Affreschi dell Cripta di San Giovanni in Monterrone (particolare), Matera. Courtesy Fondaco Italia
Ieratiche figure di santi mostrano un felice connubio tra la cultura figurativa benedettina e le influenze bizantine portate dai monaci basiliani che nel Medioevo giunsero a Matera dall’Oriente, mentre i colori e il disegno elegante del cinquecentesco Maestro di Miglionico impreziosiscono un’intera parete. Con l’intervento portato avanti nel tempo record di cinque mesi da Pantone Restauri, tornano perfettamente leggibili e splendenti nelle cromie originarie le figure di San Giovanni Evangelista e di San Giovanni Battista (cui è dedicata la cripta) con l’Agnus Dei. E poi una Madonna con Bambino, probabilmente la Glikophilousa della tradizione orientale, il volto di Sant’Andrea, un San Girolamo in abiti vescovili, San Pietro Principe degli Apostoli, San Giacomo maggiore e l’Annunciazione, fino alle scene cinquecentesche del Battesimo di Gesù e della Conversione di Sant’Eustachio, patrono della città.
Oltre a consolidare gli strati pittorici, eliminare i danni del tempo, degli agenti atmosferici e di indebite manomissioni, il lavoro di Luca Pantone e della sua equipe ha portato alla luce frammenti inediti: aureole, volti umani e una figura animale (forse un cervo). Difficile per il momento datarli e attribuire loro un significato iconografico coerente. Ne sapremo di più nei prossimi mesi grazie agli studi che verranno presto intrapresi da Marco Pelosi, direttore artistico e vice direttore del Museo Diocesano di Matera, socio della cooperativa Oltre l’Arte (che gestisce le visite alla chiesa) ed esperto del patrimonio storico-culturale della città dei Sassi.
Intanto si pensa a un nuovo intervento che interesserà il tetto della cripta, dove fessurazioni dovute alle piante e infiltrazioni d’acqua continuano a rappresentare una minaccia per la salute degli affreschi. “Fondamentale sarà anche tutelare le decorazioni pittoriche con visite contingentate” aggiunge Pantone: “L’equilibrio degli ambienti ipogei è particolarmente delicato. Il microclima fresco e umido della Madonna de Idris è già stato alterato negli anni Ottanta dall’apertura di una finestra e più recentemente dalla creazione della pur necessaria uscita di emergenza. A questo si aggiunge il calore causato dalla presenza di visitatori sempre più numerosi che, specie in estate, accelera l’evaporazione dell’acqua presente nelle pareti e favorisce il deposito di sali deteriorando gli affreschi”. Croce e delizia del gioiello rupestre, durante il restauro i visitatori hanno beneficiato di un trattamento speciale. L’operazione è avvenuta infatti sotto gli occhi di turisti e cittadini che, grazie a un restauro aperto in cantiere didattico, hanno potuto seguire da vicino ogni fase dei lavori. Nello stesso spirito per tutta durata dell’intervento una webcam è stata attiva nella cripta H24, riprendendo i restauratori all’opera. “Abbiamo registrato oltre 90 mila contatti con visite della durata media di circa un minuto e mezzo. Tanti i collegamenti da Francia, Germania e Stati Uniti”, ha spiegato il presidente di Fondaco Italia Enrico Bressan: “Un successo che ci incoraggia a proseguire su questa strada, favorendo la partecipazione e rendendo concretamente visibile il nostro lavoro”.
Si conclude così il quarto atto del progetto “Arte e impresa” di Rigoni di Asiago e Fondaco Italia, che negli ultimi quattro anni ha visto il restauro dell’Atrio dei Gesuiti al Palazzo di Brera (Milano), della statua di San Teodoro a Palazzo Ducale di Venezia e della fontana Venezia sposa il mare di Palazzo Venezia (Roma), mentre dovremo aspettare metà ottobre per sapere quale sarà l’opera destinataria dell’intervento del 2020.
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