Vincent van Gogh, Madame Roulin che dondola la culla (La berceuse), 1889. Olio su tela, 92,7 x 73,8 cm. The Art Institute of Chicago, Helen Birch Bartlett Memorial Collection
Per la prima volta un progetto espositivo indaga la sfaccettata figura del pittore olandese in rapporto alle persone significative della sua vita, mettendo in campo dipinti, disegni e preziosi documenti privati, molti dei quali sconosciuti al grande pubblico.
Dal prossimo 21 settembre al 12 gennaio 2020 la mostra “Van Gogh’s Inner Circle: Friends, Family, Models” permetterà di conoscere da vicino e al di là degli stereotipi l’uomo Van Gogh nella cornice dell’Het Noordbrabants Museum di ‘s-Hrtogenbosch, a pochi chilometri dai luoghi del Brabante meridionale dove l’artista nacque e trascorse la giovinezza.
È un percorso approfondito e ben documentato quello messo a punto per l’occasione da Sjraa van Heugten, ex responsabile delle collezioni del Van Gogh Museum di Amsterdam, che include circa 90 pezzi tra cui prestigiosi prestiti internazionali e grandissimi capolavori: la Natura morta con Bibbia in arrivo dal museo della capitale olandese, Madame Roulin che dondola la culla – noto come La Berceuse – dell’Art Institute di Chicago, l’Arlesiana (Madame Ginoux) proveniente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
In primo piano i rapporti e l’influenza su Van Gogh dei familiari, ma anche di celebri colleghi come Anthon van Rappard, Anton Mauve, Paul Gauguin, Emile Bernard, Henri de Toulouse-Lautrec, Paul Signac e, non ultime, le relazioni amorose.
A delinearne il carattere sono le storie e i particolari rivelatori nascosti nelle opere dell’artista, insieme a testimonianze spesso molto personali, tra cui gli album da disegno di Van Gogh per Matthijs Maris e per Betsy Tersteeg, figlia di un mercante d’arte dell’Aja, o le lettere di condoglianze spedite a Theo Van Gogh da Camille Pissarro, Toulouse-Lautrec e Gauguin dopo la morte del fratello, da cui traspare una stima capace di andare ben oltre dissapori e divergenze artistiche. E naturalmente scritti, appunti, lettere vergate dalla mano del pittore: quella indirizzata a Signac, eccezionalmente concessa da un collezionista privato, e il carteggio che l’artista intrattenne con Theo, in assoluto la persona che ebbe modo di conoscerlo meglio.
Non a caso l’allestimento gli dedica uno spazio speciale, da cui emergono il rapporto intimo e continuo tra i due fratelli, il comune amore per l’arte e per la letteratura, l’affetto e le preoccupazioni. Tra i documenti di questa sezione spiccano il Ritratto di Theo Van Gogh, un libro di toccanti poesie indirizzato dall’artista al fratello e un album con 42 stampe incollate.
Passionale, impulsivo, diretto eppure tortuoso, certo Van Gogh non era un personaggio facile. Nonostante questo riuscì a instaurare con chi aveva intorno relazioni intense e significative, talvolta durevoli, talvolta destinate a finali burrascosi, ma tutte fondamentali per comprendere la sua opera.
Cuore della memoria del genio post-impressionista, l’Het Noordbrabants Museum è il luogo ideale per scoprire le origini dell’arte di Van Gogh. Vi sono esposti importanti dipinti giovanili come Contadina che scava, Mulino ad acqua, Natura morta con bottiglie e conchiglia, l’acquerello Il giardino della canonica a Neuen, cui quest’anno si aggiungono prestiti dal Rijksmuseum di Amsterdam, dall’Agenzia per il Patrimonio Culturale dei Paesi Bassi e da esclusive collezioni private.
Il museo fa parte del circuito Van Gogh Brabant, che include 39 monumenti legati al pittore: un itinerario per ritrovare la sua infanzia nel villaggio di Zundert, gli inizi della carriera a Etten, le lezioni di disegno a Tilburg, fino al primo capolavoro eseguito a Neuen.
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