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Arene: Lucisano, Conte aiuti tutto il settore

(ANSA) – ROMA, 21 LUG – ”Signor Presidente, il cinema gratuito in piazza è una bandiera, mentre il licenziamento di 10.000 dipendenti delle sale cinematografiche è un rischio reale: mi preme portare la Sua attenzione sul confronto tra questi due temi, confidando che Lei, avendo voluto dimostrare in piazza quanto ama il cinema, voglia adoperarsi perché la situazione del nostro settore venga affrontata nei fatti con la serietà e l’impegno che merita”. Fulvio Lucisano, ”imprenditore del settore cinematografico da oltre 60 anni” scrive al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dopo la sua visita in Piazza San Cosimato .
    ”In questi lunghi mesi di pandemia – spiega Lucisano – il nostro settore ha sofferto danni irreparabili (oltre 100 giorni di chiusura e una ripresa post-lockdown praticamente inesistente perché di fatto impossibile da attuare), nel silenzio dei media e ahimè delle istituzioni che esprimevano sostegno e misure a favore di tutti i comparti tranne il nostro, che pure rappresenta una percentuale significativa del PIL. E mentre le associazioni di esercenti e distributori si impegnavano a studiare le modalità tecniche e la complessità degli aspetti economici di una riapertura delle sale senza prospettive di introiti a coprire le spese, è scoppiata la polemica innescata dal comitato organizzatore del Cinema America”.
    ”E proprio in questi giorni di istruttoria dell’Antitrust, con tanto di ispezione negli uffici di Anica e Anec, vederLa partecipare a sorpresa alla serata di apertura di San Cosimato mi ha lasciato davvero esterrefatto. Ho deciso quindi di scriverle per comprendere le ragioni del suo gesto, perché immagino che Lei non abbia in tal modo solo inteso schierarsi pubblicamente a favore di una realtà che vive solo di finanziamenti pubblici ad un intero comparto industriale in cui, oltre ai danni irreparabili economici sopportati dagli imprenditori, il 50% dei dipendenti delle sale cinematografiche attualmente in cassa integrazione rischia di perdere il proprio lavoro”. (ANSA).
   

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