(di Francesco Gallo) (ANSA) – ROMA, 15 FEB – ‘Cattive acque’ di Todd Haynes, in sala dal 20 febbraio con Eagle, è un film green per l’ambiente, ma anche un legal-thriller ispirato a una storia vera, quella di Robert Bilott (Mark Ruffalo) avvocato ambientalista protagonista di una estenuante battaglia legale durata diciannove anni contro il colosso chimico DuPont. Una battaglia non da poco se si considera che si trattava di rappresentare 70mila cittadini dell’Ohio e della Virginia, la cui acqua potabile era stata contaminata dallo sversamento incontrollato di PFOA (acido perfluorooctanico). Tutto inizia il 6 gennaio 2016, quando il New York Times parla di Bilott, socio dello studio legale Taft Stettinius & Hollister LLP, che ha scoperto come una sostanza chimica stava contaminando da anni una comunità rurale. Il film ha la cadenza di un horror: i Tennant, proprietari agricoli da generazioni, iniziano a perdere il bestiame. La loro pelle si riempie di lesioni, gli occhi si cerchiano di rosso, una bava bianca gocciola dalla bocca e i denti diventano neri. Convinto che la causa sia una fuoriuscita tossica dalla vicina discarica di Dry Run, dove l’impianto Washington Works di proprietà della DuPont scarica i suoi rifiuti, Wilbur Tennant, grazie anche al sostegno del suo superiore nello studio Tom Terp (Tim Robbins, premio Oscar per Mystic River), prova per anni a ottenere inutilmente delle risposte. “Quello che Mark Ruffalo non poteva sapere, è quanto io fossi un fan segreto di questo genere di film – dice Haynes -. Dubito di essere l’unico ad avere una così grande ammirazione per ‘la trilogia della paranoia’ degli anni ’70 di Alan Pakula (e Gordon Willis) – Una squillo per l’ispettore Klute, Perché un assassinio e Tutti gli uomini del Presidente – o per i film che sono seguiti nei decenni successivi, come Silkwood di Mike Nichols e Insider – Dietro la verità di Michael Mann. Ad attirarmi verso questo genere c’è sempre stato qualcosa, che va ben oltre lo scoprire come i potenti possano fare una brutta fine”. (ANSA).