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Per l’abitare del futuro il Comune di Milano presenta le proposte all’Ue di 40 città e lancia la “società casa”

Next housing, il Comune di Milano presenta l’iniziativa delle città europee per sensibilizzare l’Ue sul problema casa e lancia la “società casa”.
Ieri al Civico Acquario di Milano nel Parco Sempione l’assessore alla casa Pierfrancesco Maran ha elencato i quattro punti fondamentali che quasi quaranta città europee hanno sottoscritto: regolare l’intervento degli investitori privati nel settore, regolare il mercato della casa contro la speculazione sugli affitti, mettere a punto un piano europeo per supportare gli investimenti nel social housing e sradicare il fenomeno dei senzatetto supportandoli anche sul piano sociale. Nel documento le municipalità firmatarie chiedono all’Unione Europea di voler affermare la priorità della politica abitativa. All’incontro ha partecipato anche il presidente di Assoedilizia, Achille Colombo Clerici. “Il Consiglio comunale – ha ricordato Maran – ha approvato la strategia della casa e uno dei punti cardine è un veicolo amministrativo di valorizzare il patrimonio pubblico. La questione è sempre stata vista come problema dei singoli Stati mentre ora lo è a livello Ue. In che modo i fondi intervengano (come nelle città francesi) è fondamentale. Ma l’altro tema è quello degli homeless (più visibile a Milano). Sono questioni che riguardano tutte le città Ue considerate più attrattive. Si deve spostare il dibattito su chi le gestisce le case pubbliche, portandole alla gestione in house, ma come fare in modo perché il patrimonio si accresca? Abbiamo 6mila case sfitte, un problema ma anche un‘occasione. Vogliamo che le case Erp arrivino a 25mila ma si accompagnino a 5mila per lavoratori che possono pagare un affitto. Cresciamo non indebitandoci ma in modo sano. Riusciamo a incrementare l’offerta abitativa pubblica a prezzi calmierati?”

Emily Marion Clancy, vice sindaco e assessore alla casa di Bologna, ha spiegato che le città che condividono gli stessi problemi si stanno organizzando per affrontare insieme la questione, con mutui e investimenti “Massimizzando le opportunità se avessimo a fianco un investimento a livello di Governo. Ora le stime della Commissione Ue dicono che entro il 2050 la popolazione europea avrà difficoltà a trovare casa nelle città dove si concentrerà l’85% di essa”. Clancy rilancia le quattro proposte del documento delle città europee e ricorda che “Città come Bologna e Milano sono vittime del loro successo: la popolazione cresce per le opportunità di lavoro e università ma se non troviamo soluzione per rispondere a una domanda di alloggi a prezzi accessibili rischiamo un meccanismo di espulsione”.

La parola è poi passata a Simone Dragone, presidente di Metropolitana Milanese (MM), che gestice il patrimonio pubblico cittadino: “L’Erp basta a sé stessa? A fronte di uno stock abitativo di circa 800mila alloggi (dei quali ben l80% di proprietà di persone fisiche) l’offerta di case Erp a Milano è molto inferiore alla media europea (il 20% e in Olanda il 36%!). Come MM abbiano in gestione 28mila alloggi ma solo 22mila assegnati (534 abusivamente occupati e 6mila sfitti) con 45mila cittadini che ci abitano (il 27%  stranieri). Gli alloggi Aler sono 37mila con 60mila inquilini, cioè l’8% della popolazione, un dato che, anche se è molto sopra la media italiana, è ben al di sotto di quella Ue. Incrementare si può fare con strutture ma anche con gestione virtuosa del patrimonio: per esempio gli edifici degradati non ha senso ristrutturarli ma cederli e avere nuovi alloggi”. Dragoni ha anche affrontato la questione della mixité, cioè della composizione sociale degli immobili e dei quartieri “Non possiamo pensare a complessi solo di case Erp ma integrati nella città quanto meno con Ers, possibilmente addirittura  con edilizia privata. Manca anche il senso di comunità, se vi fosse un tessuto sociale meno esclusivo sarebbe più facile”. Poi, parlando della gestione, ha riconosciuto che sulla lotta alla morosità colpevole serve più efficacia e che per la manutenzione serve intervenire nei tempi e nelle modalità corrette. “Serve quindi creare una società casa (50% al Comune) dove attori istituzionali pubblici possano investire, con una governance che preservi gli indirizzi del Comune, arrivando a creare 10mila nuovi alloggi Ers, 1000 Erp e creando almeno 2mila posti letto per studenti”.

