LOCARNO – Con l’escamotage di una cruda storia giudiziaria, La fille au bracelet (La ragazza con il braccialetto), il 72/o Locarno Film Festival affronta il tema caldissimo del mondo adolescenziale: non la delinquenza, ma le modalità di interazione dei ragazzi fra libertà sessuali, revenge porn, bisessualità femminile, ma soprattutto carnalità senza amore della piccola e media borghesia. Una generazione bruciata che appare amorale, anaffettiva, chiusa in una realtà insondabile per gli adulti fatta di codici, parole senza significato, voracità fisica ma nessuna vera passione.
Nella pellicola franco-belga, Lise, 16 anni, viene accusata di aver ucciso un’amica: sei mesi di carcerazione preventiva, quindi arresti domiciliari con braccialetto alla caviglia e infine, a due anni dall’omicidio, il processo in Corte d’Assise. La giovane, figlia di due professionisti, fredda, distaccata, silente non fa nulla per difendersi dalle accuse. Anzi non si giustifica nemmeno rispetto ad alcuni comportamenti che potrebbero farla condannare. E non mostra dolore o sofferenza nei confronti della vittima uccisa con sette coltellate, una sola mortale al collo. Il pubblico ministero tenta di inchiodarla asserendo che è colpevole perché infuriata dopo che l’amica aveva messo su internet un video con lei intenta ad un rapporto orale con un ragazzo frequentato, ma non amato, da entrambe. Ma poi si scopre che è stata proprio la ragazza assassinata a filmare la scena e fra loro due c’era stata una relazione fisica e un atto corporale perfino la notte prima della morte.
Molto rapidamente emerge uno spaccato giovanile sconosciuto ai genitori di Lise (Chiara Mastroianni è la convincente madre che non riesce, se non all’ultimo, ad andare alle udienze in tribunale), sempre più sconcertati, ma sconosciuto anche ai giudici e ai giurati. In sostanza alla società. E’ rappresentata (“non giudicata”, spiega il regista Stephane Demoustier) la gioventù di cui l’imputata non pare un caso limite, anzi: “Ti amo non vuole dire niente, tutti dicono ti amo'”, spiega lei candidamente ai magistrati. Strategia processuale o ammissione di un disagio inconscio? Il verdetto si conoscerà solo alla fine. “Nessuno sa se Lise sia colpevole o innocente, nemmeno l’attrice (peraltro algida e silenziosa anche in conferenza stampa, ndr). La storia è presa da un episodio vero avvenuto in Argentina – chiarisce il cineasta -. E i video erotici che gli amici si mandano su internet e le dinamiche sessuali libere sono ormai una realtà”