I mondi di Riccardo Gualino. Collezionista e imprenditore
Torino – Era il 1912 quando l’imprenditore biellese Riccardo Gualino decise di darsi all’arte e acquistò il primo pezzo di quella che sarebbe diventata una delle più belle collezioni italiane. Complici i preziosi consigli dell’amico Lionello Venturi, in due decenni l’industriale riuscì a mettere insieme un tesoro che spaziava da Duccio di Buoninsegna a Édouard Manet, da Sandro Botticelli ad Amedeo Modigliani, per proseguire con Chagall, Picasso, Morandi, Fontana, oltre a opere d’arte orientale, reperti archeologici, arredi ed oreficerie d’epoca. Poi venne il crack: nel 1931 gli affari nell’industria di materiali edili, tessuti e cioccolato smisero di filare per il verso giusto. Gualino, che ai fascisti non era proprio simpatico, finì al confino sull’isola di Lipari. La raccolta, concessa a garanzia del debito, si smembrava tra la Galleria Sabauda di Torino e la Banca d’Italia. Altre opere si dispersero tra compravendite, trasferimenti, lasciti e trafugamenti. Finita la guerra l’imprenditore ricominciò come se nulla fosse accaduto: si trasferì a Roma per gettarsi nell’industria del cinema, producendo con la sua Lux Film successi come Senso di Luchino Visconti o Riso Amaro con Silvana Ma. E, naturalmente, tornare a collezionare.
Da oggi Torino riscopre la sua storia con la mostra “I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore”, che fino al 3 novembre riunisce a Palazzo Reale ben 300 pezzi della collezione originaria: le due porzioni principali, ancora di proprietà di Banca d’Italia e della Galleria Sabauda (che nel tempo ha ricercato e acquisito alcuni dei pezzi dispersi), nonché opere ulteriori provenienti da raccolte italiane pubbliche e private.
Nelle 18 Sale Chiablese sfilano dipinti, sculture, arredi e foto d’epoca che insieme restituiscono l’universo di Gualino: il suo gusto di collezionista, gli ambienti cosmopoliti frequentati insieme alla moglie Cesarina Gurgo Salice, compagna di avventura nel mondo dell’arte, le atmosfere degli anni Venti, la parabola del fascismo, la guerra e il miracolo italiano. Fin dall’inizio i destini della raccolta si intrecciano con le vicende imprenditoriali. Ai successi della Snia Viscosa, per esempio, corrispondono acquisizioni prestigiose tra cui Venere di Botticelli, Venere e Marte di Paolo Veronese, la Négresse di Manet, il Paesaggio campestre di Claude Monet. Sono di questo periodo i ritratti di Felice Casorati per la famiglia Gualino, che ha aperto la propria casa ai pittori dei Sei di Torino intraprendendo ufficialmente il primo progetto di mecenatismo.
Grazie ad approfondite ricerche, l’allestimento della mostra riprende da vicino quello originario nei vari domicili dell’industriale – il castello di Cereseto Monferrato, la palazzina torinese di via Galiari, l’ufficio di Corso Vittorio Emanuele – proponendo in molti casi gli stessi accostamenti tra le opere.
A cura di Annamaria Bava e Giorgina Bartolino, “I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore è un progetto dei Musei Reali di Torino con Banca d’Italia, in collaborazione con l’Archivio Centrale dello Era il 1912 quando l’imprenditore biellese Riccardo Gualino decise di darsi all’arte e acquistò il primo pezzo di quella che sarebbe diventata una delle più belle collezioni italiane. Complici i preziosi consigli dell’amico Lionello Venturi, in due decenni l’industriale riuscì a mettere insieme un tesoro che spaziava da Duccio di Buoninsegna a Édouard Manet, da Sandro Botticelli ad Amedeo Modigliani, per proseguire con Chagall, Picasso, Morandi, Fontana, oltre a opere d’arte orientale, reperti archeologici, arredi ed oreficerie d’epoca. Poi venne il crack: nel 1931 gli affari nell’industria di materiali edili, tessuti e cioccolato smisero di filare per il verso giusto. Gualino, che ai fascisti non era proprio simpatico, finì al confino sull’isola di Lipari. La raccolta, concessa a garanzia del debito, si smembrava tra la Galleria Sabauda di Torino e la Banca d’Italia. Altre opere si dispersero tra compravendite, trasferimenti, lasciti e trafugamenti. Finita la guerra l’imprenditore ricominciò come se nulla fosse accaduto: si trasferì a Roma per gettarsi nell’industria del cinema, producendo con la sua Lux Film successi come Senso di Luchino Visconti o Riso Amaro con Silvana Ma. E, naturalmente, tornare a collezionare.
