Mondo – “Abbiamo fatto delle escursioni nei bordelli, ed è probabile che ci andremo spesso a lavorare”, scrivono a quattro mani Vincent Van Gogh e Paul Gauguin all’amico Émile Bernard nell’autunno del 1888. La lettera, finora rimasta nell’ombra di una collezione privata, è stata acquistata dal Van Gogh Museum di Amsterdam martedì scorso per 210.600 euro in un’asta da Drouot, Parigi. Presto potremo leggerla integralmente grazie alla mostra Your loving Vincent: Van Gogh’s Greatest Letters, in programma da ottobre presso il museo olandese.
Paul Gauguin, Van Gogh che dipinge i girasoli, 1888, Amsterdam, Van Gogh Museum
Secondo la Van Gogh Foundation si tratta del documento più importante sul pittore che non fosse nelle proprietà di qualche museo. Ma che cosa hanno di speciale i quattro fogli a quadretti spediti a Bernard? Prima di tutto sono l’unico documento esistente che presenti insieme le grafie e i pensieri di due giganti della pittura moderna. In secondo luogo hanno il merito di documentare da un doppio punto di vista un periodo magico e controverso per entrambi: quello in cui, su invito di Van Gogh, Gauguin lo raggiunge ad Arles per lavorare insieme e fondare una comune abitata da pittori. I fatti, come sappiamo, prendono un’altra piega. In pochi mesi divergenze apparentemente superabili sfoceranno in liti furibonde, ponendo fine al progetto di Van Gogh. Quando Gauguin gli rivela di voler inseguire i suoi sogni altrove, Vincent si taglia un orecchio incurante dei capolavori dipinti nell’ultimo anno, dal Vaso con dodici girasoli alla Notte stellata sul Rodano. Ma al momento della corrispondenza con Bernard la convivenza nella Casa Gialla è appena iniziata: i due sono certi che il lavoro comune condurrà a un “grande rinascimento dell’arte”.
Vincent van Gogh, Vaso con dodici girasoli, 1888, Olio su tela, 91 x 72 cm, Monaco, Bayerische Staatsgemäldegalerie, Neue Pinakothek
“Il loro dialogo artistico era inarrestabile a quei tempi e continuava perfino nei bordelli”, spiegano gli esperti della Van Gogh Foundation, secondo cui la lettera appena acquistata è in grado di restituire “un quadro visionario della loro cooperazione artistica e del futuro dell’arte moderna”. In francese Van Gogh parla dei suoi studi sulle foglie e si chiede come mai riesca a interessarsi così poco alla figura umana, mentre immagina “la pittura del futuro” come una schiera di potenti ritratti, “semplici e comprensibili al grande pubblico”. Di qui l’esplorazione dei bordelli, dove l’umanità sembra offrire spunti nuovi e, fatto non trascurabile, è più disposta a lasciarsi ritrarre. “Gauguin sta lavorando a una tela sullo stesso caffè che ho dipinto anch’io”, scrive Vincent a Bernard, “ma con figure viste nei bordelli. Promette di diventare una cosa bellissima”.
Vincent van Gogh, Notte stellata sul Rodano, 1888, Olio su tela, 92 x 72.5 cm, Parigi, Musée d’Orsay | Foto: © RMN-Grand Palais (musée d’Orsay) / Hervé Lewandowski
“Gauguin mi interessa molto come uomo”, continua l’artista: ha “inclinazioni più naturali – un temperamento più affettuoso e benevolo – rispetto al decadente e stanco cittadino di Parigi”. È “una creatura incontaminata con l’istinto di una bestia selvaggia. In lui il sangue e il sesso prevalgono sull’ambizione”, conclude. L’amico ne è probabilmente lusingato: gli apprezzamenti di Van Gogh corrispondono al personaggio di uomo e di artista che va già costruendo attorno a sé. Ma nella missiva minimizza: “Non ascoltare Vincent – dice a Bernard – Come sai, è indulgente e facile da impressionare”. Tutt’altra musica quando si parla d’arte: “Vincent ha fatto due studi sulle foglie che cadono in un viale, che sono nella mia stanza e che ti piacerebbero molto”.
Paul Gauguin, Lane at Alchamps, Arles, 1888, Tokyo, Seiji Togo Memorial Sompo Japan Museum of Art
• Vincent Van Gogh allo specchio