Treviso – In un mondo ancora sferzato da sottoculture e comunità fetish, c’è ancora un insolito tipo di bellezza racchiuso nell’apparente banalità di una cucina sporca o di un letto disordinato.
A raccontare i momenti fugaci di intimità, seduzione e vulnerabilità nascosti tra due persone che cercano di connettersi nel regno online è Weeping on a Pile Carpet, di Désirée Nakouzi De Monte e Andrea Parenti, tra i vincitori del Premio Asolo – come migliore opera post internet art – proclamati ieri a conclusione dell’Asolo Art Film Festival.
Giunge così a conclusione, con la proclamazione delle opere vincitrici, l’edizione numero 37 della rassegna più antica del mondo dedicata al rapporto tra cinema e arti figurative, che dal 20 al 23 giugno ha fatto del comune trevigiano Asolo il centro mondiale del cinema d’Arte.
Il Gran Premio Asolo 2019 è stato invece assegnato a Gli indocili di Ana Shametaj “per l’abilità di catturare il processo creativo in modo onesto e immediato, non storicizzando, bensì accompagnando lo scorrere del tempo collettivo della creazione”. Questa la motivazione della giuria internazionale composta da Roberto Pisoni, Philippe del Drago, Helena Kritis, Piero Deggiovanni, Silvia Calderoni e Virgilio Villoresi.
Il film racconta un processo di creazione da parte di un gruppo di dodici giovani attori performer che, sotto la guida dei maestri Cesare Ronconi e Mariangela Gualtieri del Teatro di Valdoca, hanno passato tre mesi di vita insieme e studio comune, per divenire un unico coro e un corpo compatto in scena.
Miglior film sull’arte nella categoria “lungometraggio” è invece Five Seasons: The Garden of Piet Oudolf di Thomas Piper, “per la sua capacità di rendere simbolicamente il mondo poetico del grande paesaggista penetrandolo con sensibilità fin dentro le sue creazioni”.
A Landing di Shirin Sabahi è andato invece il Premio Asolo, migliore film sull’arte, categoria cortometraggio. In tal caso, a convincere la giuria sono state “la leggerezza e l’originalità dello sguardo su un’architettura magnificente e misteriosa la qualità della produzione che rivela la poetica dell’oggetto filmato” .
The Hymn of Muscovy di Dimitri Verkov ha vinto il Premio Asolo come miglior film d’arte. “Suggerisce come un semplice gesto, come quello di capovolgere una camera, possa ricreare un mondo nuovo a tre dimensioni. L’architettura e lo spazio urbano della metropoli di Mosca si svuota di retorica e di gravità lasciando lo spazio a nuove rivoluzioni galattiche” spiegano dalla giuria.
Le opere ammesse al concorso dell Asolo Art Film Festival diretto da Cosimo Terlizzi sono state in tutto una cinquantina su circa 500 arrivate da 45 paesi del mondo.
L’edizione 2019 si è distinta per la qualità dei contenuti e per le nuove categorie introdotte, come la Post Internet Art – un focus sul modo in cui le nostre vite sono cambiate attraverso l’uso pervasivo della rete – e la categoria fuori concorso Affioramenti, frutto dei rapporti intrecciati con le università e le Accademie di belle arti.