Sono poi iniziati gli interventi del pubblico e il primo è stato di Achille Colombo Clerici: “Si può dare una valutazione positiva di questa iniziativa – ha detto – ma qualche considerazione di fondo va fatta: il percorso sviluppato è la prima parte di un ragionamento più ampio. È mancata finora la volontà politica di investire in questo settore, questo è il punto; il Comune ha capacità di azione limitate, circoscritte dalla politica nazionale, che a sua volta è condizionata dalla politica europea. Perciò hanno fatto bene i quaranta soggetti metropolitani a rivolgersi direttamente all’Europa perché ponga la casa tra le priorità. Ma si pone la questione delle risorse, che non è limitata ad agire per reperire i fondi europei: ci sono anche le risorse nazionali, orientate in base alla politica europea, come avviene ad esempio con la transizione ecologica, tanto che quaranta miliardi netti con il superbonus sono stati distolti da altri obiettivi possibili. Ho l’impressione che su questa transizione non ci sia una seria valutazione del rapporto costi-benefici, mentre quaranta miliardi consentirebbero 150mila nuovi alloggi popolari, visto che l’Europa non investe un euro nella casa. Avevamo in Italia il 4% di alloggi Erp e ora siano al 3% dopo le dismissioni. Il problema è aggravato dal vasto fenomeno delle cartolarizzazioni degli immobili appartenenti agli enti investitori istituzionali. Bisogna ragionare concretamente e rivolgersi all’Europa, siamo alla vigilia delle elezioni e il problema va posto. Il programma presentato dal Comune, però, non è di sistema ma prevede solo alcune iniziative pilota, mentre aumentano gli i costi di urbanizzazione in centro e chi costruisce è onerato dall’obbligo di prevedere alloggi sociali. Il fattore migratorio, infine, implica che occorrerà trovare una casa a chi non può pagarla neppure in parte. Come ignorarlo?”

Sono poi arrivate domande e suggerimenti, come quelle di Andreina Fumagalli, assessore alle Politiche abitative di Monza: “Nell’ambito della manutenzione è previsto l’autorecupero da parte di chi ci abita? E come contrastare il gli affitti in nero? “ Mentre Sara Travaglini della cooperativa Dar Casa è intervenuta sulla possibile azione della futura società casa: “Credo che una gestione corretta di accompagnamento nella casa, manutenzione e morosità sia possibile solo con nuclei operativi che gestiscono un numero limitato di appartamenti e che sappiano unire gli aspetti tecnico-amministrativi a quelli del rapporto sociale”. Dal pubblico è arrivato anche il suggerimento di inserire negli sviluppi di libero mercato delle porzioni di Erp ai fini della mixité. In Francia c’è persino un custode che irroga multe a chi non rispetta le regole e ci sono edifici con appartamenti Erp e a libero mercato.

Maran ha ricordato  con concretezza che la definizione di un affitto basso va comunque legata al fatto che ci si  possa guadagnare il giusto, cioè è 70-80 euro al metro quadrato annuo per anno: “L’Erp oggi si mantiene con 12 euro al metro quadrato annuo di affitti realmente pagati (teoricamente 25 ma siamo sempre sotto di due terzi)  ed è con questo retropensiero che Aler ha venduto il 30% delle proprie case in 30 anni”.

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