Il cinema, come tutte le forme d’arte, è un linguaggio universale capace di superare confini e oltrepassare ogni tipo di barriera geografica e mentale. Ed è in quest’ottica che Cortinametraggio – il primo e più importante Festival dedicato ai corti in Italia – ha scelto di “adottare” tre corti realizzati da brillanti registi provenienti dall’ultima diaspora afghana, proiettandoli in una sezione speciale fuori concorso che impreziosisce la 18esima edizione della rassegna. A Cortina d’Ampezzo, dal 21 al 26 marzo, ci sarà quindi l’occasione per alzare il velo su quanto accade in un paese meraviglioso dalla storia purtroppo tormentata e martoriato da guerre e conflitti, dove il cinema – così come ogni forma di libertà di espressione – è stato bandito.
“La scorsa estate ho incontrato Sohila Akbari, giornalista e avvocato per i diritti delle donne e oggi selezionatrice del festival, fuggita da Kabul insieme al marito e alla figlia di pochi mesi grazie al grande impegno della Farnesina” ricorda Maddalena Mayneri, fondatrice, Presidente e anima di Cortinametraggio. “È una grande esperta di cinema, che in patria organizzava festival e rassegne e che ora sentiva forte la mancanza di quel mondo. Quando le ho proposto di selezionare alcuni cortometraggi afghani ha risposto con grande entusiasmo. Grazie al suo supporto proietteremo delle opere significative, realizzate da registi che, proprio come lei, si sono rifugiati in Europa”.
“Come tante altre donne, ero impegnata nel mio lavoro all’università e nella gestione di festival cinematografici – racconta Akbari – e l’industria cinematografica afghana, così come quella dei media, negli ultimi 20 anni, aveva fatto molti passi in avanti. Avevamo trovato un posto nel panorama internazionale, e i nostri registi si erano potuti formare professionalmente, innalzando la qualità delle opere proposte. Le donne partecipavano in numero sempre maggiore: spesso raccontavano, con i loro lavori, la situazione femminile, per accrescere la consapevolezza delle persone e migliorare per le donne le condizioni di vita e l’accesso ai diritti. Alcune hanno riscosso molto successo all’estero, vincendo vari premi. Purtroppo, con la ricomparsa dei Talebani nel 2021, c’è stato un forte contraccolpo. I nostri professionisti del settore sono stati costretti ad emigrare, perché secondo il punto di vista dei Talebani il campo del cinema e della cinematografia è in conflitto con le regole del loro governo. Tutte le nostre speranze e i nostri progetti per il futuro sono stati così distrutti”.
Le tre pellicole proposte fuori concorso da Akbari riflettono la dura realtà della società afghana e la quotidianità di un popolo troppo a lungo oppresso. Il corto Awratina prende spunto da una performance della giovanissima regista e attrice Atefeh Hesari, che racconta le limitazioni che deve affrontare una donna in questo contesto, e la sua lotta per la libertà. Two pigeons, di Mohammad
Tawfq Layeq, parla invece delle conseguenze della guerra, osservate attraverso le vicende che legano una bambina e un terrorista, facce diverse della stessa medaglia. Infine, Habib, del regista Nima Latifi, è dedicato alla tema della riconciliazione umana e generazionale tra un uomo solo e anziano e suo figlio, nel giorno del matrimonio del giovane.
Questa particolare finestra internazionale si è poi ampliata grazie al prezioso contributo di Duilio Giammaria – giornalista, documentarista e scrittore, a lungo inviato in Asia per il TG1 e che per la RAI ha seguito le crisi internazionali e le vicende belliche in Afghanistan, Iraq e Libia – che sempre nel contesto di Cortinametraggio presenterà il suo ultimo libro edito da Marsilio La magnifica porta. Un paese chiamato Afghanistan. Appuntamento con l’autore giovedì 23 marzo, all’Hotel de la Poste, alle 10.30: il conduttore di Petrolio, programma di approfondimento in onda su Raiuno, affronterà un particolare perimetro temporale, quello della guerra che va dal post 11 settembre 2001 alla caduta di Kabul del 2021: un decennio che coincide con la sua esperienza diretta sul campo, in qualità di inviato. Giammaria, giornalista di lungo, svelerà al pubblico di Cortinametraggio i segreti di questa terra magica e controversa, che ha esplorato a fondo in oltre vent’anni di lavoro con il rigore dello studioso e il coraggio appassionato del reporter. Un viaggio narrativo affascinante e tortuoso, fatto di persone, politica, religione, usi e costumi e troppi conflitti che si trascinano dall’antichità e vivono, purtroppo, anche ai giorni nostri.