Roma – L’Appia Antica alle porte di Roma è uno dei paesaggi più suggestivi al mondo, ritratto in varie epoche e a più riprese da numerosi artisti, fotografi e registi. Le spettacolari rovine archeologiche si adagiano su una campagna romantica e ancora un po’ bucolica, che specialmente d’estate si tinge dei colori oro dei campi e verde delle chiome dei pini marittimi.
A due passi dal centro caotico della città, si dipana quello che fu il sogno di un cieco, Appio Claudio, che ventitré secoli fa progettava una strada di collegamento tra l’Urbe il porto di Brindisi. Un percorso che complessivamente si estende per oltre 600 km, che oggi attraversa 4 Regioni e interessa 87 Comuni.
In occasione della presentazione al Mibact del progetto “Appia Regina Viarium” finanziato per 20 milioni di Euro e finalizzato alla valorizzazione e alla messa a sistema dell’antico tracciato da Roma a Brindisi, in concomitanza con l’inaugurazione della mostra fotografica di Paolo Rumiz “L’Appia ritrovata da Roma a Brindisi” presso il Casale di Santa Maria Nova di Roma fino al 13 settembre, abbiamo intervistato Simone Quilici, direttore del Parco Archeologico dell’Appia Antica.
Quali sono le iniziative in cantiere a Roma per l’Appia Antica?
“Il Parco Archeologico dell’Appia Antica coinvolge i Comuni di Roma, Ciampino e Marino. L’iniziativa “Appia Regina Viarium” presentata dal Ministro Franceschini riguarda in maniera più ampia l’intero tracciato dell’antica via e fa capo al Ministero direttamente. Noi ci inseriamo all’interno del piano con vari progetti. A breve partirà il restauro del basolato nel tratto esterno al Raccordo Anulare, ancora parzialmente degradato, per il ripristino dell’antica strada. Per il progetto sono stati stanziati 1,3 milioni di Euro. Ci saranno inoltre interventi mirati sul fronte dei restauri. Stanno per iniziare i lavori di ripristino dell’Acquedotto Claudio, il celebre l’acquedotto ripreso recentemente nel film “La Grande Bellezza”, per 1,7 milioni di Euro. Interverremo sul fronte dell’accessibilità con abbattimento di barriere architettoniche e installazione di dispositivi per altri tipi di disabilità sensoria e cognitiva perché i siti siano più facilmente fruibili dal pubblico. E’ prevista inoltre tanta manutenzione ordinaria e straordinaria in corrispondenza dei siti visitabili: il mausoleo di Cecilia Metella, la Villa dei Quintili e le Tombe della via Latina.”
Quanti sono i visitatori che ogni anno visitano l’Appia Antica?
“Sono pochissimi, appena 30mila. Dalla bigliettazione raccogliamo appena 90mila Euro all’anno. Sono cifre molto basse. Purtroppo l’Appia è un po’ periferica, fuori dai circuiti turistici classici di Roma che si concentrano in pochi luoghi. Nel giro di poche centinaia di metri dall’Appia sorgono il Colosseo, che conta 7 milioni di visitatori all’anno, e le Terme di Caracalla – che sono di competenza della Soprintendenza di Roma – con circa 300mila turisti. Man mano che ci si allontana dal centro si verifica un crollo verticale dei flussi turistici. Dalle numerose ricerche pubblicate sappiamo ormai che in testa alla classifica dei luoghi più visitati a Roma ci sono in primis i Musei Vaticani e San Pietro soprattutto, il Colosseo, la Fontana di Trevi, il Pantheon e poco più.”
Quale intervento potrebbe modificare lo stato delle cose?
“Ci vuole tanta comunicazione. Analizzando i flussi degli ultimi anni, abbiamo notato che i picchi di visita all’Appia Antica si registrano in due momenti dell’anno, a Marzo e a Ottobre, che corrispondono a due settimane particolari durante le quali si svolgono eventi promossi e comunicati in modo molto efficace dal Ministero: la Settimana dei Musei e le Giornate europee del Patrimonio. In occasione di questi due momenti abbiamo picchi 10 volte superiori alla media dei mesi precedenti. E’ la dimostrazione che con la comunicazione e l’organizzazione di eventi si può ottenere molto.”
In questa chiave si inscrive la mostra di Paolo Rumiz?
