di Achille Colombo Clerici
Prima era una sensazione, ora una certezza. Non solo in Italia, ma nel mondo, il settore delle costruzioni si conferma volano dell’economia post-Covid, come affermano le cifre del XXX Rapporto Congiunturale del Cresme, il centro studi italiano che da 50 anni analizza l’andamento del mercato delle costruzioni a livello mondiale. Ebbene, secondo il Rapporto, se il Pil globale crescerà quest’anno tra il 5,6 e il 6%, il valore aggiunto prodotto dalle costruzioni nei diversi continenti registrerà da un più 6,3% a un più 7,6%; livello cui si avvicina anche l’Italia con una ripresa superiore alle attese, grazie alle risorse del Next Generation EU e di altri Fondi europei e nazionali che metteranno a disposizione 61 miliardi di euro. Ciò fa prevedere una ripresa nel 2021 stimata nella misura del 12,7%, anche se va calcolato il forte calo del 2020.
La parte del leone appartiene alle grandi opere – ferrovie (35 miliardi), strade, autostrade, porti – ma anche alla riqualificazione residenziale trainata dal Superbonus e dai bassi tassi sui mutui. Un rilancio impensabile fino a qualche mese fa che traina un importante indotto.
Il futuro si presenta sotto i migliori auspici, nel mondo – o almeno nella parte più avanzata di esso – e in Italia. Ma alcuni rischi permangono.
In Italia la ripresa delle costruzioni potrà mantenersi nei prossimi anni se gli investimenti andranno in misura adeguata a sostenibilità e digitalizzazione per la scelta di materiali e di tecnologie destinati ad influire sulla vita di tutti noi.
E bisogna fare i conti. Il Governo ha previsto per i prossimi anni infrastrutture strategiche e prioritarie per un importo di quasi 300 miliardi, ma a disposizione ce ne sono 204: mancano ad oggi 66 miliardi per le ferrovie, 14 miliardi per le strade e autostrade, 9 miliardi per il sistema di trasporto urbano. Inoltre pende ancora la spada di Damocle della pandemia che potrebbe far saltare ogni più rosea previsione.
L’ottimismo ragionato è che il Paese inneschi una forte ripresa in grado di recuperare quanto ancora manca da un punto di vista delle risorse. E non dimentichiamo che gli italiani hanno dimostrato, in molte occasioni, una eccezionale capacità di ripresa e di resilienza. E’ anche negli auspici del PNRR.