Il tocco delicato di una donna, che crede “non solo nella speranza ma nella comunità”, ha aperto oggi la Berlinale del 2019. E la favola metropolitana, scritta e diretta dalla danese Lone Scherfig, che porta al festival la lotta per la sopravvivenza di una madre con due figli, in una New York sognata e ostile, ha subito creato una chiara assonanza con lo slogan dell’ultimo festival di Dieter Kosslick, “il privato è politico”. Il titolo è un manifesto “The Kindness of Strangers”. E la “morale”, semplice, certamente buonista ma sentita, viene fuori con evidenza: la miseria vince sulla solitudine. Ma la spinta solidale di ciascuno può intercettare chi è destinato a perdersi, nel freddo e di fronte alla fame, fra le strade affrontate a mani nude di una grande città, creando una rete che lo salva.
Un elogio esplicito della compassione, sentimento che nella società di “oggi è urgente”, secondo la parola scelta dalla regista (la stessa di “An education”) in conferenza stampa, subito dopo la prima proiezione. Chi vuol cogliere un riferimento ai profughi e all’ostilità crescente nell’occidente che si barrica in casa, fomentato dalle paure alimentate dalle destre, non sbaglia. “Gruppi sono chiamati a prendere posizioni gli uni contro gli altri. Le persone invece si mettono insieme, quando non vengono manipolate. E questo film ne è un meraviglioso esempio”, ha detto Bill Nighy (la rockstar di “Love Actually”), che stavolta interpreta il ruolo del proprietario, distinto e decaduto, di un vecchio ristorante russo, nel quale trova lavoro il giovane Marc, il francese Tahar Rahim, e dove va qualche volta a cena Alice, Andrea Riseborough, angelo e collante della vicenda, i cui protagonisti si aggregano fra un gruppo di ascolto e un ospedale, dove lei svolge la sua missione.
Eroina della storia è Clara, Zoe Cazan, in fuga dal marito – poliziotto e padre violento – con i suoi due bambini. Senza soldi, e a bordo di un’auto, che le viene presto sequestrata, la sua sorte sembra segnata. Ma a salvarla è la compassione di perfetti sconosciuti, capaci di rischiare in proprio per fornirle la sponda indispensabile a riemergere dall’incubo di una vita da homeless. Il film ha diviso la critica: si è notata una certa freddezza in sala come in conferenza stampa, dove alcuni applausi, ad attori tutti bravi, sono apparsi di maniera. Ma molti hanno ammesso di essere rimasti commossi da un film in grado di toccare chi a cinema si lascia ancora raccontare una storia. L’avvio della Berlinale ha già segnato questo festival come quello delle donne. Ben sette dei 17 film in concorso sono opera di registe – ma nei prossimi 10 giorni se ne proietteranno circa 400 nelle sale di Berlino – e la giuria è guidata come noto da Juliette Binoche. “Il futuro del film è femminile” si è letto sulla T-shirt indossata dalla giurata Rajendra Roy. E per la Binoche la forte presenza delle donne “è un buon segno, e un passo avanti”.