Così come cambiano i canoni di bellezza nella società, allo stesso modo mutano i modelli di riferimento nella chirurgia estetica. “L’attuale ideale estetico richiama un po’ il modello della donna sud americana, caratterizzata da forme generose ma proporzionate, a partire dal seno, che è pieno, sodo, mai volgare e si adatta perfettamente al resto del corpo” spiega il chirurgo plastico internazionale Luciano Perrone, medico associato alla
AICPE – Associazione Italiana di Chirurgia Plastica ed Estetica.
Ma queste donne sono forse nate con il gene del seno perfetto nei filamenti di DNA? Assolutamente no! Tanta perfezione – rivela Perrone – anche nel loro caso, è frutto di una precisa e attenta pianificazione e studio del décolleté in relazione alle caratteristiche del corpo di ognuna. Insomma, anche i loro sono seni rifatti, vengono incontro agli attuali canoni estetici. Canoni che, la storia ci insegna, sono in continua evoluzione.
L’ideale estetico infatti non è un criterio assoluto ed immutabile. Esattamente come le mode, il concetto di bellezza cambia nel tempo, in alcuni casi, anche drasticamente.
La bellezza della donna, complice l’immaginario maschile, che ha sempre avuto un peso rilevante, si è misurata continuamente con standard diversissimi. Senza andare troppo indietro nel tempo, dalle Pin Up e delle maggiorate, i sex symbol dell’immediato
Dopoguerra, passando poco dopo alla “donna grissino”, il trendissimo modello lanciato dall’anticonformista modella americana Twiggy. Successivamente, negli anni ’80, periodo che segna un vero e proprio boom degli interventi di mastoplastica additiva, si è tornati alla bellezza prorompente.
Formosa o esile, infatti, il concetto di “silhouette perfetta” ha sempre assunto un connotato socioculturale, connesso al benessere economico o alla povertà. Durante alcuni periodi storici, le forme morbide e abbondanti sono state considerate un evidente simbolo di bellezza e salute perché associate alla ricchezza visto che solo le donne benestanti potevano permettersi il lusso di non lavorare ma, soprattutto, di mangiare in abbondanza.
In altri periodi, invece, sono stati i corpi androgini a incarnare il concetto di fascino e di uno status “privilegiato”, rispecchiando la possibilità di uno stile di vita, tra fitness, alimentazione attenta ed emancipazione, di calibro elevato.
Tuttavia, recentemente, la sensualità sembrerebbe aver virato nuovamente, andando a delineare una nuova tipologia di seno trovando un equilibrio tra benessere ed eleganza, praticità e raffinatezza. Un modello di bellezza fatta di proporzioni e armonie delle forme che secondo molti sociologi andrà oltre le mode del momento. Un nuovo criterio estetico bilanciato che oltretutto piace molto anche agli uomini. Non a caso da un recente studio dei professori Viren Swami e Martin J. Tovée del dipartimento di psicologia dell’Università
di Westminster, è emerso che gli uomini con un QI più alto, preferiscano le donne con un décolleté più “discreto” e di grandezza media.
Un nuovo quadro che trova piena e concreta applicazione proprio attraverso la sempre più richiesta “mastoplastica argentina” che si rifà proprio alle bellezze sud americane del cinema e della tv. “Il sud America, nello specifico l’Argentina — spiega il chirurgo Perrone — è la culla della chirurgia estetica. La mastoplastica argentina è l’unico trattamento basato sull’ideale di bellezza sud americano divulgato in Italia dalle modelle, dalle veline e dalle star che sono tra le donne più sexy al mondo”. Questo tipo di mastoplastica, si rivolge a un pubblico femminile che punta sulla cura del proprio corpo e che apprezza il canone di bellezza sinuoso ed armonico.
“Attenzione – conclude Perrone – è bene specificare che non si fa riferimento a quei seni finti, plasticosi e volgari. L’ideale di bellezza a cui si ispira la mastoplastica argentina si colloca allo spettro opposto di tutta quella chirurgia estetica che definisco come “chirurgia da catena di montaggio”. Un valore aggiunto che fa decisamente la differenza e che ha permesso a questo nuovo modello di femminilità di sfondare persino negli Stati Uniti,
spesso patria del “too much”, dicendo dunque addio, dopo tanti decenni, a quella che sembrava un’icona intramontabile a “stelle e strisce”, tra le più ammirate e copiate degli ultimi decenni: Pamela Anderson per l’appunto.