Il Museo di Archeologia Ligure di Genova riapre al pubblico venerdì 30 dicembre 2022, dopo un periodo di lavori di messa a norma.
Il Museo si trova nello straordinario complesso storico-ambientale dei Parchi e Musei di Pegli, un importante quartiere nel Ponente della città, ed è ospitato all’interno di Villa Durazzo Pallavicini. L’antica dimora nobiliare fu donata al Comune di Genova nel 1928 dagli eredi dei Pallavicini con il vincolo di utilizzarla a scopi culturali: nasce così il più importante museo archeologico della Liguria, inaugurato nel 1936.
Nelle 18 sale su tre piani, il pubblico potrà tornare a esplorare sfide, crisi e successi delle due specie umane vissute in Liguria, da cui noi europei discendiamo, durante 100mila anni. Le straordinarie raccolte archeologiche raccontano infatti i movimenti di Neanderthal e Sapiens, la vita dei cacciatori dell’era glaciale, l’arrivo dei primi pionieri marittimi mediterranei, le manifestazioni artistiche e spirituali, gli accampamenti in grotta, i primi villaggi, le strade e gli insediamenti più antichi della regione.
Si scoprirà anche la nascita di Genova 2500 anni fa e i suoi primi abitanti, le relazioni col Tirreno e il Mediterraneo, le lotte dei Liguri con Roma e la fondazione delle città della Liguria come provincia romana.
Lungo il percorso espositivo, allestimenti tradizionali, QRCode, attrezzi, armi, materie prime e riproduzioni da manipolare e le storie di donne e uomini protagonisti di episodi cruciali mirano a coinvolgere visitatori diversi per interessi e caratteristiche. Nella “Grotta dell’Archeologia”, realizzata nell’area di accesso ad un rifugio antiaereo della Seconda Guerra Mondiale nelle vicinanze del Museo, il pubblico potrà rivivere momenti ed esperienze “quotidiane” della vita nelle grotte liguri oltre 6000 anni fa.
La riapertura verrà celebrata giovedì 29 dicembre alle ore 12, con una festa organizzata dal Comune di Genova in collaborazione con associazioni e realtà economiche del Ponente cittadino.
Alle ore 12 sarà inaugurata la targa commemorativa dedicata all’archeologo siriano Khaled al-Asaad. La riapertura del Museo sarà festeggiata con momenti musicali a cura della Conte Brass Band e, nel pomeriggio, con attività e laboratori per bambini e ragazzi. Il Comune di Genova ringrazia la Scuola Musicale Conte e il CUP-Centro Universitario del Ponente.
Tra i 50.000 reperti conservati nello storico museo si ritrovano testimonianze delle vicende più significative della storia ligure: dai grandi cambiamenti climatici del paleolitico, alle origini di Genova, fino all’ascesa di Roma e alla nascita delle prime città romane in Liguria. La provenienza non solo da scavi archeologici, ma anche da alcune raccolte private, tra le quali spicca quella ottocentesca del Principe Odone di Savoia, consente spunti narrativi anche su questo peculiare capitolo di un collezionismo colto e raffinato.
Fra i reperti più importanti del museo:
Il Principe delle Arene Candide: Scoperto a 6,70 m di profondità nella Caverna delle Arene Candide (Finale Ligure, Savona), questo giovane cacciatore di 15 anni vissuto 24.000 anni fa (datazione non calibrata), deve il soprannome di “Principe” allo straordinario corredo con cui è stato sepolto. È alto 1,70 m, ha braccia molto robuste, specie la destra adatta a scagliare lance durante la caccia e gambe allenate da sforzi continui e prolungati. Le analisi fatte sulle sue ossa indicano che mangiava molta carne di animali selvatici, ma anche pesci e molluschi.
Il corpo adagiato sulla schiena è coperto di ocra rossa, il corredo è ricchissimo: un copricapo formato da centinaia di conchiglie marine forate, un lungo coltello in selce proveniente dall’odierna Francia meridionale stretto nella mano destra, un bracciale di conchiglie con ciondolo in avorio di mammut, quattro bastoni “di comando” ricavati da corna di alce, forati e decorati da linee e tacche incise e due “bottoni” in avorio di mammut accanto alle ginocchia.
La Tomba 30 della Necropoli di Via XX Settembre È una delle tombe più ricche e interessanti dell’intera necropoli preromana di Genova. Appartiene ad una signora di alto rango, arrivata a Genova nel V secolo a.C. dall’area di Como e della Cultura di Golasecca, a seguito di un’alleanza matrimoniale. Il corredo comprende la splendida collana in ambra, importata dal Baltico, con elementi a forma di vaso portaprofumi, un ciondolo a forma di stivaletto, un disco fermapieghe in oro e alcune spille (fibule) in lega d’argento di diverse forme che si trovano anche nell’Etruria Padana.
Il Cerbero Il gruppo scultoreo del Cerbero rappresenta un’opera straordinaria e unica realizzata a Genova nella prima età imperiale romana (I secolo a.C. – I secolo d.C.). Cerbero è un mostro della mitologia antica, un feroce cane con tre teste guardiano del regno dei morti. Nel nostro esemplare, che conserva solo due delle teste, è accovacciato sulle zampe posteriori mentre la sua zampa anteriore destra poggia con gli artigli su una testa umana mozzata. Questa scultura in marmo apuano è stata ritrovata a Genova nella zona dell’attuale via Fieschi, in un’area di sepoltura prossima alla necropoli e lungo una via. Riunisce in sé elementi del mondo mediterraneo, come la figura mitologica del Cerbero, celto-liguri, come la testa umana mozzata e di ambito etrusco e italico come la coda a forma di serpente con cresta e bargigli.
La Tavola di Polcevera È il più antico documento giuridico riguardante i Liguri e Genova. Questa importante epigrafe in bronzo fu rinvenuta nel 1506 nei pressi di Serra Riccò, in Valpolcevera, nell’entroterra di Genova. Riporta in lingua latina l’arbitrato emesso nel 117 a.C. da due magistrati romani, i fratelli Minucii, riguardante i territori sotto il controllo di Genova in Val Polcevera. Il testo riporta i confini e le attività agro-pastorali permesse ai Vituri Langensi, popolazioni liguri della Val Polcevera, e dà importanti informazioni anche sul tracciato della via Postumia che attraversava quel territorio collegando Genova alla Pianura Padana e poi verso est all’Adriatico.
Il documento è stato per molti anni simbolo delle antiche origini di Genova.