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David Lynch, dopo la pandemia mondo più spirituale

Questa pandemia “ci insegna che per qualche motivo stavamo percorrendo la strada sbagliata, è come se Madre Natura ci avesse detto: “basta, dobbiamo fermare tutto’. Durerà abbastanza da portarci verso un nuovo modo di pensare”, che “sarà più spirituale e gentile, ci riavvicinerà in maniera forte e bella”.

Il regista lo dice, parlando dell’emergenza coronavirus, in un’intervista a Vice. Quello dopo la pandemia, “sarà un mondo diverso, un mondo molto più intelligente. Le soluzioni ai problemi (che stiamo affrontando) arriveranno e la vità sarà bella. Torneranno i film. Tutto rifiorirà, probabilmente in una maniera migliore”.

Nel frattempo, chiusi i casa, possiamo impiegare il tempo in tanti modi diversi. Si può “disegnare, dipingere, costruire piccole cose, scrivere canzoni, poesie, storie, che più avanti si possono filmare, si può giocare e inventare giochi. In un piccolo spazio possono succedere così tante cose, si possono inventare ricette e cucinare.

E’ un’opportunità per tanti diversi esperimenti”. Per il regista, la routine in quarantena “è più o meno quella che avevo prima. Mi sveglio, e inizio a bere caffè… dopo medito e mi metto al lavoro”. In questi giorni, Lynch si dedica soprattutto al lavoro manuale e sta creando due piccole lampade in legno: “Servono le lampadine, la resina di poliestere… quel tipo di cose”.

Il contrasto fra luce ed ombra torna spesso nel suo cinema: “L’oscurità è il nulla, l’assenza di qualcosa – spiega -. Blocca il flusso delle idee, è negatività. Se si medita, vedi arrivare le soluzioni”. Il cineasta da anni promuove e insegna i benefici della meditazione trascendentale, con la sua David Lynch Foundation: “Permette all’essere umano di immergersi dentro se stessi e nell’esperienza della pura coscienza che è in ognuno di noi”.

A chi sta vivendo alti tassi di stress durante il lockdown imparare questa forma di meditazione può permettere di vedere “un quadro sempre più ampio e di migliorare i rapporti con gli altri”. Per l’autore di Twin Peaks, “dentro ogni essere umano c’è un bacino illimitato di intelligenza, creatività, felicità, amore, energia, potenza, e pace, un insieme di qualità positive” che va messo in luce in maniera vigorosa perché “può portare la pace nel mondo”.

Il lockdown, tuttavia, “se ti senti infelice e soffri, non fa bene alla creatività. Se sei pieno di paura e rabbia e di altri sentimenti negativi il flusso di idee si restringe e la felicità viene schiacciata. Meditare serve anche a liberarti di quella negatività. Viene fuori l’oro ti liberi della spazzatura: lo stress, le ansie, le tensioni, la depressione, la tristezza, l’odio, il bisogno di vendetta, l’amaro egoismo rabbioso, iniziano ad arretrare”.

   Lampade a parte, non si sa su cosa stia lavorando Lynch al momento: qualche settimana fa è girata su qualche sito l’indiscrezione su possibili trattative del cineasta con Netflix per una nuova miniserie per la quale ci sarebbero stati incontri con Laura Dern e Naomi Watts.

La piattaforma intanto ha reso disponibile, in coincidenza con il 74/o compleanno del cineasta, nato il 20 gennaio 1946, un suo corto quasi inedito, realizzato nel 2017: ‘What did Jack do?’, divertente storia surreale di 17 minuti girata in bianco e nero, in cui il regista, nei panni di un detective, interroga Jack, una misteriosa scimmia che parla e canta, ritenuta responsabile di un omicidio. Nel corto appare anche la moglie di Lynch, Emily Stofle, già fra gli interpreti di Twin Peaks: Il ritorno (2017).

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