(ANSA) – VENEZIA, 3 SET – ‘Repetita non sempre iuvant’. E’ il caso di Roy Andersson, già vincitore a sorpresa cinque anni fa del Leone d’Oro con ‘Un Piccione Seduto su un Ramo Riflette sull’Esistenza’, che torna in laguna in concorso con il suo nuovo lavoro ispirato a Milos Forman e Jiri Menzel, Om Det Oadlinga (About Endlessness). Un’opera che il regista svedese chiama riflessione sulla vita umana in tutta la sua bellezza e crudeltà, splendore e banalità. Ancora tableaux vivant, ma ancora più minimalisti, ridotti davvero all’osso, meno urticanti e con un unico incipit: ‘Ho visto un uomo’, Ho visto una donna’, ‘Ho visto un dentista’. Da qui ministorie di ossessioni come quella di un uomo che in un autobus strapieno dice ripetutamente: “Non so cosa voglio, non so cosa voglio”.
Momenti irrilevanti, insomma, che assumono il valore di archetipi universali. In questo caleidoscopio di frammenti di vita tutta la vulnerabilità dell’esistenza, la sua bellezza nella fragilità e, soprattutto, l’ossessione ottusa degli esseri umani.