, Bogotà, Asunción, Mosca, San Pietroburgo, Lisbona, Basilea, Madrid, Barcellona, Istanbul, Parigi, Dresda, Francoforte, ecc. Nell’ottobre del 2021 ha ideato, organizzato e moderato presso il Teatro Maggiore di Verbania “Piacere Cultura”: tre convegni legati alla museologia del presente approfondendo, con conferenze, tavole rotonde, lectio magistralis, laboratori e workshop, la relazione tra musei e responsabilità sociale, sostenibilità ambientale, salute e benessere. Ha al suo attivo oltre 600 pubblicazioni.