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Plessi alle Terme di Caracalla: viaggio storico-emozionale nelle viscere di Roma

Una delle installazioni di Fabrizio Plessi a Caracalla. Foto: © E. Giovinazzo. Courtesy SSABAP

Roma – Forni, caldaie, magazzini. E ancora acqua, fuoco, vento e lampi che si fondono in un connubio tra antichità e archeologia a generare un universo fluido che scorre nella grande arteria sotterranea sotto l’esedra del calidarium alle Terme di Caracalla. Un affascinante intervento di Fabrizio Plessi, tra i protagonisti della videoarte internazionale, inaugura un nuovo settore del più sontuoso impianto termale dell’antichità a Roma, che apre al pubblico – dopo un complesso lavoro di consolidamento – con un itinerario ispirato ai temi classici, tanto nelle strutture di supporto agli schermi, quanto nei contenuti degli stessi video. Il segreto del tempo secondo l’artista di Reggio Emilia esplode dalle dodici videoinstallazioni che compongono il nuovo progetto site-specific che accoglierà turisti e romani dal 18 giugno al 29 settembre.

La sintassi antinarrativa, poetica, evocativa di Plessi è emblematicamente rappresentata dall’enorme libro che apre il percorso e che lo spettatore ha la possibilità di sfogliare virtualmente.
Per il suo viaggio emozionale nel ventre della città eterna, Plessi affida a ruderi e rovine la funzione di segno. Le Terme, i mosaici, le colonne, le anfore, e ancora una tunica in marmo mossa dal vento e un omaggio a Giambattista Piranesi – l’autore che a metà del Settecento ha contribuito alla riscoperta del paesaggio archeologico – diventano così per i visitatori un’esperienza immersiva di forte impatto, un omaggio vibrante che sottrae la storia alle tenebre della memoria breve, attivando un meccanismo emozionale.

“Alle Terme di Caracalla – spiega il curatore della mostra, Alberto Fiz – Plessi scende nei sotterranei dove colloca, nel buio, dodici videoinstallazioni proposte su archi tridimensionali in metallo che si riflettono nell’acqua, quasi a voler evocare le origini di questo straordinario complesso. Le opere, accompagnate dalle musiche di Michael Nyman, occupano il luogo che assorbe la tecnologia digitale sviluppando un immaginario evocativo in dialogo con la storia: fuoco, acqua, colonne che si liquefanno, ma anche il vento che scompiglia le sculture di Caracalla o il fumo che esce da un’opera di Giovanni Battista Piranesi della celebre serie delle Carceri, in una metamorfosi continua destinata a svelare Il segreto del tempo, come recita il titolo della mostra. Un tempo manipolato, compresso, eterogeneo, sincronico che l’artista utilizza a suo piacimento senza rispettare le cronologie” .
Le anfore corrose, gli otri incastonati, le terracotte di scavo, escono trionfalmente da quel liquido oleoso e scuro chiamato mare, per rituffarsi in quell’azzurro cristallino e trasparente schermo del nostro quotidiano elettronico.

La mostra è accompagnata da un’ampia monografia edita da Electa, con un apparato iconografico a corredo di saggi e testimonianze critiche.

 

 

 

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