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Un nuovo museo per gli Archivi Alinari

Fratelli Alinari, Ritratto di un uomo in mezzo ad alligatori nell’acquario indoafricano di Firenze, 1915-1920 circa © Archivi Alinari

Firenze – Non c’è collezione fotografica capace di rappresentare la memoria del Belpaese meglio degli Archivi Alinari: storia, costume, arte, paesaggio, quotidianità e grandi eventi si raccontano nei cinque milioni di immagini messe insieme dall’azienda fiorentina a partire dalla seconda metà dell’Ottocento. Un patrimonio che rischiava di andar disperso a causa delle difficili condizioni economiche in cui l’azienda versava da tempo e della conseguente decisione di vendere. Il pericolo è stato sventato lo scorso 19 dicembre grazie all’acquisto dell’intera raccolta da parte della Regione Toscana, che ora rende noti i dettagli dell’operazione e i progetti per il futuro della collezione Alinari.

L’obiettivo primario è rendere questo immenso patrimonio fruibile al pubblico. Dopo la cessione nel maggio 2019 della storica sede di via Nazionale, un nuovo museo sarà creato a Firenze nel suggestivo scenario di Villa Fabbricotti. Il tempo previsto per i lavori è di 27 mesi, mentre i costi dell’intera opera – tra allestimento della sede e acquisizione – si aggirano intorno ai 15 milioni di euro. A gestire il tutto sarà una fondazione che nascerà entro maggio 2020 con il probabile coinvolgimento del Mibact. Nel frattempo la Regione Toscana si è impegnata ad acquistare anche il fondo digitale di Fratelli Alinari I.D.E.A., comprendente più di 200 mila immagini indicizzate e catalogate.

Ma che cosa vedremo nel nuovo museo? Cominciamo col dire che si tratta di una delle più grandi raccolte di carattere storico-documentario esistenti al mondo, basti pensare che la collezione fotografica del Victoria and Albert Museum di Londra può contare su meno di un quinto dei pezzi messi insieme dagli Alinari. Dai primi dagherrotipi alle immagini contemporanee, l’evoluzione dell’arte dello scatto corre parallela alle trasformazioni della società, tra svolte epocali e lente, inesorabili mutazioni. Fotografie, negativi su lastra e su pellicola, diapositive, autocromie, cartoline, apparecchiature d’epoca, nonché 26 mila preziosi volumi raccontano la strada percorsa dagli Alinari da quando, nel 1852, il capostipite Leopoldo aprì il suo piccolo laboratorio a Firenze. Nel 1863 la società fu trasferita nel grande palazzo di via Nazionale e lo studio fotografico divenne un punto di riferimento essenziale per sovrani, politici, celebrità della cultura e dello spettacolo desiderosi di farsi fare un ritratto, mentre nel 2017 la Alinari poteva ancora definirsi con orgoglio “la più antica azienda del mondo attiva nel campo della fotografia”.

“Abbiamo reso pubblico un grande patrimonio, impedendo che si disperdesse, che venisse venduto all’estero, a privati o ad altre istituzioni.”, ha dichiarato il governatore della Toscana Enrico Rossi: grazie al suo “enorme valore culturale, quello che abbiamo realizzato potrà avere grandi sviluppi ed essere foriero di ulteriori acquisizioni. Senza contare che, grazie alla sua unicità, il suo valore è destinato a crescere”.
In attesa che la collezione si mostri nel nuovo allestimento di Villa Fabbricotti, possiamo averne una piccola anticipazione online grazie alle fotografie digitalizzate e condivise sulla piattaforma Google Arts and Culture o all’indirizzo www.alinari.it.

 

 

 

 

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