“Sì certo. Si tratta di una grande mostra fotografica e video, con ricostruzioni cartografiche e storiche dell’intero tracciato, che sarà itinerante e circolerà in varie Regioni. L’ambizione è di renderla permanente. L’Appia a Roma è uno dei due terminali della strada che congiunge la Capitale a Brindisi. Il tratto da Roma ha la funzione di porta di accesso, punto di partenza per il fruitore del cammino dell’Appia. Ma come ben sappiamo, si parla di cammino dell’Appia ma l’antica via è un bene archeologico e paesaggistico che può attrarre un pubblico ben più ampio dei camminatori. Il cammino è una porzione del tutto. Più in generale conosciamo la regola dei cammini per cui a ogni camminatore corrispondono 10 visitatori in altre forme. E questo vale anche per l’Appia: non è obbligatorio percorrerla tutta a piedi, si può andare a visitare i singoli luoghi, le cosiddette eccellenze archeologiche. Ciò non toglie che l’iniziativa della mostra e del libro di Paolo Rumiz fungano da volano, contribuendo a rilanciare l’interesse per l’Appia.”
Quali sono i futuri progetti di comunicazione ed eventi in programma?
“In occasione dei 500 anni di Raffaello, inaugureremo ad Aprile una piccola ma raffinata mostra, in una delle nostre sedi a Capo di Bove sull’Appia, dedicata a Raffaello e l’antico, con alcuni pezzi di notevole valore e pregio artistico.
Dopo le esposizioni fotografiche di Gianni Berengo Gardin e di Paolo Rumiz, il prossimo autunno ospiteremo al Casale di Santa Maria Nove una nuova mostra di un artista di grande livello. Generalmente tendiamo ad alternare i grandi nomi con giovani emergenti della fotografia, ma vorremo ripetere il successo in termini di afflusso che abbiamo riscontrato in occasione della mostra di Berengo Gardin.
Come ogni anno, a Luglio si terrà il Festival dal Tramonto all’Appia, in collaborazione con Electa che è il nostro concessionario. L’anno scorso il concerto degli Avion Travel sotto la luna piena con le luci che illuminavano i resti del mausoleo di Cecilia Metella è stato davvero una serata magica.”
Il Casale di Santa Maria Nova, Parco Archeologico dell’Appia Antica, Roma
Avete in piano forme di collaborazione con altri Parchi o istituzioni presenti lungo la via Appia?
“Da decreto istitutivo abbiamo il compito di coordinare tutte le attività di valorizzazione da Roma a Brindisi, inclusi gli eventi di promozione, comunicazione e i convegni. Non ci sostituiamo alle Soprintendenze per quanto riguarda la tutela, che ovviamente viene esercitata in loco. E’ ancora un ruolo per ora solo sulla carta che dovrà dare vita a un lavoro effettivo, concreto in futuro. Recentemente abbiamo fatto degli incontri mirati alla creazione di un sistema museale da Roma a Brindisi, che consenta di coordinare le attività dei musei ad esempio per la produzione di mostre itineranti o per favorire prestiti museali per far circolare il patrimonio lungo il percorso. Si potrà mettere in campo anche una rete della conoscenza promuovendo protocolli di intesa con vari soggetti lungo il tracciato a cominciare dal Parco Regionale Naturalistico e i Parchi che ci sono a sud del Lazio, coinvolgendo ad esempio le gole di Itri, oppure il Parco regionale di Gianola e Monte Scauri, le aree di Benevento, e i punti di addensamento dei valori archeologici lungo l’Appia.”
Grandi progetti per il futuro?
“Sicuramente la candidatura Unesco è molto importante. In realtà è partita già da tanti anni. Si tratta di una candidatura di tipo seriale: significa che non riguarderà tutta la strada anche perché per lunghi tratti non c’è più nulla della via antica. Saranno candidati i siti presenti nelle quattro Regioni interessate dall’Appia dove si concentrano le aree archeologiche più significative. Il progetto vedrà il coinvolgimento del Ministero a livello di coordinamento, con la collaborazione delle Regioni e dei Comuni. Occorre però preparare un dossier di candidatura e un piano di gestione. Siccome si tratta di un piano olistico che mette insieme vari piani già esistenti di tutela e di uso del suolo, urbanistici e di conservazione, e necessita di un’attività di coordinamento. Ci sono Comuni molto attivi come Benevento con il sindaco Mastella e Brindisi con il sindaco Rossi che sono dei veri e propri poli propulsivi. Il Parco Archeologico dell’Appia Antica avrà senz’altro un ruolo di primo piano per la messa a sistema delle varie realtà locali”.