Gaetano Previati, La ferrovia del Pacifico, 1914-15 Olio su tela, cm 207,3 x 133, Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, courtesy Fondazione Ferrara Arte
L’esposizione Dal Simbolismo al Futurismo. Gaetano Previati che debutta domenica 9 febbraio per restare aperta al pubblico sino al 7 giugno 2020 mette in mostra 100 opere tra olii, pastelli e disegni dell’artista ed è completata da una ricca selezione di documenti inediti dell’Archivio Eredi Alberto Previati.
Il titolo della mostra ne racconta sin dal principio l’intenzione, quello di presentare in una grande antologica il percorso artistico ‘a cavallo dei secoli’ di Previati. Un artista che fu uno dei massimi esponenti del Divisionismo italiano – noto per aver scritto “I principii scientifici del divisionismo: (la tecnica della pittura)” un libro del 1906 che ne codificò le regole e le tecniche – ma anche un anticipatore di molti temi e sensibilità che poi furono pienamente espressi dalle avanguardie futuriste di Balla e Boccioni.
Così l’esposizione porta il visitatore per mano in un percorso che è anche un viaggio che presenta Previati partendo dalle opere che gli danno la prima notorietà – come Gli ostaggi di Crema del 1879 – per immergersi nelle oscurità oniriche delle Fumatrici di Oppio messe a confronto in un dipinto dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi e in un bozzetto a olio proveniente da una collezione privata. Il Simbolismo, la musicalità della sua luce, il movimento emergono nel grande pannello Armonia o Sinfonia per l’occasione giunto a Ferrara grazie a un prestito del Vittoriale dannunziano, che la curatrice mette a confronto con un piccolo Notturno e nella stessa sala il capolavoro del 1909, Paolo e Francesca un’opera che dà forma ad un “fluttuante abbraccio evanescente, stati d’animo che si propagano all’infinito”.
Poi molte altre opere, dai bellissimi paesaggi ai soggetti sacri, alle illustrazioni per opere letterarie cui il pittore si dedicò in più occasioni, che restituiscono il profilo completo di un artista non così conosciuto dal grande pubblico quanto forse avrebbe meritato, se si pensa che l’ultima grande mostra ebbe luogo proprio a Ferrara 51 anni fa nel 1969.
E infine la parte più nuova, forse meno nota di Previati con il meraviglioso e immaginario viaggio nel futuro tecnologico, i treni, i ponti sospesi, la velocità – temi che hanno la massima rappresentazione nell’opera La ferrovia del Pacifico, parte del ciclo Vie del Commercio che il ferrarese realizzò tra il 1914 e il 1915 per la Camera di Commercio di Milano e che eccezionalmente è stato prestato per la mostra.
Se la nuova estetica delle macchine evocata in questo ciclo da Previati non ha la carica rivoluzionaria che fu espressa dal Futurismo, la sintesi estetica di quest’ultima opera – che è anche l’immagine scelta per promuovere la nuova mostra di Ferrara – esprime un dinamismo e un impatto visivo sorprendenti che paiono aprire le porte ad una nuova cultura visiva figlia di una modernità che è oramai alle porte.
Non a caso come ricorda il presidente di Fondazione Ferrara Arte Vittorio Sgarbi nella conferenza stampa di presentazione della mostra Previati è anche il punto di congiunzione “impossibile” tra due geni del primo novecento come D’Annunzio e Marinetti che pur con sensibilità diverse, e detestandosi l’un l’altro, seppero apprezzare l’opera dell’artista ferrarese.
Come scrisse nel 1916 Boccioni “L’opera di Gaetano Previati è di una vastità e di un valore che sconcertano […] Gaetano Previati è stato il precursore in Italia della rivoluzione idealista che oggi sbaraglia il verismo e lo studio documentario del vero”. Ma anche diversamente qualche anno prima, nel 1911 sempre Boccioni affermò di Previati “Con lui le forme cominciano a parlare come musica, i corpi aspirano a farsi atmosfera, spirito, e il soggetto è già pronto a trasformarsi in istato d’animo”.
Previati, tra Simbolismo e Futurismo, appunto.
Un tramite. Fuori e dentro la cornice, al tempo stesso.