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Shooting the Mafia. Al cinema la storia di Letizia Battaglia

Letizia Battaglia “Rosa Schifani” 1993 – Palermo, 1993. Rosaria Schifani, vedova dell’agente di scorta Vito Schifani, assassinato nel 1992 insieme al Giudice Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e tre suoi colleghi – courtesy © 1993 Letizia Battaglia per I Wonder Pictures

Che si tratti di un sorriso o di un morto ammazzato, da sempre Letizia Battaglia punta l’obiettivo e colpisce lo sguardo con la precisione di un cecchino. Dove nascono il suo umanissimo coraggio, la sua cruda poesia, la sua passione per la verità? Per raccontarcelo arriva finalmente sul grande schermo Shooting the Mafia, il documentario di Kim Longinotto che ha fatto il pieno di applausi all’ultimo Sundance Festival, al Panorama Internationale Filmfestspiele di Berlino e al Biografilm di Bologna.

Dal 22 al 25 marzo con una proiezione evento I Wonder Pictures porterà nei cinema di tutta Italia la sorprendente avventura della fotografa siciliana, iniziata per caso più di 50 anni fa in un’Italia insanguinata da stragi e delitti di mafia, con la strada come unica maestra. Da allora Letizia non ha mai smesso di fotografare, riprendendo giochi infantili ed eventi epocali, vicoli e città, gente comune e personaggi noti. Per il reportage di cronaca è stata una rivoluzione e dall’Ora di Palermo le sue immagini sono rimbalzate sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo. Merito della sensibilità con cui ha scelto di guardare intorno a sé, fotografando “tutto da molto vicino, a distanza di un cazzotto, o di una carezza”.

Quello di Longinotto è un ritratto intimo e personale, che intreccia interviste e testimonianze d’archivio, film e video privati, per mostrare non solo “una vita vissuta senza schemi”, ma anche un vivido spaccato dell’Italia del XX secolo. “In Shooting the Mafia esploriamo la storia di questa straordinaria siciliana che ha sfidato l’autorità maschile, la cultura e la società pervase dalla mafia”, ha spiegato la pluripremiata regista britannica: “Letizia non solo ha fatto infuriare la mafia fotografando coraggiosamente i suoi crimini, ma lo ha fatto apertamente in un momento e in un tempo in cui tutto ciò era sconosciuto”.
“Sono stata salvata dalla fotografia. Ero una donna giovane, intelligente, disperata. L’incontro con la fotografia mi ha permesso di esprimere i miei pensieri, la mia ribellione, il mio impegno sociale e politico”, ha detto la reporter ottantacinquenne con gli occhi vivi e penetranti, il caschetto colorato come quello di una ragazzina. Regista, attivista, assessore, editore, vincitrice di premi prestigiosi e perfino in nomination per il Nobel per la pace, Letizia Battaglia ha raccontato mezzo secolo in bianchi e neri rigorosissimi, o in vibranti scatti a colori, pieni di dinamismo eppure straordinariamente essenziali: sorprendentemente grafici, ma dotati di “una bellezza che spezza il cuore”, nelle parole di Kim Longinotto.


Letizia Battaglia “Amenta e Roberto” una delle foto in esposizione alla mostra Corpo di Donna alla Crumb Gallery di Firenze – courtesy © Letizia Battaglia

L’avventura non è ancora finita. Direttrice del Centro Internazionale per la Fotografia dei Cantieri alla Zisa di Palermo, oggi la fotografa si dedica a un nuovo progetto che ha al centro il nudo femminile. È il ritorno di un amore antico, quello per le donne, dalla reporter che nel 2017 il New York Times ha indicato come una delle donne straordinarie dell’anno e che certo, come donna, per molto tempo non ha avuto vita facile.

Dopo il successo di Storie di Strada a Palazzo Reale di Milano, a Firenze sta per aprire una mostra che ci offrirà un colpo d’occhio sulle ultime ricerche di Letizia. Dal 7 marzo al 7 aprile negli spazi espositivi di Crumb Gallery Corpo di Donna racconterà “la grandiosità, la bellezza e la dolcezza del corpo femminile”. Nessuna foto sexy, né pose da modella, ma scatti che alzano il velo per “vedere davvero”. Sono una ventina le immagini selezionate per illustrare un percorso che dagli anni Sessanta giunge al 2019. “C’è la ragazza così come la donna di 70 anni che mentre scatto dice: sono bella così come sono”, racconta l’artista: “Le ho fotografate con solidarietà e rispetto. La fotografia è un atto meraviglioso, come fare l’amore. Ma con rigore e senza vanità”.  

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