Da oggi Torino riscopre la sua storia con la mostra “I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore”, che fino al 3 novembre riunisce a Palazzo Reale ben 300 pezzi della collezione originaria: le due porzioni principali, ancora di proprietà di Banca d’Italia e della Galleria Sabauda (che nel tempo ha ricercato e acquisito alcuni dei pezzi dispersi), nonché opere ulteriori provenienti da raccolte italiane pubbliche e private.
Nelle 18 Sale Chiablese sfilano dipinti, sculture, arredi e foto d’epoca che insieme restituiscono l’universo di Gualino: il suo gusto di collezionista, gli ambienti cosmopoliti frequentati insieme alla moglie Cesarina Gurgo Salice, compagna di avventura nel mondo dell’arte, le atmosfere degli anni Venti, la parabola del fascismo, la guerra e il miracolo italiano. Fin dall’inizio i destini della raccolta si intrecciano con le vicende imprenditoriali. Ai successi della Snia Viscosa, per esempio, corrispondono acquisizioni prestigiose tra cui Venere di Botticelli, Venere e Marte di Paolo Veronese, la Négresse di Manet, il Paesaggio campestre di Claude Monet. Sono di questo periodo i ritratti di Felice Casorati per la famiglia Gualino, che ha aperto la propria casa ai pittori dei Sei di Torino intraprendendo ufficialmente il primo progetto di mecenatismo.
Grazie ad approfondite ricerche, l’allestimento della mostra riprende da vicino quello originario nei vari domicili dell’industriale – il castello di Cereseto Monferrato, la palazzina torinese di via Galiari, l’ufficio di Corso Vittorio Emanuele – proponendo in molti casi gli stessi accostamenti tra le opere.
A cura di Annamaria Bava e Giorgina Bartolino, “I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore è un progetto dei Musei Reali di Torino con Banca d’Italia, in collaborazione con l’Archivio Centrale dello Stato.
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Da oggi Torino riscopre la sua storia con la mostra “I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore”, che fino al 3 novembre riunisce a Palazzo Reale ben 300 pezzi della collezione originaria: le due porzioni principali, ancora di proprietà di Banca d’Italia e della Galleria Sabauda (che nel tempo ha ricercato e acquisito alcuni dei pezzi dispersi), nonché opere ulteriori provenienti da raccolte italiane pubbliche e private.
Nelle 18 Sale Chiablese sfilano dipinti, sculture, arredi e foto d’epoca che insieme restituiscono l’universo di Gualino: il suo gusto di collezionista, gli ambienti cosmopoliti frequentati insieme alla moglie Cesarina Gurgo Salice, compagna di avventura nel mondo dell’arte, le atmosfere degli anni Venti, la parabola del fascismo, la guerra e il miracolo italiano. Fin dall’inizio i destini della raccolta si intrecciano con le vicende imprenditoriali. Ai successi della Snia Viscosa, per esempio, corrispondono acquisizioni prestigiose tra cui Venere di Botticelli, Venere e Marte di Paolo Veronese, la Négresse di Manet, il Paesaggio campestre di Claude Monet. Sono di questo periodo i ritratti di Felice Casorati per la famiglia Gualino, che ha aperto la propria casa ai pittori dei Sei di Torino intraprendendo ufficialmente il primo progetto di mecenatismo.
