(ANSA) – ROMA, 29 APR – Dai laboratori amatoriali a 17 anni alla laurea al Dams, “l’inizio di un viaggio meraviglioso nel cinema di cui sono completamente vittima. Faccio il mestiere più bello del mondo” dice Anna Foglietta, 41 anni, attrice versatile, tra le nuove protagoniste del cinema italiano (da Nessuno mi può giudicare a Colpo di fulmine, da Perfetti Sconosciuti al televisivo Storia di Nilde sulla Jotti, a Si Vive una volta sola di Carlo Verdone). Racconta il suo lavoro con orgoglio e passione alla vigilia del 1 maggio aprendo le ‘pillole’ sulle professioni del cinema nel progetto curato da Laura Delli Colli e Mario Sesti della Fondazione Cinema per Roma “Backstage: il cinema e i suoi mestieri”.
Dalla sua quarantena in casa la Foglietta evoca il suo primo film importante da spettatrice, L’Odio di Mathieu Kassovitz, un seme germogliato poi con la scelta universitaria. “Un privilegio, un sogno che si realizza è per me recitare. La cosa più bella, interessante – racconta – è la costruzione del personaggio: quando ricevi una sceneggiatura la leggi, ti fai una prima idea, poi una seconda, poi cominci a vedere quel personaggio qua e là nella tua quotidianità, nelle tue esperienze, ti si forma dentro. Poi c’è il confronto con l’idea della regia di quel personaggio e la relazione con chi interpreta gli altri personaggi della storia”.
Anna Foglietta è di quelle attrici super auto giudicanti, “una grande tortura, fonte di contratture, storcimenti di stomaco, le anteprime per me sono un incubo, non sono mai clemente con me stessa, devo fare pace con questa cosa, ci sto lavorando”, scherza. Per fare l’attrice, spiega, “oltre al talento, ci vuole grande umiltà, grande capacità di ascolto, di aprirsi a tutto quello che è intorno, non chiudersi mai, non autoriferirsi, avendo sempre le antenne dritte. Un attore solo è un’anima nel buio, invece brilla quando è in connessione con tutto intorno”. (ANSA).