Grazie ad approfondite ricerche, l’allestimento della mostra riprende da vicino quello originario nei vari domicili dell’industriale – il castello di Cereseto Monferrato, la palazzina torinese di via Galiari, l’ufficio di Corso Vittorio Emanuele – proponendo in molti casi gli stessi accostamenti tra le opere.
A cura di Annamaria Bava e Giorgina Bartolino, “I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore è un progetto dei Musei Reali di Torino con Banca d’Italia, in collaborazione con l’Archivio Centrale dello Era il 1912 quando l’imprenditore biellese Riccardo Gualino decise di darsi all’arte e acquistò il primo pezzo di quella che sarebbe diventata una delle più belle collezioni italiane. Complici i preziosi consigli dell’amico Lionello Venturi, in due decenni l’industriale riuscì a mettere insieme un tesoro che spaziava da Duccio di Buoninsegna a Édouard Manet, da Sandro Botticelli ad Amedeo Modigliani, per proseguire con Chagall, Picasso, Morandi, Fontana, oltre a opere d’arte orientale, reperti archeologici, arredi ed oreficerie d’epoca. Poi venne il crack: nel 1931 gli affari nell’industria di materiali edili, tessuti e cioccolato smisero di filare per il verso giusto. Gualino, che ai fascisti non era proprio simpatico, finì al confino sull’isola di Lipari. La raccolta, concessa a garanzia del debito, si smembrava tra la Galleria Sabauda di Torino e la Banca d’Italia. Altre opere si dispersero tra compravendite, trasferimenti, lasciti e trafugamenti. Finita la guerra l’imprenditore ricominciò come se nulla fosse accaduto: si trasferì a Roma per gettarsi nell’industria del cinema, producendo con la sua Lux Film successi come Senso di Luchino Visconti o Riso Amaro con Silvana Ma. E, naturalmente, tornare a collezionare.
Da oggi Torino riscopre la sua storia con la mostra “I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore”, che fino al 3 novembre riunisce a Palazzo Reale ben 300 pezzi della collezione originaria: le due porzioni principali, ancora di proprietà di Banca d’Italia e della Galleria Sabauda (che nel tempo ha ricercato e acquisito alcuni dei pezzi dispersi), nonché opere ulteriori provenienti da raccolte italiane pubbliche e private.
Nelle 18 Sale Chiablese sfilano dipinti, sculture, arredi e foto d’epoca che insieme restituiscono l’universo di Gualino: il suo gusto di collezionista, gli ambienti cosmopoliti frequentati insieme alla moglie Cesarina Gurgo Salice, compagna di avventura nel mondo dell’arte, le atmosfere degli anni Venti, la parabola del fascismo, la guerra e il miracolo italiano. Fin dall’inizio i destini della raccolta si intrecciano con le vicende imprenditoriali. Ai successi della Snia Viscosa, per esempio, corrispondono acquisizioni prestigiose tra cui Venere di Botticelli, Venere e Marte di Paolo Veronese, la Négresse di Manet, il Paesaggio campestre di Claude Monet. Sono di questo periodo i ritratti di Felice Casorati per la famiglia Gualino, che ha aperto la propria casa ai pittori dei Sei di Torino intraprendendo ufficialmente il primo progetto di mecenatismo.
Grazie ad approfondite ricerche, l’allestimento della mostra riprende da vicino quello originario nei vari domicili dell’industriale – il castello di Cereseto Monferrato, la palazzina torinese di via Galiari, l’ufficio di Corso Vittorio Emanuele – proponendo in molti casi gli stessi accostamenti tra le opere.
A cura di Annamaria Bava e Giorgina Bartolino, “I mondi di Riccardo Gualino collezionista e imprenditore è un progetto dei Musei Reali di Torino con Banca d’Italia, in collaborazione con l’Archivio Centrale dello Stato.
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